
Cos’è il Transmedia Storytelling e come funziona?
La comunicazione transmediale, o transmedia storytelling, viene definita dal prof. Henry Jenkins come “un processo in cui elementi integrali di una storia si diramano sistematicamente attraverso molteplici canali con l’obiettivo di creare un’esperienza di intrattenimento omogenea e coordinata”.
Mentre la narrazione tradizionale, che viene solamente riproposta negli stessi contenuti su vari media (es. la stessa storia che viene rieditata come libro, come fumetto e come film) porta a un intero che è meno della somma delle parti, nella nuova ottica la storia viene approfondita in maniera aggiuntiva in ciascun media, portando a un intero che è superiore alla somma delle parti.
Un esempio calzante è l’universo di Matrix; originalmente si trattava solo di un film, ma poi si è evoluto in un intero universo composto, dal punto di vista del consumatore, da
- una trilogia di film
- cortometraggi Animatrix
- fumetti incentrati sulle vicende di altri personaggi
- videogiochi che rileggono la vicenda del protagonista Neo o quella di altri comprimari, aggiungendo nuove rivelazioni sulla storia generale
- giochi di ruolo online
Il punto è che, nel transmedia storytelling, la storia di partenza viene sviscerata e sviluppata su più piattaforme, indipendenti fra loro, ma che forniscono all’utente un’esperienza ludica moltiplicata all’ennesima potenza.
Se vogliamo riepilogare sinteticamente le caratteristiche di questa strategia, notiamo che:
- Nel transmedia storytelling, una storia viene narrata su più piattaforme (spalmabilità) e viene accolta in profondità dal target mirato (recepibilità)
- Alla base della strategia vi è la costruzione di un mondo definito in ogni dettaglio, credibile e minuzioso, che ne determina il successo presso gli appassionati
- Gli usufruitori della storia partecipano attivamente all’espansione dell’universo, proponendo contenuti extra (es. fandom o veri e propri capitoli aggiuntivi) che entrano a far parte del mondo espanso.
- Non si tratta di una espansione verticale del contenuto (traslare la stessa storia dal media cinema al media fumetto, ad esempio) ma trasversale, ovvero sviluppare molteplici storie e punti di vista collocati nel medesimo scenario narrativo.
Trovi che il transmedia storytelling sia una strategia troppo costosa? Dipende.
Come spiegato su stateofdigital,com la limitazione non è data dal budget, ma dalla creatività: social media, wiki, fumetti, web serie, eventi live sono soltanto alcuni dei canali nel quale la fantasia può trovare sfogo, e non necessariamente necessitano di un esborso monetario.
Quali vantaggi offre il transmedia storytelling?
L’evoluzione tecnologica, e in particolare il proliferare dei videogame, ha spinto notevolmente verso la costruzione di network di intrattenimento paralleli per soddisfare il desiderio di divertimento, non più limitato a una sola piattaforma.
Attraverso l’adattamento e l’ampliamento della storia generale su più media, è possibile raggiungere n target di mercato (lettori di libri, lettori di fumetti, videogiocatori, amanti del web…) inizialmente non connessi tra di loro (non è detto infatti che chi guarda al cinema il nuovo film del supereroe ne legga anche la serie a fumetti dedicata).
Di conseguenza i produttori non raggiungono più una sola fetta di mercato, ma tante quante sono le piattaforme di cui fanno uso.
Il transmedia storytelling di Pirati dei caraibi (vale a dire, di Jack Sparrow), è un perfetto esempio di sviluppo del franchise su innumerevoli media: attrazione a Disneyland, film di successo, romanzi, action figures, edizioni del Monopoli, giochi per computer e tanti, tanti altri prodotti.
Gli Alternate Reality Game sono una applicazione di tale principio. Si tratta di giochi sviluppati inizialmente in rete (blog, siti web) ma che richiedono l’esecuzione di azioni nel mondo reale: il gioco insomma si svolge in maniera parallela sia sulle pagine web che sulla strada, creando un legame simbiotico in grado di offrire un piacere molto superiore a quello generabile dal singolo videogame.
Molto famosi negli USA, in Italia sono molto più limitati, sia a livello di qualità che di partecipazione, ma ci sono stati e ci sono tuttora diversi esperimenti ragguardevoli, tra cui spicca la webserie/ARG Frammenti, trasmessa all’epoca da Current TV.
La serie parlava di alcuni individui intenti a lottare contro la corporazione medica che distribuiva il pericoloso farmaco Letenox, e le indagini comprendevano sopralluoghi in alcune città specifiche e scambi di informazioni e opinioni via Facebook e blog.
Come può il transmedia storytelling portare dei benefici SEO?
Francesco Margherita si è recentemente soffermato sul valore simbiotico tra SEO e storytelling, indicando come i motori di ricerca potrebbero iniziare a considerare davvero seriamente il valore dell'”ottimizzazione emozionale” di un sito web.
Da ciò mi viene da pensare che creando in rete una esperienza ludica virale collegata al proprio brand che si proroga fino al sito web (protraendosi all’interno dello stesso) saremo in grado di ottenere dei benefici SEO derivanti dall’aumento di visitatori interessati e della permanenza all’interno del nostro portale, senza contare l’aumento di visibilità del brand per merito dell’associazione alla misura di intrattenimento.
Il transmedia storytelling permette di creare contenuti esterni basati su keyword di interesse
Così come i contenuti vengono ottimizzati per contenere un certo quantitativo di keyword provenienti dalle query di ricerca degli utenti, allo stesso modo i segmenti di storie possono essere creati e divulgati su piattaforme diverse dal proprio sito web per contenere elementi rilevanti da un punto di vista SEO, ma unendo al contempo la forza dello storytelling.
In questo modo si possono realizzare contenuti costruiti su un “monte keyword” di interesse che aumenta l’associazione del brand a un certo argomento agli occhi dei motori di ricerca, e che impiega inoltre la forza dello storytelling per calamitare l’attenzione degli utenti.
Il transmedia storytelling incrementa la notorietà del brand
Nel caso di un brand non ancora abbastanza famoso da calamitare l’attenzione del popolo della rete, una strategia di transmedia storytelling può essere utile, come spiega corporate-eye, per rafforzare la notorietà del brand nella cultura popolare e per acquisire visite di fasce di utenti targetizzati.
Il transmedia storytelling permette di vendere un’esperienza

Nel caso di un mercato di beni dalle scarse differenze (pensa ad esempio alla miriade di shampoo tutti uguali sui banconi dei supermercati), l’esperienza ludica prodotta dal transmedia storytelling può significare un vantaggio concreto nella mente dei consumatori.
Le storie permettono di comunicare, di abbattere le barriere di diffidenza/ignoto che si ergono inconsciamente tra consumatori e brand prima che questi ultimi vengano recepiti come”compagni di viaggio” dai primi.
Con il transmedia storytelling non vendi un prodotto, ma vendi una esperienza che ti aiuta a fidelizzare i compratori (strategia applicata anche da Coca Cola e da Monopoli).
Il transmedia storytelling ti aiuta a far conoscere il tuo brand
Ovviamente, quando si è un brand noto, la prima chiave di ricerca che porta visite è il nome del brand stesso; in tutti gli altri casi, oltre a campagne promozionali a pagamento sui social network e ad annunci sponsorizzati, può essere utile attivare una campagna di transmedia storytelling per stimolare un utile passaparola per merito di una esperienza ludica promossa e collegata al tuo sito web.
Un canale aggiuntivo che associa l’identità aziendale a un’originale occasione di divertimento può essere un metodo in più per veicolare visite al sito: un esempio ce lo racconta Annalisa D’Ambrosio su Argoserv, la serie Easy to Assemble, che si concentrava sulle vicissitudini di una impiegata di Ikea: un modo simpatico di fare branding, non trovi?
Il transmedia storytelling per siti di informazione
Dal punto di vista delle notizie, il transmedia storytelling ti permette di creare contenuti nuovi dall’unione di media separati portando al tuo sito nuovi utenti che avrebbero disdegnato la narrazione tradizionale, ma che rimangono invee intriganti dall’unione di foto, video e testi.
Se vuoi approfondire l’argomento ti consiglio di consultare http://transmediajournalism.org/, un sito totalmente dedicato a questo aspetto.
Come creare una vincente esperienza di Transmedia Storytelling?
Facciamo un esempio per mostrare le potenzialità di questa forma comunicativa: il film di Hunger Games: Catching Fire (da noi: La ragazza di fuoco) è entrato a far parte dei 50 film che hanno incassato di più nella storia del cinema.
Senza nulla togliere alla qualità del film e del libro di partenza, il merito va attribuito senza dubbio anche alla geniale campagna pubblicitaria messa in campo per la sua promozione.
Per cominciare, il sito internet viene presentato come una bacheca di Capitol City (il sito stesso ha l’estensione .pn, Panem) ed è pieno di news, badges, contenuti addizionali che lo rendono una vera chicca per gli appassionati della serie.
Dal canale Youtube dedicato, è possibile lasciare considerazioni sulla celebrazione della vittoria degli hunger games così come visitare le pagine Facebook (una per ogni distretto!)
Vi sono alcune caratteristiche ragguardevoli nell’intero progetto:
- benché il regime di Capitol City sia un’infame dittatura oppressiva, i fan hanno partecipato alacremente sulle pagine Facebook e Twitter rispondendo agli annunci del governo, che venivano rilasciati nella più assoluta serietà.
Insomma, per fare un paragone nella vita reale, sarebbe come se il regime di Erdogan venisse premiato da i social addicted di tutto il mondo per aver soffocato Twitter. Ciò significa che il divertimento nello spezzare la linea tra fantasia e realtà supera il giudizio morale che si potrebbe esercitare sulla moralità dell’ente promotore - benché tuti questi media non apportino nuovi pezzi di storia, l’esperienza di immedesimazione nello stile di vita egoisticamente sfarzoso della capitale di Panem ha evidentemente fornito un notevole valore aggiunto agli utenti: quindi è la differenza di media, e non di veri e propri contenuti, che ha amplificato la partecipazione
- la partecipazione della enorme base di fan ha portato alla creazione dal basso di un vasto assortimento di prodotti aggiuntivi (video, fan art, hashtag), e che hanno fatto da cassa da risonanza per l’arrivo del secondo film, in virtù dell’esperienza che gli appassionati avevano provato assistendo al primo capitolo
Riassumendo: quali sono gli elementi del Transmedia Storytelling?
- Possibilità di consumare ogni media indipendentemente dall’altro
- Ciascun personaggio è un eroe nel suo media
- Soddisfazione crescente all’aumentare del consumo di ogni media
- Micro-budget
- Modello distributivo Freemium (alcuni contenuti gratis, altri a pagamento)
- Collaborazione del pubblico attraverso la concessione di licenza Creative Common
- Storia semplice, commerciale e trans-media
4 strumenti per fare transmedia storytelling:
- The Incipit: una piattaforma di storie a bivi nella quale gli utenti, votando e commentando, possono decidere l’evoluzione della storia. Rispecchia la caratteristica del transmedia storytelling di generare nuovi contenuti relativi a universi preesistenti, e puoi utilizzarlo ad esempio per creare spin-off di altre opere in grado di attirare gratuitamente l’attenzione di nuovi lettori
- Wikia: una piattaforma gratuita che ti permette di generare contenuti da rimettere con licenza open source a disposizione della collettività.
- Steller, una app minimalista che permette di instaurare pratiche strategie di visual storytelling.
E tu? Cosa ne pensi?
Hai qualche esperienza interessante da raccontare relativamente a questo articolo? Hai suggerimenti da darci oppure vuoi correggere qualche imprecisione nel testo?
I tuoi commenti sono preziosi per noi, scrivi cosa ne pensi e condivideremo il tuo pensiero anche sui social network!
riflessioni interessanti