Funghi da Yuggoth – I Miti di Cthulhu nei sonetti di Lovecraft

Funghi da Yuggoth – I Miti di Cthulhu nei sonetti di Lovecraft

Ben ritrovati

Funghi da Yuggoth è una sequenza di 36 sonetti scritti da Howard Phillips Lovecraft, composti tra il 27 dicembre 1929 e il 4 gennaio 1930, apparsi inizialmente su Weird Tales e altre pubblicazioni simili, venendo poi ristampati nel corso degli anni in varie raccolte, come la versione Necronomicon Press del 1977 con i testi corretti e quella annotata Hippocampus Press del 2017.

Funghi da Yuggoth è una composizione poetica di genere orrore cosmico che prende le distanze da quelle fino a quel momento realizzate dal Solitario di Providence. Lo stile dei poemi oscilla tra quelli di Petrarca e Shakespeare.

Questa composizione costituisce non tanto una storia, quanto una serie di suggestioni che propongono elementi poi rielaborati per la produzione narrativa del Ciclo di Cthulhu. Qui vengono quindi presentati nomi come Azathoth, Nyarlathotep, Innsmouth, Yuggoth, che poi verranno rielaborati, anche con caratteristiche diverse, all’interno dei racconti del ciclo.

Per questo, leggendo i sonetti dal primo all’ultimo, è difficile comprendere l’esatto svolgimento degli eventi presentati. I critici si sono interrogati se le varie parti debbano considerarsi come ciascuna scollegata dalle altre oppure se componenti una storia unica.

Secondo S.T.Joshi, i sonetti successivi ai primi tre erano stati considerati da Lovecraft come idonei a una pubblicazione autonoma. 

Dai sonetti è stata tratta una miniserie a fumetti, “Funghi da Yuggoth e altre colture” scritta da Alan Moore ed Anthony Johnson, che contengono adattamenti a fumetti dei sonetti originali e nuove produzioni artistiche.

Funghi da Yuggoth – La trama

I primi tre poemi sono quelli nei quali si può riscontrare una certa continuità negli eventi. Gli altri si presentano più come l’elaborazione di sensazioni e di situazioni weird che come la cronaca di eventi, a parte i numeri 17 e 18. Potrebbe essere che i sonetti dopo il terzo rappresentino una serie di visioni che si dipanano al narratore dopo avere iniziato a sfogliare il libro presentato a inizio composizione. I sonetti dal 28, “Aspettativa”, sembrano illustrare il senso di alienazione del narratore rispetto al presente. In alcuni di essi, come il n.4, Riconoscimento, si nota un’influenza della poetica di Lord Dunsany. Lo stesso Lovecraft comunque non ripropose pedissequamente tutte le idee infuse in questa composizione nelle sue opere successive. In Colui che sussurrava nelle tenebre Yuggoth è ripensato come un pianeta e non come una località dove crescono dei funghi. Allo stesso modo qui Nithon è descritto un mondo ricco di continenti floreali anziché la come luna nascosta di Yuggoth.

Le informazioni fornite nei sonetti quindi spesso e volentieri non collimano con quelle presenti nei racconti del Ciclo di Cthulhu, creando una sorta di continuity a parte. 

Altre informazioni invece, come l’apparizione di Nyarlathotep e gli Antichi nell’Antartide, forniscono informazioni a grandi linee corrispondenti a quelle che conosciamo dalla produzione narrativa. Alcune delle poesie menzionano creature esposte in maniera molto più dettagliata nei racconti successivi, come gli Shoggoth e i Magri Notturni, e implicano suggestioni che poi verranno riprese in altre opere, come l’Urlatore del sonetto 12 che ricorda Brown Jenkins di I sogni della casa stregata.

Il narratore si procura un antico libro che percepisce essere pregno di misteri proibiti: cerca di farsi aiutare da un bottegaio esperto nell’inganno, ma al suo posto sente soltanto una voce che ride. Si allontana dalle antiche strade del porto, timoroso e con una costante sensazione di minaccia addosso. Giunto a casa percepisce che il libro costituisce una chiave per addentrarsi in conoscenze normalmente inaccessibili, e sente qualcosa amoreggiare nella soffitta.

Assiste alla visione, in un mondo oltre lo spazio, di creature non umane che banchettano. Comprende che il mondo in questione è il remoto Yuggoth e capisce che l’essere che sta gridando è proprio lui.

Un demone gli promette di riportarlo a casa, o meglio, dove si trovava la sua casa, “quando aveva la vista”. Il demone conduce il narratore oltre lo spazio e il tempo, dove regna il Caos finale che è Azathoth, allietato dal suono di flauti blasfemi. Egli, infatti, è il suo messaggero: Nyarlathotep.

Abbiamo quindi nei sonetti l’esposizione di diverse situazioni che promettono di aprire le porte a fatti minacciosi, come quando il narratore mette le mani su un’antica lampada intarsiata con simboli che già nell’antichità nessuno sapeva più leggere.

Funghi da Yuggoth - I Sonetti di Lovecraft

In puro stile lovecraftiano, il narratore in prima persona viene a sapere di circostanze oscure alle quali inizialmente non da credito; in seguito però deve ricredersi quando le sue azioni lo pongono a contatto con entità innominabili e con fatti che scuotono la ragione umana.

Seth Atwood è un contadino che cerca di perforare un profondo pozzo vicino alla sua abitazione. Un suo amico impazzisce, allora Seth fa murare l’entrata e si taglia le vene. I suoi conoscenti lo scoperchiano e trovano una profondità abissale senza fine.

Il narratore prende la strada della Briggs Hill per Zoar siccome è infestato dalla tremenda eredità di Goody Watkins, impiccato nel 1704. Giunge a un capannone coperto di rampicanti che sembra ancora solido. Al suo interno trova un tremendo urlatore, una creatura a quattro zampe con volto umana.

Nei sonetti abbiamo una anticipazione di creature poi divenute celebri nei racconti del Ciclo di Cthulhu.

Lo sventurato narra del tremendo incontro con i Magri Notturni, creature senza volto sgusciate fuori dalle tenebre e che lo trascinano in volo verso mondi alieni normalmente irraggiungibili, come quelli frequentati dagli spaventosi Shoggoth.

Le folle adoranti bramano di assistere alla presenza del mago Nyarlathotep, una figura avvolta dal mistero che lascia i suoi seguaci sconcertati, e che si narra vaghi per il mondo seguita dalle bestie feroci.

I sonetti in genere riportano sensazioni derivanti da esperienze a metà tra il sogno e la consapevolezza, segni più o meno tangibili di contatto con luoghi e tempi non consoni alla percezione umana.

Un uomo di notte viaggia con la mente verso mondi remoti come Yaddith e la Zona Gorica. Una notte avverte il suono dei flauti dell’Oltre e si sveglia invecchiato, allontanato dai suoi cari ai quali sente di non appartenere più. Negli altri sonetti visita terre fantastiche, come i Giardini di Yin, o una città abbandonata dove deve fare attenzione alle campane stridule di San Rospo.

Alcuni sonetti vertono su fatti strani che si intuiscono celare verità preoccupanti.

John Whateley è un agricoltore che lascia cadere in rovina la sua fattoria per leggere degli antichi libri che ha rinvenuto. Turbati, gli abitanti del posto fanno venire tre uomini da Aylesbury per rinchiuderlo. Ma questi, terrorizzati, riferiscono di averlo scorto con due creature. Creature che hanno spiccato il volo con ampie ali nere.

In “Il faro del dio maggiore” dall’altopiano di Leng si avverte una luce che si dice provenire da un faro di pietra; si narra che il custode indossi una maschera gialla e nessuno ha idea di quale aspetto abbia. Ne si sà che ne è stato di coloro che si sono spinti fino al faro…

Zaman’s Hill sorge ai piedi di una grande montagna, e da duecento anni si vocifera di cosa accade sul pendio non frequentato dagli uomini, sparizioni di bambini e animali mutilati. Un giorno il paese scompare. Il postino viene preso per pazzo quando racconta di avere visto la montagna spalancarsi come una bocca.

E con questo spero di averti restituito un’idea dei temi trattati in quest’opera.Se non lo hai già fatto, ti consiglio di recuperare la composizione in versi di Funghi da Yuggoth per riscoprire il Lovecraft poeta oltre che quello narratore.
E con questo è tutto. Noi ci vediamo alla prossima!

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