La comunicazone tra Google e la community SEO (Google Webmaster Central)

La comunicazone tra Google e la community SEO (Google Webmaster Central)

Ben ritrovati su questi lidi!

In questo video Martin Splitt (Developer Advocate, Google) e Barry Schwartz (CEO, RustyBrick) discutono della relazione tra Google e la comunità dei SEO che ogni giorno si trova a confrontarsi con essa.

La sincerità di Google e i problemi di comunicazione

Martin afferma che Google tenta di essere più trasparente possibile, anche se traspare spesso l’impressione che la sua intenzione sia un’altra, 

Barry fa notare che in questi casi (es. i featured snippet) nelle quali i webmaster hanno l’impressione che venga sottratto loro del traffico, siccome rispondono alle esigenze delle persone senza bisogno di cliccare e di accedere al sito, si sentono quindi  demotivati a scrivere nuovi contenuti.

Martin risponde che stando ai loro studi tali implementazioni portano maggiore traffico di qualità.

Se un sito contiene molti materiali di qualità e apporta un serio valore all’utente allora è naturale che ottenga visite. Ma se il contenuto non è particolarmente buono e non sono presenti incentivi a entrare nel sito, questo può non accadere.

Barry menziona altri studi secondo i quali Google fa la parte del leone rispondendo ai bisogni dei visitatori fin dalle serp, e questo sottrae traffico ai publisher. Per Split l’intenzione di google non è quella di fare l’editore e ribadisce l’intento a praticare maggiore trasparenza.

Un problema consiste nel fatto che talvolta le loro dichiarazioni vengono applicate fuori contesto oppure male interpretate, quindi si trovano a essere attaccati sia se praticano più trasparenza o minore trasparenza (anche perché nel tempo ci sono stati periodi nei quali erano più aperti e altri più reticenti nel comunicare).

Google ha vari canali per far giungere le proprie dichiarazioni ai webmaster (pensiamo al forum, al blog, a Twitter), per non parlare delle conferenze alle quali essi partecipano per comprendere meglio la SEO.

Split spera che più persone finiscano per utilizzare lo strumento “invia un feedback” in quanto, a differenza dei singoli messaggi che inviano con Twitter – costituiscono dati quantitativi interessanti su ciò che le persone vogliono. Anche se non possono rispondere a tutti mediante i feedback, costituiscono per loro apprezzabili fonti di informazioni.

Come fa notare Schwartz, Google ha molte fonti di accesso a dati apprezzabili:

  • Chrome
  • Android

che si possono tracciare per migliorare i risultati di ricerca

Split nota come le persone sono afflitte da un bias cognitivo che le spinge a credere alle fonti che confermano le loro ipotesi, per non parlare del persistente sospetto di fondo che Google continui a tenere nascosta la verità.

Come Barry ricorda, Google in ogni caso non potrebbe rivelare sempre la verità siccome qualcuno utilizzerebbe tali informazioni per manipolare i risultati di ricerca.

Martin spiega che Google non utilizza tutti dati per determinare il posizionamento, potrebbero utilizzarli per test A/B su come presentare certi elementi, ma dal punto di vista dei malpensanti c’è sempre e solo un intento da parte di Big G di nascondere la verità.

Schwarz porta l’esempio di Google AMP: quando venne lanciato, i diversi reparti di Google ne parlavano in termini differenti creando confusione nella community: alcuni erano portati a pensare che fosse un fattore di ranking mentre altri no.

Secondo Schwarz anche se AMP non è un fattore di ranking è un attributo fondamentale per apparire nel carosello dei risultati in alto che la gente nota.


Split risponde che AMP per quanto ne sa non è necessario per posizionarsi (forse lo era in origine ma non ora).

Fa notare che, ad esempio, il team di AMP crede in ciò che fa e fanno un duro lavoro a livello di implementazione e di sicurezza.

Dal loro punto di vista, l’obiettivo non è creare un web incentrato su Google bensì un web più veloce, accessibile ed efficiente.

Google cerca quindi di portare il web verso standard sempre più elevati e questo implica maggiori difficoltà (da cui il gran numero di dichiarazioni, conferenze e materiali prodotti per incentivare il ricorso ad AMP).

Google prende sul serio questo impegno nel fare chiarezza (da cui appunto questa rubrica SEO Mythbusting) e non vuole essere considerata dalla community SEO come un antagonista. 

Il suo scopo è quello di far ottenere traffico qualificato e di essere trasparenti nel contempo (da cui appunto video come questo). Nonostante ciò le persone cercano sempre ipotetici significati nascosti nelle loro comunicazioni.

Un po’ come se la community pensasse che dietro Google non ci siano delle persone con dei sentimenti ma dei robot (da cui molti tweet a loro rivolti dai toni, diciamo, non delicati).

Ovviamente una certa riservatezza da parte di Google è necessaria (come quando John Muller risponde con “non posso dirlo”), come nel caso delle misure di valutazione dello spam, che gli spammer utilizzerebbero a loro vantaggio.

Google cerca di capire:

  • di cosa hanno bisogno gli utenti
  • come possono comprenderli
  • come fornire una migliore esperienza

e ciò comporta un grande impegno da parte dei loro team.

Split conferma che ci sono alcune cose tecniche sulle quali possiamo, e dobbiamo, agire:

  • attivare l’HTTPS
  • rendere il sito web più veloce

ma prima ancora bisogna pensare agli utenti, svolgere user test, comprendere chi sono i propri user, cosa è davvero utile per loro.

E tu che cosa ne pensi? Lasciami un commento qua sotto!

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