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Bran Mak Morn e il Ciclo Celta di Robert Howard

Maggio 29, 2022 · Leave a Comment

Ben ritrovati. Oggi tratteremo delle avventure del Ciclo Celta scritte da Robert E. Howard, incentrate sulle vicendei dei Pitti e in particolare sui personaggi di Bran Mak Morn e Turlough il Nero. 

Nella versione di Howard, i Pitti sono una popolazione stanziata in varie isole dell’Oceano Occidentale in guerra con gli Atlantidei, fino a quando non stabilirono una alleanza con Re Kull. Dopo l’inabissamento di Atlantide, i Pitti regredirono all’età della pietra.

Nelle storie del ciclo di James Allison si precisa che esistevano come tribù agli albori della storia umana. Nella saga di Conan il Barbaro sono mortali nemici dei Cimmeri (a propria volta discendenti degli Atlantidei) siccome si è perso ogni ricordo dell’alleanza tra i due popoli.

Ai tempi di Howard era ancora in auge la teoria della razza Turanide che ipotizzava una origine comune mediterranea per varie popolazioni europee  dell’era neolitica. Nella sua cronologia i Pitti sono nativi del Nord America e si sono spostati sempre più a est fino a raggiungere l’area mediterranea. Essi colonizzarono la Caledonia e vennero spinti sempre più a nord. Ai tempi del regno di Aquilonia vengono rappresentati con consistenti somiglianze con i nativi Americani, in seguito assunsero una statura molto bassa e atteggiamenti barbarici, come quello di bruciare vivi i propri nemici Continuarono a esistere fino ai tempi dell’invasione norrena della Scozia nel tardo 11imo secolo, vivendo in modo molto misterioso. Sembra che in tempi recenti esista ancora un culto di Bran attorno a una statua di Bran in una caverna segreta. Inoltre, stando a Howard, alcuni di essi sono in grado di mutare forma a piacimento in quella di lupo.

I Pitti erano uno dei soggetti narrativi preferiti di Robert Howard il quale si sentiva molto affine con loro, anche se la sua versione diverge considerevolmente da quella storicamente accurata.

Bran Mak Morn è l’ultimo re dei Pitti e discende da Brule il Lancere, l’amico di Kull di Valusia, che trovi spiegato in un video apposito in questo canale. Secondo alcuni appunti dovrebbe essere vissuto intorno il terzo secolo tra l’impero di Diocleziano e quello di Massimo.

Bran divenne re di tutta la Caledonia respingendo le orde di Roma al di là del Vallo di Adriano. Dopo la sua morte i Pitti caddero in rovina venendo dispersi tra varie terre e finendo con l’estinguersi quasi completamente.

Bran Mak Morn è una figura leggendaria tra i Pitti, avendoli raccolti in una poderosa nazione e avendo scacciato normanni, britannici e Romani. Come tutti i personaggi di Howard, egli rifiuta di arrendersi al destino che ha sancito la degenerazione della sua gente, e combatte in particolar modo i Romani che vorrebbero schiacciare i Pitti. Probabilmente è vissuto sul finire del quarto secolo dopo Cristo ed è morto in battaglia. Il nome del personaggio riconduce a quello di Brenno, il gallo che saccheggiò Roma, e a quello dell’eroe rilandese Goll Mac Morna. Il ciclo di Bran Mak Morn contiene qualche riferimento ai Grandi Antichi creati da Howard Phillips Lovecraft, e Lovecraft stesso ricambia il favore menzionando Bran in “Colui che sussurrava nelle tenebre”.

Turlough Dubh detto il nero è un uomo alto più di un metro e ottanta, agile e compatto. Porta capelli corti ma non la barba e ha la carnagione scura. Come da usi della sua gente ha affrontato prove terribili che lo hanno temprato, come essere gettato da bambino nella neve gelida, e da adulto non indossa per coprirsi altro che una pelle di lupo. Possiede una resistenza alla fatica pazzesca, al punto da poter correre un giorno intero al pari di un cavallo.

Intorno all’anno Mille viene cacciato dal clan O’Brein a causa di problemi con un cugino e una donna. Ha un’indole introspettiva e malinconica che lo porta a rendersi conto che il suo popolo ha ormai le ore contate, come i Pitti a propria volta sono stati sterminati dai suoi antenati celti. 

Un altro personaggio rilevante è Cormac Mac Art, un irlandese tra i vichinghi danesi che combatte contro i Pitti, omonimo di un famoso Alto Re dell’Irlanda. Inoltre nelle sue storie vengono menzionati anche Re Artù e Lancillotto, suoi contemporanei, che Howard si distingue per tratteggiare in maniera più realistica rispetto alla versione romanzata del Ciclo Bretone.

Cormac serve il capo Wulfhere lo spaccateschi, ma rispetto al bellicoso leader è un individuo più riflessivo, esperto conoscitore degli equilibri politici e capace di parlare molte lingue.

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1 Le storie del Ciclo Celta
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Le storie del Ciclo Celta

In “Le tigri del mare” Cormac si è fatto molti nemici tra gli irlandesi e gli scandinavi. Decide quindi di servire Wulfhere come consigliere, con il quale sopravvive da molte avventure pericolose. Cormac scopre che la sorella di re Gerinth è stata catturata dai Pitti per essere sacrificata al dio Grolka. Assieme a Wulfhere e ad altri due personaggi parte all’inseguimento. La storia è incompleta e sono presenti due finali proposti da David Drake e Richard L. Tierney, dove rispettivamente la donna si innamora del suo rapitore e la donna viene liberata in modo cruento dai vichinghi.

In “Il tempio dell’abominio” Cormac Mac Art e i suoi sodali giungono a un tempio dove trovano un cristiano ferito: il luogo è infestato da tremendi esseri simili a satiri.

Qui affrontano e annientano il Druido Nero, l’ultimo esponente del Popolo Serpente, sopravvissuto allo sterminio della sua gente da parte di Kull di Valusia, perpetratore di intrighi satanici.

In questo racconto si precisa che prima di essi esistevano gli esseri a testa di stella, ovvero gli Antichi introdotti da Lovecraft in “Le montagne della follia”, che crearono gli uomini e poi gli esseri simili a satiri, oltre che i mostruosi Shoggoth, di cui un esemplare esiste ancora in fondo al tempio.

Dopodiché, Cormac e i suoi uomini ripartono verso il Wessex per combattere contro i Sassoni.

Le storie di Cormac proseguono in sei racconti scritti da Andrew Offutt e Keith Taylor.

In “I vermi della Terra” un uomo di Bran Mak Morn è condannato a morte dal governatore della provincia Tito Silla, in quanto nemico dei Romani. Bran si rivolge a una strega, Atla, che si dice essere una lupa mannara, la quale acconsente – in cambio di un amplesso – ad aiutarlo a evocare i Vermi della Terra, esseri deformi con profilo da rettile ricacciati nell’oscurità secoli addietro. Lo conduce al tumulo di Dagon sotto il quale rinviene una pietra nera. Con questa obbliga i Vermi della Terra a consegnargli Tito Silla, in cambio della restituzione. Il re dei Pitti si reca al cerchio di Dagon, un antico circolo di pietre, e trova Silla sconvolto dai mostri, i quali hanno abbattuto la Torre di Traiano e lo hanno catturato. Bran quindi uccide il suo nemico per pietà e restituisce l’idolo per fare sì che quei mostri tornino da dove sono venuti.

In “Re della Notte” per mezzo di una strana magia druidica re Kull di Valusia viene evocato migliaia di anni dopo la sua epoca, ai tempi dell’Impero Romano, e combatte al fianco di Bran Mak Morn alla guida dei vichinghi, i quali si rifiutano di combattere guidati da un re che non sia ne pitto, ne gaelico, ne britanno. Kull così guida i vichinghi, che vengono sterminati dal primo all’ultimo, e poi fa ritorno alla sua epoca: le cicatrici che permangono sul suo corpo dimostrano che non è stato un sogno.

In “Il crepuscolo del Dio Grigio” Conn, fuorilegge e schiavo appartenente al clan Brian, sogna le valchirie in cielo e l’Uomo Grigio che gli annuncia l’inizio di una grande battaglia. Torna da Re Brian per scontare i suoi peccati al servizio del re contro i danesi. Il sacerdote di Odino informa il re Brodir che deve combattere re Brian il venerdì santo per poter vincere.

La battaglia è terribile e vede la vittoria dei celti: Brodir e Brian si uccidono a vicenda

Odino, il dio grigio con un solo occhio se ne va, visto che il suo dominio sugli uomini è ormai tramontato…

La storia è una riscrittura con qualche elemento fantastico della versione intitolata “Le lance di Clontarf”, che descrive la battaglia di Contarf del 1014 tra gaelici e vichinghi danesi, che vide i primi vincitori. La storia è stata adattata come un’avventura di Conan il barbaro dalla Marvel Comics.

In “La resurrezione del Dio Grigio” James O’Brein e il suo collega Ortali giungono a un tumulo sul promontorio dell’uomo grigio che si dice eretto dagli irlandesi nella battaglia di Clontarf degli irlandesi contro i vichinghi. Secondo la leggenda, tutti gli alberi con vischio nei dintorni sono stati eradicati.

Ortali ricatta O’Brein siccome sa che questi ha inavvertitamente ucciso un suo professore, e lo costringe ad aiutarlo a forzare il tumulo alla ricerca di un tesoro.

O’Brein incontra una donna, Maeve McDonald, che parla gaelico antico e che gli regala l’antichissimo crocifisso di San Brandano contro le forze del male.

Una notte sogna di vivere un’antica battaglia di 900 anni prima nei panni di Comur il rosso. Incontra un guerriero ucciso da una lancia con un crocifisso che afferma di avere assunto forma umana per difendere i suoi vichinghi, e che gli chiede di farlo risorgere con del vischio. Questi, a quanto pare, è nientepopodimeno che Odino, il Dio Grigio, e Comur seppellisce il suo corpo sotto il tumulo, rimuovendo il vischio per impedire il suo ritorno.

Si rende conto che la donna è morta da trecento anni e che gli ha consegnato la reliquia per ostacolare Odino: Ortali purtroppo desta dal sepolcro Odino che si rivitalizza con del vischio, ma riesce a scacciarlo con il crocifisso e farlo fuggire tra le stelle che lo hanno generato.

In “L’Uomo Scuro” Turlogh Dubh detto il nero, scacciato dal clan O’Brein, parte in solitaria per una missione di salvataggio della figlia di Re Brian Bour. Si lancia all’inseguimento di uno scorridore norvegese, Thorfel il Bello, che ha rapito una giovane del suo clan, siccome si sente in dovere di aiutare il suo popolo anche se lo ha esiliato. Giunge in un’isola detta delle spade e scopre che sette piccoli uomini sono riusciti a uccidere quindici danesi. Nota una statua di una sostanza scura che rappresenta un uomo poderoso, che viene trasportata da Thorfel, il quale programma di sposare con la forza la giovane. Ovviamente Turlough non la prende bene e da battaglia, a cui si uniscono anche i piccoli uomini bruni, ed è una strage. La ragazza purtroppo si da la morte per non essere conquistata dal normanno, che viene ucciso dal celta.

I Pitti gli spiegano che la statua dell’Uomo Scuro rappresenta Bran Mak Morn e che è stata forgiata da uno stregone mentre lui era in vita, e sostengono che la sua anima ha voluto proteggerlo. Turlough così riparte, con una promessa di amicizia da parte dei Pitti.

In “L’isola degli dei” Turlough viene catturato nel corso di una battaglia contro i vichinghi, ma un suo amico sassone incontrato nella precedente avventura chiede di risparmiargli la vita. La nave affonda e i due si ritrovano su un’isola, dove incontrano una donna, Brunilde, la quale è adorata come dea dal popolo bruno dei nativi. Questa era stata condannata a morte per l’omicidio del suo amante a essere divorata dall’uccello gigante Groth-Golka, eliminato invece dai due barbari.

La donna li invita ad aiutarla per conquistare il potere della città di Bal-Sagoth. Nel frattempo è tornato in auge il culto di Gol-Goroth perpetrato dall’antichissimo stregone Gotan. La fazione di Brunilde vince ma il sacerdote fugge. Una notte Turlough viene attaccato da una immonda apparizione non umana scagliata da Gotan che porta via il suo compagno. Lo segui fino all’altare del dio Gol-Goroth, il cui idolo si schianta su Brunilde uccidendolo. La folla quindi passa dalla parte del dio oscuro e cerca di uccidere i due barbari. I due compari si salvano a malapena dai cultisti e tornano sulla costa, dove incontrano una spedizione spagnola che li invita a unirsi a loro per combattere contro i musulmani. Turlough però si è portato via un piccolo idolo che, formalmente, lo rende il re di Bal-Sagoth…

In “La razza perduta” il celta Corruruc viene catturato in Cornovaglia da una razza di Pitti di antica stirpe simili a dei nani che vivono nelle caverne, essendo stati scacciati dai Celti, e alla base delle leggende su fate e goblin. Il loro capo, che ha migliaia di anni grazie a un elisir, vuole bruciarlo vita per punirlo delle violenze delle sue genti nei confronti dei Pitti.

Prima che sia troppo tardi un lupo che Corruruc aveva aiutato si rivela essere un Pitto uomo-lupo, che intercede con il capo per farlo liberare in segno di gratitudine.

E con questo è tutto. Noi ci vediamo alla prossima.

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