I falsi miti sulla velocità e la SEO (Google Search Central)
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Il canale Youtube di Google Webmasters è una interessante fonte di informazioni per coloro che vogliono restare aggiornati in fatto di siti web e motori di ricerca.
In questo video abbiamo una conversazione tra Martin Splitt – Developer Advocate di Google – ed Eric Enge – General Manager alla Digital Perficient in merito ai falsi miti della SEO, in particolare l’impatto sul ranking della velocità.
Forse non hai tempo o modo di sentirlo, ho pensato quindi di estrapolare in italiano il contenuto per offrirti qualche spunto di riflessione.
La velocità è importante per il posizionamento?
Eric Enge spiega che molti ritengono che la velocità sia il più cruciale fattore di ranking.
Eric riconosce che la velocità è sicuramente un fattore importante e che chiaramente impatta sull’esperienza di consultazione delle pagine. Un sito che impiega molto tempo a caricarsi è frustrante per l’utilizzatore.
Anche dal punto di vista di Splitt, un sito veloce è più utile di uno lento per gli utenti.
Tuttavia Martin ed Eric concordano sul fatto che la velocità del sito non può essere un fattore di gradimento al punto tale da non mostrare un contenuto più rilevante solo perché più lento di un altro.
Ovviamente, un contenuto sia utile che veloce da consultare ha tutte le carte in tavola per apparire tra i primi risultati di ricerca.
Le cose si fanno un po’ più incerte quando abbiamo un contenuto molto utile ma un po’ lento a confronto con un contenuto meno utile ma più veloce.
Stando alle statistiche di Google, il 53% delle sessioni vengono abbandonate se la pagina richiede più di tre secondi per essere aperta. Al contempo, il tempo di caricamento medio di una pagina è di 15 secondi (!).
Questo anche perché in genere le pagine hanno consistenti quantità di Javascript da caricare, che è una risorsa alquanto pesante da eseguire.
Come rendere le pagine web più veloci
Eric Enge esprime qualche considerazione su ciò che le persone possono fare per rendere le pagine web più veloci.
Le immagini sono un fattore cruciale che incide sui tempi di caricamento delle pagine.
Ridimensionare le immagini prima del caricamento è una buona strategia che risparmia al browser l’incombenza di doverle adattare.
Ciò rientra nel primo livello di ottimizzazione.
GIà più difficile risulta implementare la maggior parte dei contenuti nell’above the fold anziché nella parte successiva. Martin precisa che hanno una tecnologia nativa per i lazy loading.
Poi si passa a valutare dove è hostato il sito e la predisposizione del CDN (che, oltre a essere presente, bisogna verificare se sia settato correttamente). Da questo può dipendere lo spazio sul server necessario.
Quali sono i falsi miti sulla velocità?
Enge spiega un equivoco comune.
Molti si aspettano che, agendo direttamente sui fattori segnalati da Lighthouse SEO che, ad esempio, indicano un impatto di 6 secondi, vedremo una riduzione del tempo di caricamento di 6 secondi.
Le persone credono che ciò che registra la Lighthouse sia anche ciò che vedono le persone.
In realtà in quel caso si sta testando una pagina web con una determinata macchina e con un determinato browser e con una certa connessione. Lighthouse è un laboratorio di dati, ma non assicura automaticamente miglioramenti come da previsioni.
Enge trova che le persone siano troppo attaccate al valore dello strumento. I dati riportati dalle analisi dipendono anche dal tipo di strumento utilizzato (per fare i test quindi si potrebbe pensare di acquistare un tipo di dispositivo consono a quello rilevato come più utilizzato in Google Analytics). I tempi di caricamento possono variare molto anche a seconda del dispositivo utilizzato per visualizzare il sito.
Martin precisa che i test dovrebbero essere applicati avvalendosi di diverse connessione e strumenti per replicare le differenti situazioni.
Passiamo inoltre a un altro argomento caldo nelle community.
AMP è un fattore di ranking?
Eric Enge risponde di no. Secondo Splitt è un importante fattore di ranking ma non quello cruciale, come detto sopra per la velocità.
Possiamo fare altrettanto bene con le Progressive Web Apps grazie alla loro abilità di precaricare i contenuti che vengono visualizzati nei telefoni.
Conclusioni
- Content is king è ancora valido
- La velocità conta per gli utenti e quindi per le conversion. Ma non è il fattore must che prevale sempre e comunque su tutto
- Configurare il CDN, verificare che il caching sia bene implementato è molto importante
- AMP è un tool che viene in aiuto ma non è irrinunciabile e non è la risposta a tutti i mali.
A prescindere dal fatto che gli algoritmi cambiano continuamente, l’obiettivo rimane quello di offrire il risultato giusto alle ricerche delle persone.
Se abbiamo due risultati a lo stesso livello qualitativo, è plausibile che quello dalla maggiore velocità si posizioni meglio. L’attenzione della velocità non deve tradursi in una vera e propria ossessione. Un conto è preoccuparsi per pagine che sono oggettivamente lente, un conto volere essere a tutti i costi i numero uno in fatto di tempi di caricamento.
Un punteggio di Lighthouse a livello di 90 anziché di 95 non fa realmente la differenza.
E con questo credo di avere riportato tutto il contenuto dello speech.
Cosa ne pensi del rapporto tra velocità e performance del sito web? Quanto incidono i minimi cambiamenti di velocità sulle tue conversioni?
Lasciami un commento e parliamone qui sotto?