La casa stregata e la guida alle dimore misteriose di Lovecraft

La casa stregata e la guida alle dimore misteriose di Lovecraft

In questo articolo tratteremo le dimore che incarnano elementi misteriosi descritte nelle opere di Howard Phillips Lovecraft (escludendo quelle semplicemente sinistre o dal fascino antico).

La Casa Stregata 

La casa evitata (o “sfuggita” o “stregata”) appare nel racconto The Shunned House del 1924.

La casa evitata si basa su una vera casa di Providence a Rhode Island, negli Stati Uniti, ancora esistente, costruita intorno al 1763 al 135 Benefit Street. L’ispirazione giunge però da un’altra casa vecchia all’angolo nord est di Bridge Street ed Elizabeth Avenue.

La casa evitata è un edificio dall’aria triste sul lato scosceso della collina. Originariamente era una fattoria o una casa rustica realizzata nello stile colonico dell’Ottocento: ha il tetto aguzzo,la tappezzeria interna secondo il gusto dell’epoca, si affaccia a sud ed è interrata fino alle finestre del piano inferiore nel lato sud della collina, mentre la facciata posteriore guarda sulla strada.

Venne edificata oltre un secolo prima a braccetto con la nuova Benefit Street sulla quale si affaccia. Appare come una casa malsana, forse a causa del muschio, del vento e dell’acqua, oltre che per le radici di forma semi umana che la attraversano.

Gode di una fama sinistra siccome vi sono morte delle persone – presentando una anemia accentuata – e contiene strane muffe al suo interno.Sembra che al suo interno fosse stata avvistata una presenza incorporea dai denti aguzzi e dagli occhi vitrei.

La cosa strana è che le persone colpite dai mali, per quanto ignoranti, esclamano oscenità in francese, e tentano di addentare i congiunti al collo. 

Venne costruita nel 1763 e abitata dalla famiglia Harris. Membri della famiglia e domestici iniziarono a morire di consunzione, e nessun bambino vi nacque vivo per oltre un secolo. 

Una domestica farneticava di un essere dagli occhi vitrei che ne dilaniava le carni. 

Nel 1804 il consiglio comunale ne ordinò la disinfestazione siccome odorava di febbre. La casa rimase abbandonata a lungo e detestata per l’odore odioso e per le strane forme semiumane delle muffe, oltre che per la voce che la voleva sorgere sui resti di vampiri. 

Dal 1861 la casa non viene più affittata, fino a molti anni dopo.

Il dottor Whipple mostra al nipote i suoi appunti sulla casa, dalla quale è spaventato fin da giovane. 

Il narratore, studiando la storia dell’edificio, risale alla cessione del terreno originario nel 1697 a un certo Etienne Roulet, ugonotto dedito a strane letture, dove questi seppelliva i propri morti. 

40 anni dopo la morte di Roulet avvenne un qualche tipo di rivolta e la famiglia venne cacciata, probabilmente a causa del figlio Paul.
Un certo Jacques Roulet era stato tra l’altro quasi bruciato sul rogo nel 1598 per presunti omicidi sanguinosi.

Mentre il narratore indaga nella casa, nota sollevarsi da una macchia antropomorfa un vapore giallastro innaturale. Whipple e il nipote esplorano la casa armati di lanciafiamme e di emanatore di radiazioni, per difendersi da un’entità corporea o meno.

Mentre si trovano nella casa, il vecchio sogna i volti degli Harris e una presenza che lo sta invadendo, e inizia a parlare in francese.

Dal pavimento si solleva un vapore fosforescente dai contorni semiumani e semi mostruosi, dalla testa simile a un insetto, che si dilegua per il camino, non prima di avere sciolto il povero Whipple, facendogli assumere i volti degli Harris.


Il narratore si decide a scavare davanti alla casa e in profondità trova una gelatina informe, sulla quale getta dell’acido, e da cui si sprigiona un vapore orribile. La casa è finalmente libera dal male e il protagonista può piangere suo zio, essendo rimasto l’unico a sapere cosa sia successo.

Nella cultura popolare 

Nel numero di Martin Mystère “Necronomicon” si menziona che Lovecraft passava ore a fissare la Casa Evitata senza entrarvi.

Nel romanzo “La terra degli incubi” parte dell’azione si svolge all’interno della casa evitata di Providence.

La casa dei Martense (“La paura in agguato”)

La casa abbandonata dai Martense compare nel racconto “La paura in agguato” del 1922.

Sormonta una alta cima delle Catskills Mountains che viene colpita frequentemente dai temporali (Tempest Mountain).
Si tratta di una antica casa in pietra in mezzo alla foresta che si dice essere accompagnata da un pericolo, un demone che aggredisce i visitatori dopo il tramonto – forse risvegliato dai temporali – e che li fa a pezzi.

Venne costruita nel 1670 da Garrit Martense, un mercante di New Amsterdam che volle realizzare per la sua famiglia una ottima residenza.  La famiglia divenne nota per avere un occhio azzurro e uno castano. Un ramo regredito della famiglia si mescolò con la popolazione arretrata della valle, il resto si arroccò nella casa.

La casa da 100 anni è associata a un pericolo che si manifesta in estate, un demone che fa a pezzo le vittime nel bosco, che sembra legato a un massacro di 75 montanari del posto.

Il narratore e i suoi accompagnatori nel 1921 si stabiliscono nella casa: due degli uomini spariscono e avverte la presenza di un orrore indescrivibile. Il narratore sopravvive e sente la presenza di un’ombra indefinibile, seppure concreta.

Si unisce a un certo Munroe e scoprono che i delitti sono avvenuti quasi tutti vicino alla casa. Intuiscono che la creatura è suscettibile ai lampi dei temporali. Le indagini costano la vita a Munroe, che viene ritrovato con la faccia maciullata.

Il protagonista crede che l’essere sia il fantasma di Ian Martense, morto nel 1762, e scava nella sua tomba. Ian era stato il primo della famiglia ad allontanarsi e non temeva i temporali del luogo come i suoi simili. I parenti ne denunciano la morte per un fulmine ma un suo amico scopre che il corpo di Ian ha il cranio sfondato.
A inizio Ottocento la famiglia degenera ulteriormente e sembra scomparsa. La casa maledetta rimane temuta, per la paura che il fantasma di Ian Martense la infesti.

Scavando trova un tunnel ed entra in contatto con una presenza minacciosa artigliata e dagli occhi luminosi.

La cosa preoccupante è che un’altra creatura simile sembra agire a 30 km di distanza.

Dal sottosuolo, il protagonista vede uno sciame di nani esseri scimmieschi ripugnanti propagarsi. Quando si riprende dallo shock fa abbattere la casa e chiudere le fosse.

Da allora però non tornerà più lo stesso, e resterà per sempre in preda al terrore per i tuoni.
Ha visto infatti un essere simile a un gorilla biancastro, ultimo prodotto della degenerazione e degli accoppiamenti degeneri e del cannibalismo. 

Prima che morisse, si accorse che esso aveva un occhio azzurro, e l’altro castano: gli occhi dei Martense.


Nella cultura popolare 

La casa dei Martens appare nell’adattamento della storia edito Malibu Graphics.

La casa stregata di Lovecraft
Creative Commons Attribution-Noncommercial-Share Alike 3.0 License http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/ Rue d’Auseil – The Music of Erich Zann – Lovecraft https://www.deviantart.com/mcrassusart/art/Rue-d-Auseil-The-Music-of-Erich-Zann-Lovecraft-552796903 by mcrassusart https://www.deviantart.com/mcrassusart

La casa dei Van Der Heyls (“Il diario di Alonzo Typer”)

La casa dei Van Der Heyls appare nel racconto “Il diario di Alonzo Typer” di Lovecraft e William Lumley del 1935.

Il protagonista, l’occultista Alonzo Typer, giunge nel 1908 in una casa spettrale nello stato di New York abitata in precedenza dalla inquietante famiglia olandese Van Der Heyls. 

Il suo scopo è assistere all’entità che dovrebbe essere richiamata da un rituale la notte di Valpurga.

La casa risale al 1760 ed era abitata da soggetti immigrati nel 1746 in odore di stregoneria.

Costoro si servivano di schiavi africani, parlavano poco l’inglese ed educavano i figli separatamente dagli altri, oltre a frequentare gruppi oscuri. La zona, detta Chorazin, divenne frequentata da indiani e individui poco raccomandabili. Alle spalle della dimora si erge una collina popolata da antiche pietre verticali.

Dalla dimora si odono preoccupanti urla o canti. Nel 1782 tutta la famiglia e i servitori scompaiono all’improvviso.

Con i nuovi proprietari si riscontrano sparizioni e casi di follia. Intorno al 1890 la dimora viene abbandonata e chiunque sconsigliato dall’avvicinarla.

All’interno della dimora avverte il permanere di oscure presenze, trova copie di orrendi libri proibiti quali il Necronomicon e il Libro di Eibon e il ritratto dei membri della famiglia sembrano osservarlo con occhi crudeli. Inoltre, avverte due enormi zampe seguite da polsi scagliosi che appaiono nella cantina.

All’esterno, la vegetazione è diventata così intricata da impedirgli di abbandonare la casa,  se non in direzione di una collinetta presidiata da un circolo megalitico.

In particolare, Typer legge il diario di Claes van der Heyl, scritto nel XVI secolo e colmo di dettagli sulla sua devozione al soprannaturale. Il suo discendente Hendrick giunse nello stato di New York in cerca di una “cosa” senza nome.

Nel corso della sua permanenza Alonzo scopre che lui stesso è legato alla stirpe dei Van Der Heyls da parte di Adriaen Sleght, sposato a Trintje van der Heyl, e che è stato attratto là per adempiere a una oscura profezia, per mezzo di un antico essere che giace sotto la magione.

La notte del 30 aprile, la vigilia di Valpurga, scopre la verità, ma ormai per lui è troppo tardi. Due enormi zampe nere si manifestano e lo trascinano verso la cantina.

Il 12 novembre 1935 la casa crolla. John Eagle, un uomo del luogo dai tratti scimmieschi, rinviene il diario di Alonzo Typer che ci permette di apprendere tutta la storia.

La tomba

La tomba compare nel racconto omonimo del 1917.

Jervas Dudley è un giovane asociale, rampollo di un abbiente famiglia, i cui interessi si riversano principalmente sulla lettura e in particolare su un’antica tomba nella proprietà della famiglia.

Jervas sviluppa un’attrazione ossessiva con la tomba della famiglia Hyde, alla quale è lontanamente legato da parte di madre.

Una notte si mette a dormire davanti al mausoleo e a un tratto viene svegliato da quella che sembra essere una luce proveniente da una fessura. Frugando in soffitta trova la chiave del lucchetto che gli permette di entrare nel museo: al suo interno trova una tomba con il proprio nome dentro la quale va a dormire ogni volta, anche se sa di essere spiato da un uomo che certamente lo riferirà a suo padre. Inspiegabilmente, l’uomo dice che Jervas si è limitato a dormire fuori dal mausoleo.

Una notte mentre si dirige alla tomba trova inspiegabilmente il palazzo degli Hyde ricostruito e al suo interno si sta tenendo una festa con individui che dovrebbero essere morti da secoli. Un fulmine colpisce la dimora che inizia a bruciare. Jervas perde i sensi, e quando rinviene viene fatto portare via da due inservienti del padre. In una piccola scatola viene rinvenuta una statuetta, con su scritto JH, le cui fattezze sono identiche a quelle di Jervas.
Jervas sostiene di avere dormito nella tomba ma il padre sostiene che sia impossibile siccome il lucchetto della porta è ancora al suo posto.

Il giovane viene creduto pazzo e rinchiuso in manicomio. Un suo servitore lo informa che è sceso all’interno dei sotterranei del palazzo e gli rivela che al suo interno vi è una bara con su scritto il suo nome. Jervas ora è tranquillo perché sa che è lì che verrà sepolto.

Nella cultura popolare 

Esistono diverse riduzioni a fumetti della storia, fra cui quella della Malibu Comics e della Nicola Pesce Editore.

La casa dei De Roussie (“L’abbraccio di Medusa”)

La casa dei De Roussie compare nel racconto “L’abbraccio di Medusa” del 1930 di Lovecraft e Zealia Brown Bishop.

Marceline è una modella e sacerdotessa di un qualche genere di culto, o circolo occulto, a Parigi che tramanda le conoscenze dei Grandi Antichi. 

Dennis De Roussie, il figlio di Anthony De Roussie, proprietario di piantagione in Louisiana, si innamora di lei e la sposa portandola nella sua casa paterna.

La donna, nonostante la propria bellezza, suscita una innata ripugnanza, per via anche della propria chioma nera che ha qualcosa di innaturale: l’unica a venerarla è una vecchia serva meticcia di nome Sofonisba.

Ai due si unisce anche il loro amico pittore Frank Marsh, un vero e proprio esteta della bellezza. Costui sviluppa un’ossessione per la chioma di Marceline e intende a tutti i costi fare un ritratto della donna, siccome ritiene che da esso possa portare alla luce misteriosi aspetti della realtà che da essa traspaiono. Tanto dice e tanto fa che ottiene il diritto di ritrarre la donna, con un certo malcontento del marito di lei.

Da luce così a un quadro che rappresenta Marceline in una città preumana dalle geometrie stravolte e abitata da abitanti parzialmente animali intenti in sabba infernali, evidentemente una rappresentazione della città di R’lyeh alla quale la donna è in qualche modo legata, date anche le sue svariate allusioni agli Antichi e a Yuggoth.

Dennis una notte, stravolto dal quadro, aggredisce i due per poi suicidarsi; Marceline viene uccisa ma la sua chioma, provvista di vita propria, strangola Marsh.

De Roussie padre seppellisce i tre cadaveri e sparge la voce che se ne siano andati, cancellando le tracce del delitto. Rimane nella casa a vegliare sul quadro del quale si sente il guardiano.

Nella zona si sparge la leggenda di un qualche genere di grosso serpente nero che sembra essere appunto la chioma di Marceline separatasi dalla proprietaria e in qualche modo viva.

De Roussie conduce il narratore suo ospite a vedere il quadro ma questi, terrorizzato, scarica la sua pistola su di esso. La casa viene attaccata da un qualche genere di essere e De Roussie si butta dalla finestra.

La casa va a fuoco e il narratore fugge, non prima di avere notato un serpente nero trascinare il corpo di una donna calva verso il rogo. Parlando con un passante, scopre che la casa in realtà era andata a fuoco 6 anni prima proprio in una notte come quella. 

Viene detto che Marceline discendeva dagli antichi abitanti dello Zimbabwe e che perciò era in parte di colore, inteso dal punto di vista dell’autore come un elemento di orrore nel racconto.

Nella cultura popolare 

La storia è stata adattata nel fumetto “The Miskatonic Diares – Nelle spire di Medusa e altre storie”.

La casa del Cannibale (“Un’illustrazione e una vecchia casa”)

La casa del Cannibale compare nel racconto “The picture in the house” del 1920.

Il narratore, presumibilmente un genealogista, sulla strada per Arkham giunge a una vecchia casa degradata per ripararsi da un temporale, credendola disabitata. Al suo interno rinviene antichi libri, tra cui la rarissima descrizione del Congo a opera di PIgafetta redatta a partire dagli appunti del marinaio Lopez, del 1598. Al suo interno vi sono congolesi dai tratti bianchi e raccapriccianti scene di macelleria.

A un tratto compare il padrone di casa, un uomo vecchio con la barba bianca, alto quasi due metri, alquanto trascurato seppur distinto, che lo esorta a parlare con lui. 

Egli parla un dialetto notevolmente antiquato e probabilmente estinto, rivela di avere ricevuto il libro nel 1863 dal capitano Ebenezer Rolte, anche se non è in grado di leggere il latino.

Nel corso dell’esposizione il vecchio si mostra in maniera preoccupante eccitato all’idea della carne umana e delle figure di uomini macellati presenti nel libro, sostenendo che quel genere di nutrimento possa dare forza e vitalità come nient’altro possa fare. 

Mentre parla il narratore nota il gocciolare di gocce rosse dalla stanza da cui proveniva il vecchio.
Un attimo dopo un fulmine si abbatte sulla casa riducendola in cenere, e il narratore afferma di essere sceso nell’oblio che fortunatamente salvò la sua anima.

Nella cultura popolare

La casa del cannibale  appare in “H.P.Lovecraft’s Dunwich Horror and other stories”, un film con la plastilina animata della Toei Animation.

Appare nella  riduzione a fumetti nell’opera “La musica di Erich Zann e altri racconti” edita Nicola Pesce Editore.

La casa del Vecchio Terribile (“Il vecchio terribile”)

La casa del Vecchio Terribile compare nel racconto “The Terrible Old Man” nel 1920.

A Kingsport nessuno ricorda più il vero nome del Terribile Vecchio, un uomo oltremodo anziano, con la barba bianca e decrepito.

Si dice che egli fu tanto tempo fa – nessuno sa quanto – capitano di un veliero mercantile nelle Indie orientali. 

Possiede in casa una collezione di pietre inquietanti che fa pensare agli idoli delle terre orientali. Tiene anche una collezione di bottiglie di vetro al cui interno vi sono dei pezzi di piombo sorretti da un filo a mo’ di pendolo, che ha la strana abitudine di chiamare con nomi marinareschi come fossero persone vere. Questo singolare individuo è molto mal visto dai cani, non ha un conto in banca e paga con monete d’oro spagnole coniate secoli prima.

Il vecchio ha fama di essere ricchissimo e di avere in casa un tesoro e ciò spinge tre malfattori a tentare di derubarlo. Quello rimasto a fare il palo, che si aspetta un lavoro rapido e pulito, si trova inaspettatamente di fronte al vecchio, e mentre si chiede che fine abbiano fatto i suoi due colleghi, nota che il marinaio ha degli inquietanti occhi gialli.

Successivamente, la marea riporta a riva tre corpi maciullati apparentemente da scimitarre e da calci di stivali. E il vecchio, ancora una volta, rimane a prendersi cura delle sue bottiglie…

Nella cultura popolare 

La casa del Terribile Vecchio compare nell’adattamento a fumetto di Roy Thomas in “The tower of Shadows” edito dalla Marvel Comics.

Il racconto è stato adattato in una avventura punta e clicca del 2015 dalla Cloack and Dagger Games. La vicenda segue la pianifica della rapina dal punto di vista di Joe Czanek fino al finale narrato con le parole del racconto.

Nel romanzo “La terra degli incubi” di Giovanni Eccher, la casa evitata corrisponde alla casa del Vecchio Terribile.

La casa lassù nella nebbia

Nel racconto “La casa lassù nella nebbia” si rivela che esiste una casetta grigia sulla costa settentrionale di Kingsport, che è un tutt’uno con la nebbia. Si racconta un giorno un fulmine scaturì dal basso verso l’alto raggiungendo le vette del cielo.

Lo studioso Thomas Holny si mette in testa di scalare la scogliera per giungere alla casa antichissima. Arrivato in cima trova una casa in stile settecentesco sigillata, e la esplora tutta a eccezione del lato rivolto verso l’oceano.

Inaspettatamente sente il pesante portone aprirsi dall’interno e qualcuno gli da il benvenuto.

L’uomo barbuto nella casa, giovane ma dall’aria antica, gli narra di antiche leggende di Atlantide e dei miti primordiali, accennando con terrore agli Altri Dei e al caos primigenio.

Dalle finestre scorge una figura nega e indagatrice, e l’uomo con la barba non osa aprire all’entità che bussa alla sua porta.

A un certo punto l’uomo con la barba apre la soglia e il professore viene trascinato in un mondo di prodigi mitici, al cospetto di Nettuno, delle Nereidi e di Nodens il signore dell’abisso.

Holny – asciutto, sebbene piovesse – torna a Kingsport e non racconta a nessuno della vicenda se non al Vecchio Terribile. Questi crede che il suo spirito sia rimasto tra i misteri insondabili dei quali è stato partecipe. La casa rimane arroccata in cima alla scogliera, con i balli e i canti che si fanno sempre più sfrenati e la nebbia che continua a salire indisturbata…

La casa di Keziah Mason

La casa di Keziah Mason  compare nel racconto di Lovecraft “I sogni della casa stregata” del 1932.

Keziah Mason fu una vecchia strega catturata e interrogata durante il processo alle streghe di Salem del 1692. Sotto tortura, confessò che il Diavolo (ovvero Nyarlathotep nell’identità dell’Uomo Nero), dopo averle fatto firmare il Libro di Azathoth, le aveva conferito il nome segreto di Nahab e messa al corrente dei riti che venivano officiati in certi luoghi isolati.

Le venne regalato anche un famiglio, l’orrendo Brown Jenkin, un topo con faccia umana barbuta nutrito con il suo sangue e che fungeva da messaggero per suo conto.

Ella si spinse ben oltre le conoscenze delle comuni streghe, specialmente in fatto di matematica, e apprese certe linee e certi angoli che potevano metterla nelle condizioni di viaggiare tra le dimensioni e di vedere altri mondi, attitudine che le costò l’accusa di essere una strega. Dopo avere confessato il tutto il giudice la condannò a morte – anche se di solito i tribunali non si spingevano a tanto – ma fuggì dalla sua cella lasciando al suo posto uno strano disegno, che nemmeno Cotton Mather fu in grado di spiegare. Anche gli altri accoliti del culto sparirono in un modo simile.

Si dice che il suo fantasma infesti ancora la sua casa ad Arkham. Essa è  un edificio malsano ancora in piedi dopo 230 anni, affittato in genere da persone poco abbienti.

Lo studente Gillman decide di pernottarvi incuriosito dalla sua storia. Si fa dare la stanza all’ultimo piano rivolta ad oriente dove si dice Keziah praticasse la magia. La parete interna è stranamente inclinata.  Tra il muro settentrionale e il soffitto della sua camera riscontra certe angolazioni innaturali dalle quali intuisce tremende implicazioni. I vicini avvertono strani rumori di passi che nessuno dovrebbe produrre. Trova inoltre in solaio un vano fissato da assi di legno che non può esaminare, da cui provengono rumori di topi.

Da un incrocio di spigoli crede di entrare in un mondo fatto di incredibili figure geometriche minacciose, che appaiono e scompaiono. I ratti spingono verso di lui un osso rosicchiato. Sogna Mason e Brown Jenkin che lo invitano a venire a trovare una terza entità, più potente.

Una notte, dopo avere fissato un angolo si ritrova lontano dalla casa: vede la Mason e il suo famiglio, che vogliono fargli incontrare l’Uomo Nero e firmare il Libro di Azathoth, siccome si è spinto troppo in là con le sue ricerche.

I suoi vicini e conoscenti lo informano di strani spostamenti nella sua camera che non è conscio di compiere.

Nel corso di un sacrificio di un bimbo durante la notte di Valpurga, Gilman reagisce con violenza uccidendo la strega in una colluttazione, ma l’orrendo Brown Jenkin lo punisce divorandogli il cuore dall’interno. 

Gillman si risveglia e il medico appura che i suoi timpani sono rotti, come se avesse udito un suono non sopportabile da orecchie umane. Una notte però il giovane muore, ucciso da Brown Jenkin che gli scava una galleria nel petto dall’interno.

Due anni dopo la morte di Gilman nella soffitta della casa ormai crollata vengono ritrovati i resti della strega, del famiglio e dei numerosi bambini sacrificati nei secoli dal culto delle streghe.

Nella cultura popolare 

Nella miniserie a fumetti “Providence” il protagonista Richard Black affitta una camera da una vecchia che è l’equivalente di Keziah Mason, e muovendosi nella quale avverte pesanti straniamenti.

Quando assiste alla visione della donna che allatta il suo famiglio fugge dalla casa, per rendersi conto di essere presente in una sorta di loop temporale.

La casa di Keziah Mason appare nell’adattamento televisivo “H. P. Lovecraft’s Dreams in the Witch House” di Stuart Gordon.

Nella serie Tv “Le terrificanti avventure di Sabrina”, l’episodio “Sogni in una casa stregata” presenta casa Spellman infestata da un demone femminile dei sogni.

Nel romanzo “Doctor Sleep” Danny Torrance affitta un appartamento con strani angoli in precedenza abitato da uno studente di matematica.

La fattoria di Pawtuxet (“Il caso di Charles Dexter Ward”)

La fattoria di Pawtuxet appare nel romanzo “Il caso di Charles Dexter Ward”.

Charles Dexter Ward (nato nel 1902) è un giovane di famiglia agiata del Rhode Island dalla passione per l’occulto che inizia a essere ossessionato dalla figura del suo avo, Joseph Curwen, al quale somiglia e che aveva fama di essere stato stregone e negromante. 

Nel 1919 Ward inizia a studiare in maniera maniacale le opere del mago rinchiudendosi nel suo laboratorio per replicarne le conoscenze alchemiche e cabalistiche e spingendosi sempre più sull’orlo della follia.

Joseph Curwen fu un mercante, uomo d’affari, schiavista, alchimista, stragista ed esperto stregone. Egli nacque a Salem Village (Danvers) nel Massachussets nel 1662, e nel 1692 si trasferì a Providence per sfuggire agli effetti del Processo di Salem, dato che appariva un individuo molto sospetto. 

Divenne noto per frequentare i cimiteri e per non essere invecchiato che di pochi anni nel giro di mezzo secolo.

Egli sviluppò il modo di bloccare l’invecchiamento umano – che applicò con successo su se stesso – e di resuscitare i morti attraverso l’impiego di sali essenziali (derivati dalle ceneri dei cadaveri) per ottenere conoscenze proibite dai morti.

Nel 1760 i suoi misfatti cominciarono a suscitare seri sospetti. Dopo un secolo restava un uomo di mezza età e un gran numero di schiavi sparivano senza che sembrasse venderli.

Nel 1763 si sposta con una giovane – probabilmente per mettere a tacere le chiacchiere – dopo averne ricattato il padre.

Ai tempi Curwen lavorava in una fattoria a Pawtuxet Village, con due assistenti e svolgeva processi alchemici, consumando un numero enorme di capi di bestiame.

Nel 1771 un gruppo di Providence lo raggiunge nella sua fattoria per fare chiarezza, e vede un raggio di luce sprigionarsi verso il cielo. Durante l’assalto vengono abbattute delle creature fiammeggianti, si leva una nube rossa e si ode una voce non umana.

Una settimana dopo la presunta morte di Curwen viene rinvenuto un cadavere non del tutto umano. La memoria dell’uomo viene rimossa dalla storia della comunità.

Il dottore di Ward, Marinus Bicknell Willett investiga sulle attività del giovane e sulle ragioni dietro i suoi cambiamenti fisici nel periodo in cui era ricoverato. Scopre che Ward ha recuperato le ceneri di Curwen e lo ha resuscitato tramite i sali essenziali: lo stesso stregone aveva messo a punto un incantesimo per spingere un suo discendente a infatuarsi delle sue attività e a tentare di resuscitarlo.

A tale scopo i suoi esecutori recuperavano cadaveri di cittadini illustri affinché Curwen potesse estrarne le conoscenze con la forza. Si spinse sino a evocare Yog-Sothoth nei propri riti di resurrezione.

L’antico stregone, che somiglia a Charles Dexter, lo ha ucciso quando questi ha smesso di rendersi utile e lo ha sostituito per riprendere le proprie attività. I suoi modi antiquati però spingono le autorità a internarlo reputandolo pazzo.

Willet penetra nel quartier generale di Curwen di un tempo, che cela un sistema di catacombe colme di conoscenze orribili e abitata da mostri deformi. 

Il piano di Curwen è quello, assieme ad altri negromanti come lui sfuggiti in qualche maniera alla morte, di resuscitare dai sali essenziali alcuni degli uomini più saggi del mondo e di torturarli per ottenere preziose conoscenze che li renderanno più potenti e tali da minacciare l’umanità. 

Il dottore, mentre indaga nel laboratorio di Curwen, evoca inavvertitamente un’entità che è nemica dello stregone e dei suoi affiliati.

Il medico perde i sensi, quando rinviene trova un appunto in latino dell’entità che lo esorta a uccidere Curwen e a distruggere completamente il suo corpo. 

Lo affronta così in manicomio, e con una formula magica annulla il suo incantesimo riducendolo in polvere, e allo stesso modo i suoi alleati lo seguono nella morte.

Nella cultura popolare 

La fattoria di Pawtuxet appare nel film del 1992, The Resurrected, di Dan O’Bannon, e nel videogioco “Necronomicon: The Dawning of Darkness” ispirato a “Il caso di Charles Dexter Ward”.

La casa del Negromante (“Lui”)

La casa del Negromante appare nel racconto “Lui” del 1925.

Il narratore sta esplorando alcuni angoli di Greenwich Village, quando viene avvicinato da un individuo vestito con lo stile del XVIII secolo, che trova in lui un simile estimatore delle antichità.

L’uomo conduce il narratore nella sua casa, e gli racconta la storia di un possidente che acquistò certi segreti rituali sul tempo e lo spazio dai nativi americani del tempo, che poi uccise con del pessimo rum per restare l’unico detentore delle conoscenze.

“Lui” mostra al narratore visioni del passato e del futuro della città che lo sconvolgono. Le urla richiamano gli spiriti dei nativi intenti a ottenere vendetta sull’uomo, che era lo stesso possidente del 1768.

La casa di Richard Blake (“Cieco, sordo e muto”)

La casa di Richard Blake compare nel racconto “Cieco, sordo e muto” del 1925, revisione di un racconto di Clifford M. Eddy.

Si tratta di un poeta tornato dalla Prima Guerra Mondiale semiparalizzato, cieco, sordo e muto. In quanto disabile ha sviluppato enormemente la propria sensibilità, al punto di avvertire la presenza di qualcosa nella propria stanza. Il suo assistente infatti si è dato alla fuga, ed egli avverte una cantilena demoniaca e beffarda.

L’esperienza viene riportata nel suo manoscritto, che pietosamente censura nei contenuti più sconvolgenti.
Il suo corpo viene ritrovato dal medico che lo trova con le pupille color inchiostro, dilatate all’inverosimile.

Ma la cosa più inquietante è il paragrafo finale del manoscritto, che è scritto in uno stile completamente diverso da quello del poeta. Oppure, da un’altra mano…

Il castello De C (“L’alchimista”)

Il castello della famiglia De C compare nel racconto “L’alchimista”.

Il castello degli avi del narratore sorge su un monte ondulato ricoperto da alberi contorti che compongono una foresta dall’aria spettrale. Presenta alti bastioni che si ergono sulla campagna circostante. Ai tempi del feudalesimo fu una delle magioni più rispettate di tutta la Francia.

Con il passare del tempo la dimora cadde in declino: pavimenti e bastioni vennero erosi dal tempo, le quattro torri caddero in rovina e soltanto una rimase a ospitare il discendente della casata di Ci: Antoine. 

La madre del narratore è morta dandolo alla luce e il padre è stato ucciso a 32 anni. Il servitore lo cresce da solo affinché non venga a sapere della maledizione che grava sulla sua famiglia: tutti i conti muoiono a 32 anni.

Nel tredicesimo secolo viveva un uomo detto Michelle il Malvagio, che era accusato di compiere pratiche alchemiche con suo figlio Charles. Il conte di allora uccise Michelle e per questo fu maledetto da Charles, che condannò la sua stirpe a morire al compimento dei 32 anni.

Con la morte del servitore il narratore rimane da solo nel castello e inizia ad esplorare le aree mai varcate da nessuno negli ultimi 400 anni.

Percepisce dei vapori e percorrendo un corridoio giunge in un ambiente dove lo attende un uomo dalle parvenze diaboliche, che si compiace della maledizione che sta per compiersi a sue spese. L’uomo cerca di avvelenare il protagonista – come ha fatto con i suoi avi – ma questi reagisce facendogli prendere fuoco. Nei sotterranei del castello vi è infatti un laboratorio alchemico al quale l’assassino poteva accedere. L’uomo prima di morire rivela di essere Charles e di avere continuato a vivere per 600 anni con mezzi alchemici per perpetuare la sua vendetta.

Nella cultura popolare 

Il Castello De C appare nell’adattamento della storia edito Malibu Graphics.

La casa di Rue D’auseil

La casa di Rue D’auseil compare nel racconto “La musica di Erich Zann” del 1921.

Il narratore, uno spiantato studente in metafisica, risiede in una vecchia casa in Rue D’Auseil, presumibilmente a Parigi. Un altro degli inquilini è un tedesco muto di nome Erich Zann che tutte le sere suona la viola in modo molto peculiare e indubbiamente geniale. La notte costui, dopo il lavoro in un’orchestrina, suona nella propria camera, attraendo l’attenzione del narratore.
Si tratta di un individuo piccolo, magro, quasi calvo, con una faccia rugosa di satiro, che acconsente alle insistenti richieste del narratore di ascoltare le sue esibizioni.

Quando il narratore gli chiede di suonare la sua musica molto particolare questi reagisce con terrore, dando l’impressione di temere qualcosa da fuori della mansarda.
Zann diventa ancora più antisociale e cerca di evitare altre richieste dello stesso genere dal narratore. Una notte lo studente avverte ancora la strana melodia e urla di Zann dalla sua camera.
Questi lo fa entrare e redige per un’ora un lungo manoscritto. A un tratto una bassa nota proveniente da lontano lo interrompe e inizia a suonare forsennatamente la viola: un vento freddo irrompe nella stanza e porta via gran parte del manoscritto. Lo studente guarda fuori dalla finestra e, invece di vedere le luci della città, scorge un abisso oscuro infinito, come fosse il portale per un’altra dimensione. Il narratore comprende che Zann ha scoperto suoni e melodie di natura ignota, che suona per tenere le creature sconosciute dall’altrove a bada.
Quando si accorge che il corpo di Zann, ormai morto, sta ancora suonando la viola, il narratore fugge via dell’intero quartiere. Un anno dopo tenta invano di ritrovare la Rue D’auseil, ma nessuno sembra averla mai conosciuta.

Nella cultura popolare 

La casa di Erich Zann appare in diverse riduzioni a fumetti – come quella di Caliber Press e di Nicola Pesce Editore – e in alcune trasposizioni cinematografiche – come quella di John Strysik del 1980.

E con questo è tutto. Lasciami un commento, sarò lieto di rispondere. Noi ci vediamo al prossimo, blasfemo video.

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