Oggi parleremo de “La Tomba”, racconto di Howard Phillips Lovecraft scritto nel marzo 1917 e pubblicato nel 1922 sulle pagine di The Vagrant.
La Tomba era uno dei lavori preferiti di Lovecraft e prima composizione di narrativa del ventiseienne Howard dopo nove anni di interruzione. Possiamo riscontrare nel racconto un riecheggiare sia di Poe (il tema del possesso psichico fa pensare a Ligeia) che di Stevenson (il nome Hyde sembra rimandare a Lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mr. Hyde). Inoltre il racconto ha la particolarità di contenere una canzone da osteria georgiana che conferisce maggiore realismo al radicale cambio di attitudini del protagonista.
A livello di caratterizzazione dei personaggi, Jervas Dudley appare più definito rispetto alla media dei protagonisti di Lovecraft e sembra avere delle somiglianze con l’autore, in primis l’infanzia trascorsa sui libri lontana dai divertimenti mondani e la predilezione per le ere antiche.
Il racconto è ambientato nel New England, tuttavia non sono presenti particolari indicazioni che rimandano al territorio: ciò che traspare principalmente è che l’ambientazione ha visto una presenza umana nel corso dei secoli, presenza che non si è estinta con il trascorrere del tempo ma che prepotentemente rientra in gioco attraverso un uomo la cui sensibilità lo fa sentire vicino a essa.
La Tomba – La Trama
La storia viene raccontata dal protagonista in prima persona, che si appresta a fin dall’inizio a spiegare le circostanze che lo hanno condotto all’internamento in manicomio.
Jervas Dudley fin dalla più tenera età si è sentito un sognatore e un visionario, ricco al punto di non doversi preoccupare di lavorare, e inadatto per temperamento a una normale carriera scolastica così come a mescolarsi con amici di gioventù. La sua infanzia è trascorsa su antichi libri e vagando nella proprietà dei suoi avi. Con il tempo matura una sensibilità acuta che lo porta a vedere, o a credere di vedere, fenomeni invisibili ai più.
Dudley scopre, in una valle boscosa vicino alla dimora della sua famiglia, una tomba in granito rovinata dal tempo che ospita i resti della famiglia Hyde, una “antica e folle famiglia” che un tempo abitava nei dintorni, il cui ultimo membro venne sepolto molti decenni prima.
La dimora venne colpita da un fulmine e bruciò completamente, anche se soltanto un membro della famiglia perì tra le fiamme.
Dudley si sente magneticamente attratto dalla tomba, e non riesce a togliersela dalla mente.
L’entrata è chiusa a chiave, la porta è socchiusa in modo sinistro mediante catene e lucchetti di ferro, come andava di moda mezzo secolo prima.
Dudley matura il desiderio irresistibile di entrare nella tomba ma non sa come fare, siccome è troppo piccolo e debole per forzare la serratura.
Dudley con il passare del tempo comincia a manifestare una inspiegabile conoscenza di cose antiche che non può avere appreso sui libri. Una notte, mentre si trova all’esterno della tomba, avverte delle voci dai molteplici dialetti del New England, di persone di estrazione sociale sia bassa che elevata. Jervas non riferisce il contenuto del colloquio, ma torna a casa e da una cassapanca in soffitta trova una chiave con cui aprire la tomba.
Il giovane trascorre molto tempo nella tomba. A questo punto la sua personalità cambia radicalmente. Inizia a presentare i segni di baldoria quando torna dalla tomba. In una occasione canta una canzone georgiana da osteria, mai riportata in un libro, dal tono piuttosto lascivo.
Altra stranezza, inizia ad avere paura dei temporali.
I genitori, preoccupati per tali alterazioni della sua personalità, ingaggiano una spia che riferisce che il giovane ha trascorso la notte fuori dalla tomba. Jervas si convince che una qualche protezione soprannaturale è in corso, per cui vive senza remore la sua passione smodata per il sepolcro.
Una notte, mentre il cielo è denso di tuoni, scorge la casa al suo massimo splendore. Si sta tenendo una festa e le carrozze portano ospiti raffinati dalle parrucche incipriate.
A un tratto la selvaggia baldoria viene interrotta da un tuono, e scoppia un incendio.
Dudley fugge ma viene bloccato da due uomini.
Costoro sostengono che il giovane ha passato la notte fuori dalla tomba, e indicano come prova il fatto che la serratura è ancora intatta. Il giovane quindi viene rinchiuso in manicomio.
Un domestico a lui caro si reca alla tomba, la apre, e trova al suo interno una miniatura di porcellana recante le lettere “J.H.” dalle fattezze identiche a quelle di Dudley.
Trova anche una bara vuota, la cui targa deteriorata riporta la parola “Jervas”.
Il narratore riferisce che hanno promesso di deporlo in quella bara e in quella cripta.

La Tomba – Genesi e analisi
Lovecraft riferisce che, un giorno del giugno del 1917, stava attraversando il Cimitero di Swan Point con sua zia e adocchiò una lapide deteriorata con un teschio e le ossa incrociate appena visibili sulla superficie. La data era ancora visibile e riportava 1711.
Secondo Donovan K. Loucks la tomba dovrebbe essere quella di un tale Simon Smith, lontano antenato di Lillian D. Clark, zia di Howard.
Questa visione accese una lampadina nella mente di Howard, che riconduceva quell’era alle vistose parrucche tipiche del tempo.
Cominciò a pensare a quell’uomo vissuto nell’epoca di John Dryden e di Joseph Addison, e che se fosse riuscito a entrare in contatto con lui avrebbe potuto rivivere quel secolo a cui si sentiva profondamente connesso.
Quelle misere esequie consumate dal decadimento di secoli sarebbero state in grado di conversare con un uomo che, nel corpo ma non nel cuore, viveva due secoli dopo?
Lovecraft osservò a lungo quella tomba e giunto a casa iniziò la prima stesura di quel racconto che appunto avrebbe avuto come titolo “La Tomba”.
La Tomba incarna uno dei leit motiv per eccellenza della produzione lovecraftiana: l’incertezza se l’orrore che descrive il narratore sia reale oppure se esista soltanto nella propria mente, dubbio che acuisce la già tremenda portata delle rivelazioni prospettate.
L’incerta narrazione infatti offre indizi a supporto sia dell’una che dell’altra tesi.
A supporto dell’interpretazione di un delirio del narratore vi è il fatto che la serratura della tomba rimane intatta e arrugginita anche quando il narratore sostiene di essere entrato nella tomba e che la spia riferisce di averlo visto sotto il pergolato all’esterno, tant’è che il domestico deve proprio aprirla per entrare.
A supporto del fatto che gli eventi abbiano una connotazione soprannaturale abbiamo le conoscenze sul passato che il giovane dimostra e che non avrebbe potuto altrimenti possedere. Ricorda ad esempio che Squire Brewster non era morto quando venne sepolto nel 1711 e che conosceva uno scantinato che da molte generazioni era stato dimenticato.
Inoltre, mentre è nello stato de “l’altro Jervas” riporta una canzone da osteria decisamente sboccata per i canoni del tempo, che turba gli ascoltatori, apparendo del tutto incompatibile con il suo solito tenore.
Questa poesia probabilmente venne realizzata anni prima del racconto. Nella biblioteca John Hay è presente una lettera contenente il testo della poesia: forse si trattava di un componimento che Lovecraft aveva composto e aveva pensato di tenerlo da parte e di utilizzarlo in futuro.
La canzone da osteria viene intitolata “Gaudeamus” e nella lettera, probabilmente del 1914, si fa riferimento a una composizione poetica intitolata sempre “Gaudeamus” realizzata da una qualche scrittrice nell’ambito della stampa amatoriale, rispetto alla quale Lovecraft si riproponeva di scrivere qualcosa di meglio.
In ultima analisi, l’ipotesi più plausibile è che il narratore sia in qualche modo una reincarnazione del Jervas Dudley vissuto due secoli prima che non ha potuto abbandonarsi al riposo eterno nella tomba a lui dedicata, in quanto completamente bruciato nell’incendio che ha devastato la sua casa, e che nella sua nuova identità prova l’insopprimibile desiderio di congiungersi alla dimora eterna a lui destinata in origine.
Una spiegazione che fa in qualche modo conciliare i fatti riferiti dai vari personaggi, è che lo spirito di Dudley sia entrato nella tomba per riposare nel suo sepolcro, mentre il suo corpo rimaneva all’esterno.
La Tomba – Altre versioni
La Tomba è stata adattata a fumetti da Bastian D.D.Cammarata Nino, edizioni NPE.
Un adattamento della storia a fumetti è stato pubblicato da Malibu Graphics a opera di Steven Philip Jones e Octavio Cariello. Questa versione aggiunge il personaggio del medico curante che cerca di comprendere in manicomio l’origine della monomania di Jervas.
Nel 2005, BBC 7 ha trasmesso un adattamento radio della storia.
HP Lovecraft’s The Tomb è un film del 2007 solo di nome tratto dalla storia: in realtà i rimandi a Lovecraft si limitano a esigue citazioni ai nomi di Pickman e Charles Dexter Ward.
La storia in realtà rimanda molto più da vicino alla serie di film di Saw. I protagonisti si trovano rinchiusi in un complesso dove vengono perseguitati dal sinistro “Puppetmaster” che li sottopone a macabre prove di sopravvivenza.
E con questo è tutto. Lasciaci un commento, noi ci vediamo alla prossima!
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