
<<Link Building is futile…
No, spe’, forse no…>>
Ben ritrovato su questi lidi!
Fin dalla nascita di Google, i link hanno sempre ricoperto un ruolo fondamentale nell’attribuzione di valore ai contenuti web: il ragionamento alla base di tale metrica era che, più una risorsa in rete viene linkata da altre, maggiormente deve essere pertinente e rilevante per le persone interessate a un certo argomento, proprio come accade alle fonti accademiche in ambito medico.
Una volta compresa questa semplice ma essenziale premessa, è proliferato negli anni un vero e proprio mercato di link ceduti al solo scopo di falsare l’attendibilità del giudizio del motore di ricerca.
Allo stato attuale, e ragionevolmente per molto altro tempo ancora, i link restano a resteranno uno dei tasselli fondamentali per la valutazione dell’importanza dei siti web, ma le cose con RankBrain – il nuovo, in parte misterioso sistema di auto apprendimento di Google – potrebbero cambiare. Vediamo come.
Cosa è davvero RankBrain?
RankBrain è un sistema di intelligenza artificiale in grado di interpretare linguaggi, query, di apprendere e di evolversi nel corso del tempo, allo scopo di avvicinarsi sempre di più ai criteri di valutazione umana: attualmente viene definito il terzo più importante fattore di ranking, la classifica in ordine decrescente di importanza è quindi:
- Link
- Contenuti (più letteralmente “le parole”, ovvero sia ciò che si scrive nei siti che l’espressione delle query di ricerca)
- RankBrain
- Da 4 a millemila: user experience, location, domain authority, velocità di caricamento keyword e tanti altri fattori
Le avvisaglie di questo cambiamento erano già visibili da tempo: nel mese di ottobre 2015 il ricercatore scientifico Greg Corrado aveva notato che RankBrain era già tra i fattori top di valutazione: tuttavia, è importante capire che questo meccanismo non è un vero e proprio fattore di posizionamento aggiuntivo, piuttosto un ingrediente introdotto per aiutare a capire meglio le serp, a dosare e a mixare con più efficienza le migliaia di fattori impiegati dal motore di ricerca per svolgere le sue valutazioni.
Questo sistema auto-imparante, come fa notare Wordstream, deriva dal Google Adwords’ Quality Score, un metro di giudizio che non aveva mai avuto necessità di link per attribuire valore a un contenuto. E quindi? Potremo d’ora in avanti fare a meno dei backlink per posizionare i siti web? La link building è morta?
Un attimo, non precipitiamo, come direbbe il paracadutista senza paracadute.
Come cambia la link building con RankBrain?
Lo scopo ultimo (dichiarato) di Google è quello di fornire contenuti di massimo valore agli utenti e di escludere dalle serp quei siti che palesemente non offrono alcun contributo degno di nota alle ricerche: non è un mistero tuttavia che nel mondo molto meno angelico e caramellato di quello delle brochure promozionali le cose non vanno proprio così, specialmente nelle serp italiane (dove, a quanto pare, gli scossoni degli aggiornamenti algoritmici sembrano arrivare sempre con un po’ di ritardo) molti risultati sono appestati da siti colmi di pubblicità, con meno di 300 parole, collegati a portali spam e in definitiva di dubbio valore.
Ad oggi, RankBrain non è il primo fattore di ranking e non ha sostituito i link, come sembrava di capire da alcuni titoli semplicistici: come fa presente tagliaerbe, inoltre, esistono serp competitive e collaudate nel quale ragionevolmente questa macchina super-intelligente nemmeno scende in gioco, di conseguenza link e contenuti di confermano come la base portante di buoni risultati di posizionamento.
Mentre prima questo algoritmo concorreva con altri segnali (in primis i link) a fornire istruzioni a Google su come assegnare importanza a un contenuto web, adesso è RankBrain stesso a prendere questa decisione sulla base, ugualmente, dei backlink e degli altri parametri.
Al momento questo meccanismo viene applicato essenzialmente in ricerche long-tail molto complesse (circa il 15% del totale) essenzialmente perché in tali casi il motore di ricerca non ha a disposizione abbastanza link per valutare correttamente la bontà dei risultati offerti; tuttavia, nulla conferma che questa condizione resterà fossilizzata come la zanzara nell’ambra di Jurassic Park.
Sappiamo che questo modello di machine learning è progettato per imparare a pensare come un essere umano, pertanto è finalizzato ad applicare metriche di giudizio umane ai contenuti che capitano sotto la sua attenzione: se una persona entra in un sito che non la soddisfa (poiché questo si trova in prima posizione grazie a link comprati, keyword stuffing o altri peccatucci da webmaster) ovviamente esce subito, alzando il bounce rate e producendo un segnale sull’inconsistenza del contenuto visitato.
Come segnala indigoextra, il nostro amichevole super-algoritmo di quartiere può prendere i feedback di cui ha bisogno:
- dal click through rate (se nessuno clicca su un risultato in prima posizione, un motivo ci sarà)
- dal tasso di bounce rate (che lascia capire se i contenuto cliccato non è rispondente alle aspettative)
- dai dati provenienti dagli strumenti Google – quali Analytics e Chrome – che si interfacciano con milioni di siti web
- dai test veri e propri svolti da persone in carne e ossa nelle roccaforti di Google
In definitiva, come ci ha sempre detto la mamma, è necessario focalizzarsi su tutto ciò che fa felice i nostri utenti, i giochetti a base di link farm artificiali e abuso di keyword hanno meno efficacia delle misure di sicurezza dell’Arkham Asylum.
Come cambia la SEO con RankBrain?
Abbiamo capito che questo modello di machine learning mutuato da Hummingbird impara dal gradimento degli utenti stessi e dalle ricerche effettuate per migliorare la risposte alla ricerche complesse che costituiscono una percentuale al momento marginale nelle query di Google (ma che in valore assoluto costituiscono in ogni caso milioni di argomenti).
Le premesse sono davvero ottime, l’accuratezza di RankBrain ammonta già all’80% mentre le ricerche umane solitamente hanno una media del 70%, vedremo pertanto sempre più contenuti tematicamente affini alle ricerche digitate.
Cosa cambia per te a conti fatti in materia di posizionamento e di link building? Si tratta davvero di una rivoluzione come veniva fatto intendere da alcuni titoli allarmistici?
Sembra che sia finita l’epoca degli stravolgimenti algoritmici e che sia iniziata un’era di cambiamenti graduali in costante mutazione: le intelligenze artificiali di analisi semantica permetteranno di offrire risposte sempre meno basate su interpretazioni letterali e sempre più su una comprensione del vero senso delle parole, collegando risultati tematicamente affini per offrire un range di contenuti sempre più pertinenti agli intenti di ricerca delle persone.
Se la tua strategia era basata su buone pratiche di creazione contenuti e di link earning naturale, non vivrai alcuna rivoluzione: un business basato sulle long tail keyword, addirittura potrebbe nel medio periodo riscontrare un aumento di ricerche per merito di un migliore posizionamento.
Possiamo continuare quindi a dedicarci a cercare di ottenere link e a scrivere contenuti di qualità per migliorare il nostro posizionamento sui motori di ricerca? La risposta naturalmente è sì, se lo scopo ultimo è quello di fornire alle persone siti ancora più fruibili, ottimizzati ed esaustivi.
Alcuni tool per migliorare link bulding e user experience ai tempi di RankBrain
È ragionevole predire che contenuti informativi, esaurienti e non affossati di pubblicità saranno premiati per ricerche specifiche e mirate, così come continueranno ad avere grande valore i segnali usuali di ottimizzazione SEO: <H> title, link interni, tempo di caricamento, tutto ciò che può fare felice i lettori farà lo stesso con RankBrain.
Un accurato uso di sinonimi e di combinazioni di varie frasi ci permetterà di coprire un range più ampio di ricerche (a questo proposito ti consigli di impiegare tool gratis come merlinox suggest o ubersuggest per individuare formule originali di parole chiave per imbastire discorsi in maniera varia e completa).
Come scegliere i siti web sui quali investire per ottenere un maggior numero di backlink?
Semrush, con la funzione di Backlink Comparison, ci permette di valutare le performance in termine di autorità di link tra diversi portali e di comprendere il tipo di domini che rimandano al sito dei competitor, la percentuale di link non nofollow (maggiore è il loro numero, maggiore in teoria è l’affidabilità del destinatario), tutte utili informazioni per le nostre strategie di link building.
Uno strumento come Open Site Explorer invece consente di verificare la provenienza dei backlink dei nostri competitor e di effettuare una cernita in base a criteri di autorevolezza del dominio e della pagina in questione.
Monitorare le conversazioni per comprendere cosa occorre davvero al nostro pubblico: forum, siti di domande e risposte, gruppi sui social network, sono aree importati per ottenere informazioni sulle esigenze informative delle persone non adeguatamente soddisfatte; sempre a questo proposito, answerthepublic.com è un tool fantastico per capire quali tipi di ricerche le persone eseguono a partire da un argomento basilare.
E tu, cosa ne pensi? Credi che RankBrain modificherà le tue strategie di link building?
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Ciao Ilario. Mi trovi d’accordo con te ma non pensi che alla fine il rankbrain sia il sunto di tutti i consigli che Google ha dato ai Seo nel tempo? Voglio dire, se il rankbrain si basa sull’autoapprendimento delle query di ricerca digitate per capirne il senso, viene giocoforza naturale sviluppare contenuti approfonditi che rispondano ad un maggior numero possibile di casistiche. E sappiamo che i contenuti di qualità hanno più possibilità di ricevere link naturali. Niente di nuovo sotto il sole quindi. Piuttosto è la conferma che il sistema di fare link building utilizzando delle query secche non darà più frutti come una volta in termini di posizionamento. Il problema secondo me è un altro: se l’utente continua a rivolgersi al motore di ricerca con query meccaniche (es. Hotel Roma low cost) anzichè utilizzare un linguaggio naturale (es. Dove dormire a Roma a basso costo nei pressi della Stazione Termini), il rankbrain continuerà ad apprendere quel tipo di query e buonanotte all’intelligenza artificiale. Secondo me allora, questo algoritmo scalzerà i link, come importanza e peso, solo quando le ricerche saranno effettuate dalla maggior parte degli utenti in modalità vocale. Cosa ne pensi?
Ciao Flavio,
ti ringrazio molto per il tuo contributo! Condivido le tue considerazioni, probabilmente questo genere di meccanismo al momento non ha un impatto visibile per le ricerche composte in maniera meccanica, ma credo che il trend per le persone, man mano che prenderanno consapevolezza di questa possibilità, sia quello di semplificare le domande e di scriverle in maniera sempre più naturale, perciò probabilmente vedremo nei prossimi mesi e anni conseguenze più concrete di questo nuovo approccio di valutazione delle query.
Ciao Ilario sicuramente!
credo che Google cerchi da tempo un modo per affiancare la geniale idea dei link in entrata per poter dare un posizionamento consono ai siti.
Vorrei anche aggiungere che prestare attenzione alle semantica con lutilizzo di schema. organizzare, open graph oggi diventa necessario per aiutare a individuare nei dettagli i nostri contenuti.
Grazie mille per il tuo contributo Giorgio,
concordo su tutta la linea!