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Lord Dunsany e gli Dei di Pegana spiegati

Agosto 14, 2021 · Leave a Comment

Ben ritrovati.

Oggi parleremo di una importante figura nella formazione letteraria del nostro amato Solitario di Providence: Edward John Moreton Drax Plunkett, XVIII Barone Dunsany, noto ai più come Lord Dunsany.

Lord Dunsany costituisce una importantissima figura nel panorama della narrativa fantastica, siccome ha ispirato molti altri autori di successo oltre a Lovecraft quali Robert Howard, Arthur C. Clarke, Tolkien, Gene Wolfe, Michael Moorcock e Ursula K. Le Guin.

Mettere mano alla narrativa Dunsansyana nella nostra lingua fino a pochi anni fa non era facilissimo, fino a quando Mondadori non ha dato alle stampe il poderoso “Libro delle meraviglie e altre fantasmagorie” che raccoglie due romanzi e due raccolte di racconti – Il libro delle meraviglie, Demoni, uomini e dei, La figlia del re degli elfi e La maledizione della veggente.

Le sue storie sono ricche di magia e di suggestioni fiabesche e trascinano il lettore in una marea di mondi popolati da pirati, principesse elfiche, spiriti guerrieri, alberi spaventosi, bizzarrie e fenomeni fantastici.

Lo stesso Lovecraft lo descrisse come «insuperabile nella magia di una prosa cristallina e musicale e nella creazione di mondi sgargianti e fantastici di iridescenti visioni esotiche».

Non stupisce quindi il trovare nelle opere di entrambi divinità incomprensibili per la mente umana, individui maledetti e deserti desolati.

D’altronde, è possibile trovare segno tangibile di tale stima tra le opere del Solitario.

In “La città senza nome” il narratore cita un passaggio di un racconto Lord Dunsany: <<il nero dell’abisso che non manda eco>>.

In “Il caso di Charles Dexter Ward viene menzionato il re peccatore Runa Zar, che gli dei punirono cancellandone anche la memoria. Viene usato come termine di paragone anche in “Le montagne della follia”.

In “L’ombra su Innsmouth” il nome della cità di Y’ha-nthlei ricorda quello della divinità di Pegana “Yoharneth-Lahai” che invia dei piccoli sogni ai popoli della Terra per allietarli (come fa Cthulhu, se non fosse per la natura meno benefica dei sogni).

La storia “Gli altri dei” ha delle somiglianze con il racconto di Dunsany “La rivolta della casa degli dei”.

Secondo Robert M. Price, il nome di Nyarlathotep potrebbe provenire da due nomi nelle opere di Dunsany: Alhireth-Hotep, un falso profeta in “Gli dei di Pegana”, e un dio adirato di nome Mynarthitep.

Dunsany è comparso anche in alcune opere in relazione all’influenza che ha avuto su Lovecraft.

Nella miniserie a fumetti “Providence” il protagonista e Randall Carver partecipano a una conferenza di Lord Dunsany a Boston, alla quale presenzia anche Lovecraft con alcuni amici. Lovecraft conferma al protagonista che Dunsany è un suo grande ispiratore.

Ma chi era davvero Lord Dunsany? Ringrazio Skorpio Storie per questo approfondimento.

Contenuti Nascondi
1 Lord Dunsany – Biografia
2 Gli Dei di Pegana
2.1 Post simili:

Lord Dunsany – Biografia

Lord Dunsany_ Biografia

É il 1929. Ci troviamo nei magazzini Selfridges di Londra. José Raul Capablanca, il più famoso cubano al mondo dopo Fidel Castro, è in piedi e osserva una scacchiera. Fino a quell’istante ha osservato anche altre scacchiere, dal momento che l’evento a cui sta partecipando è un’esibizione “simultanea”. Le simultanee sono quelle partite in cui un giocatore molto forte porta avanti diverse partite contemporaneamente, contro più avversari. José Raul Capablanca è stato il campione del mondo di scacchi, non certo l’ultimo arrivato. Eppure indugia…

Il suo avversario è un cinquantenne torreggiante, con baffoni austeri e che indossa un’elegante palandrana. José Raul Capablanca, il fuoriclasse cubano, non si sente a proprio agio. Per un campione come lui, ogni partita dovrebbe essere una passeggiata. Eppure l’uomo con la palandrana lo sta mettendo in difficoltà. Dopo un susseguirsi di geniali mosse e contromosse d’assalto, la partita si chiude in pareggio. José Raul Capablanca, campione del mondo di scacchi, stenta a crederci. 

C’è una spiegazione: il suo avversario è nientemeno che l’ex campione nazionale di scacchi d’Irlanda. Si tratta di Edward John Moreton Drax Plunkett, barone della contea Irlandese di Meath. Un uomo la cui fama letteraria nell’universo del fantastico trascende il tempo per giungere ai giorni nostri. Quest’uomo è Lord Dunsany, barone di una delle famiglie nobili più antiche d’Irlanda.

Edward John Moreton Drax Plunkett, conosciuto come Lord Dunsany, nasce a Londra nel 1878. Trascorre l’infanzia nelle proprietà della sua casata, conducendo quel tipo di vita che ci si potrebbe aspettare dal più classico dei nobili irlandesi: equitazione, servitù, etichetta rigida e continui spostamenti tra le varie tenute di famiglia, tra Irlanda e Inghilterra. 

Come tutti i nobili d’antica discendenza, ha curiosi legami di parentela con alcuni personaggi storici: è discendente di sant’Oliver Plunkett, il primo martire Irlandese beatificato. É parente di Richard Francis Burton, uno degli esploratori più famosi al mondo, nonché primo traduttore inglese del libro “Le mille e una notte”. Lo zio di Lord Dunsany è Reginald Drax, uno storico ammiraglio della marina navale inglese, a cui Ian Fleming (autore di 007) si ispirò per creare uno dei tanti antagonisti di James Bond. Lord Dunsany vanta inoltre altri avi, tra politici e riformatori irlandesi.

Il giovane Lord Dunsany frequenta l’Eton College, la scuola superiore privata più prestigiosa di tutto il Regno Unito. La stessa scuola che formò un gran numero di celebrità e uomini politici, tra cui proprio Ian Fleming, George Orwell e anche Henry e William, i due nipoti della regina Elisabetta.

Lord Dunsany si distingue in accademia per il suo impressionante uso delle armi da fuoco: ciò gli permette, terminati gli studi in accademia, di entrare nel prestigioso corpo delle Coldstream Guards, il più antico reggimento militare dell’esercito britannico. Nel 1901, viene quindi gettato in pasto alla seconda guerra boera; più che una guerra, un sanguinoso conflitto militare che ebbe luogo nel Sudafrica, combattuto tra l’impero britannico e alcune repubbliche africane indipendenti. La guerra terminò con l’annessione degli stati ribelli all’impero britannico.

Al suo rientro dalla guerra boera, Lord Dunsany diviene un mecenate dell’Abbey Theatre di Dublino, il teatro più importante di tutta l’Irlanda. L’Abbey Theatre è il cuore del cosiddetto “Crepuscolo celtico”, un movimento letterario che stimola il nazionalismo irlandese tramite poesie eroiche mirate alla riscoperta della letteratura gaelica. Le opere teatrali dell’Abbey Theatre vengono programmate e gestite nientemeno che da William Butler Yeats, futuro premio nobel per la letteratura. 

É grazie alla frequentazione dell’ambiente teatrale e soprattutto alla vicinanza dell’immenso Yeats, che Lord Dunsany si sente spronato a rimettere mano alle proprie poesie, composte quando frequentava l’accademia. La qualità della sua lirica è così elevata che Yeats stesso e Lady Gregoy, la direttrice dell’Abbey Theatre, lo esortano a scrivere di più e a frequentare i circoli letterari legati al movimento del Crepuscolo celtico. 

É il 1905, quando la sua prima raccolta di racconti viene pubblicata. Si tratta degli “Dei di Pegana”, uno dei libri più importanti, ma purtroppo meno conosciuti, della letteratura fantastica. Lo stile sognante e carico di aggettivi, che caratterizza molti scritti della letteratura fantastica di inizio XIX secolo, è proprio figlio degli “Dei di Pegana”. Ritroviamo questa forma espressiva anche tra le Dreamland di Lovecraft, nei racconti del Silmarilion e lungo terre di Earthsea (Terramare in italiano) di Ursula Le Guin. Robert Howard. l’autore di Conan, annovera Lord Dunsany tra i propri poeti preferiti di sempre.

A proposito di Lord Dunsany, Lovecraft scrisse: “La sua ricchezza di linguaggio, il suo punto di vista cosmico, il remoto mondo del sogno e il suo squisito senso del fantastico, mi attraggono più di qualsiasi altra cosa nella letteratura moderna.”

Negli Dei di Pegana, Lord Dunsany esalta il sense of wonder, per suscitare un fiabesco stupore nei lettori, trasportandoli in lande oniriche e mitologiche. Diceva Lord Dunsany: “Non scrivo mai di cose che ho visto, ma solo di cose che ho sognato.” 

Le fattezze degli elfi, come oggi le conosciamo, non sono state generate dalla penna di Tolkien, ma da quella di Lord Dunsany che, nel suo “La figlia del re degli elfi”, manipola l’aspetto dell’elfo di folklore germanico, plasmandolo nelle conosciute sembianze moderne.

Nonostante la prosa di Lord Dunsany fosse barocca e ampollosa, e nonostante lui scrivesse solo con la sua inseparabile penna d’oca, era l’opposto di quel cliché che vuole gli autori romantici come timidi, emaciati, cagionevoli di salute e per questo spesso intabarrati in pesanti indumenti. Lord Dunsany era un uomo d’acciaio, un gigante di due metri, in grado di impugnare una pistola e centrare una mela a 25 metri di distanza. La sua abilità con le armi da fuoco lo portò a partecipare ai campionati Irlandesi di tiro a segno e a vincerli! 

Volontario nella Prima Grande Guerra, diventa un ufficiale del quinto battaglione degli Inniskilling, i reali fucilieri irlandesi: un reggimento di fanteria specializzato nei conflitti a fuoco di precisione, che agisce come costola delle armate britanniche.

É la settimana di Pasqua del 1916: mentre Lord Dunsany è in licenza presso il proprio castello, viene a conoscenza della rivolta in atto a Dublino, scatenata dai militanti irlandesi repubblicani che si battono per ottenere l’indipendenza dal Regno Unito. Da militare qual è, Lord Dunsany si precipita a Dublino per contrastare la ribellione. Ma un uomo così non può “solo” precipitarsi a Dublino: giunto presso le banchine del porto, a bordo di un’auto blindata, s’imbatte in una schiera di ribelli repubblicani, che da dietro una barricata di botti di legno, prendono a sparare verso l’auto. Lord Dunsany si getta dal mezzo e striscia sulla strada, mentre i proiettili sibilano sopra la sua testa. Durante il conflitto a fuoco, si trascina per cercare un’abitazione presso cui ripararsi, ma un proiettile rimbalza a terra e gli frantuma la mascella, piantandoglisi in volto. 

Lord Dunsany viene fatto prigioniero. I carcerieri, impressionati dalla sua freddezza e lucidità, mentre il sangue gli sgorga dal volto fracassato, decidono di non ammazzarlo e lo trasportano all’ospedale. I medici rimuovono con successo il proiettile ma, d’ora in poi, parte delle sue labbra saranno paralizzate.

Tra colpi di pistole e colpi di penna d’oca, per riaversi dalle ferite di guerra, l’immaginazione di Lord Dunsany vola e crea ambientazioni fantastiche, mondi caratterizzati da proprie vicende, propri sviluppi storici, sociali, religiosi e geografici: questo processo generativo influenzerà profondamente l’opera di Lovecraft.

Nel 1919, si imbarca per Boston, per intraprendere il primo dei suoi tour di conferenze letterarie negli Stati Uniti. La sua prima conferenza si svolge il 20 ottobre 1919, presso il Plaza Hotel di Boston. Non ci sono molte persone sedute in sala. In sala si nota però un uomo elegante, magro, che calza occhialini, dal viso allungato e dai capelli impomatati e che raccoglie frenetico appunti in un taccuino: è nientemeno che Howard Phillips Lovecraft. Il maestro di Providence si era recato a Boston per assistere al simposio di Lord Dunsany, in quanto lo considerava il suo vero e proprio modello d’ispirazione. In seguito, Lovecraft commemorò questo evento in una poesia intitolata “Leggendo il Libro delle meraviglie” e scritta nel suo chimerico e fastoso stile che ben conosciamo.

É doveroso ricordare ancora che Lord Dunsany non era quel tradizionale poeta sognante che trascorre le proprie giornate tra le mura d’una torre d’avorio a fantasticare vano. Dunsany era un uomo d’una risolutezza granitica: nel 1921, durante la guerra d’indipendenza irlandese, durante i rastrellamenti dei militari britannici nell’area di Dublino, un interessante arsenale da guerra fu scoperto nel castello del nostro eroe, fattaccio che gli costò il processo davanti alla corte marziale. Nel suo castello furono ritrovati: numero due fucili a canne mozze e doppia canna, numero due fucili da caccia, quattro pistole lanciarazzi, una pistola automatica e un’inenarrabile quantità di proiettili e cartucce.

In seguito a questo episodio, Lord Dunsany ridusse temporaneamente la produzione di racconti, concentrandosi sulle opere teatrali, sui romanzi e sulle poesie. Ai tempi, la sua poesia, oggigiorno poco conosciuta, divenne così nota al punto da essere citata nientepopodimeno che dal protagonista del romanzo “Di qua dal paradiso” di Francis Scott Fitzgerald, uno dei più grandi autori americani… l’autore de “Il grande Gatsby”, per capirci.

Nel 1924, Lord Dunsany pubblica “La figlia del re degli elfi”, una pietra miliare della narrativa fantastica. Il sottotitolo del libro descrive perfettamente la grande tematica che è a capo delle sue opere: il sottotitolo recita “Alla ricerca del confine invisibile che separa il magico dall’umano e dall’incanto quotidiano”. 

E per superare questo invisibile confine, Lord Dunsany si avventura nella lontana terra di Erl, un mondo dove immanente e magico convivono con equilibrio. É proprio il tema dell’abbandono delle lande sicure, dei villaggi e dei boschi inglesi, l’avventura verso terre fantastiche, che caratterizzerà anche l’epica missione de “Il signore degli anelli”. 

Ecco quindi le radici del fantasy moderno, eccole ancorate in una prosa poetica e contemplativa, dal gusto vittoriano, che fa da ponte tra Romanticismo e Modernismo e che tanto influenzò Lovecraft per il suo Ciclo dei Sogni.

L’abilità di Dunsany era tale che si dice non abbia quasi mai riscritto nulla: tutto ciò che pubblicava fu sempre una prima bozza. Grande ispirazione traeva dalle proprie battute di caccia: quando rincasava al proprio castello, narrava alla propria servitù raccolta le trame di storie che la caccia gli aveva evocato.

Lord Dunsany fu il poeta guardiano di quella leggendaria soglia che separa il magico dal reale, che si apre e si chiude per permettere agli autori di letteratura fantastica di varcare il confine della materialità. 

Ma la seconda guerra mondiale strappa il poeta dal suo ruolo di guardiano dell’immaginario e lo getta di nuovo nel caos della vita reale: Lord Dunsany si arruola nell’Irish Army, la fanteria d’esercito irlandese e presta successivamente servizio nella British Home Guard Britannica, una gigantesca organizzazione di difesa volontaria, fondata per raccogliere e accogliere i volontari, altrimenti non inquadrabili nelle forze armate o perché troppo giovani o perché anziani. Anziani: forse non vi rendete conto dell’immensità di spirito di Lord Dunsany… quando imbracciò il fucile per servire la Home Guard Britannica, aveva più di sessantanni! Lo scopo della Home Guard era quello di agire come forza di difesa ulteriore, in caso d’invasione da parte dei Nazisti. Lord Dunsany fu particolarmente attivo nella contea del Kent, l’area inglese più bombardata. 

La sua grandezza come scrittore lo portò a essere contemplato da autori del calibro di George Bernard Shaw, Orson Welles e Rudyard Kipling. Borges, il “quasi” premio Nobel per la letteratura, volle includere nella sua collana dedicata al fantastico il racconto di Lord Dunsany “Il paese dello Yann”. Vincent Price, uno dei più grandi attori americani, prestò la propria voce per creare una raccolta di audioracconti di Lord Dunsany.

Nel 2008, esce nei cinema “Dean Spanley”, un film tratto dal romanzo di Lord Dunsany “My talks with Dean Spanley”. Il film vanta tra i propri attori nientemeno che Peter O’ Toole e Sam Neill.

Lord Dunsany fu membro della Royal Society of Literature, l’accademia nazionale britannica della letteratura. Fu presidente della Authors’ Society: il sindacato inglese che tutela gli autori professionisti del Regno Unito. Fu anche presidente onorario della prestigiosa Shakespeare Reading Society, una delle più antiche accademie teatrali shakespeariane. Oggi, la presidenza della Shakespeare Society è in mano alla storica attrice britannica Judy Dench.

É il 1957 e mentre il nostro superuomo, all’onorevole età di 79 anni, sta intrattenendo in un sontuoso pranzo il conte e la contessa della contea di Fingall, viene sopraffatto da terribili fitte che gli dilaniano l’addome. É un attacco di appendicite acuta, perché l’unico subdolo stratagemma che il destino ha per abbattere un guerriero come Lord Dunsany, è di pugnalarlo d’improvviso, mentre questi ha la guardia abbassata. 

Il 25 ottobre del 1957, Lord Dunsany Edward John Moreton Drax Plunkett, diciottesimo barone della contea Irlandese di Meath, abbandona con onore la terra dei mortali. Lord Dunsany può finalmente salpare verso le lontane terre degli elfi; e lo fa donandoci un’eredità costituita da decine di romanzi, poesie e racconti che hanno contribuito a rendere immortali le sue parole, così cariche di suggestione e d’imperturbabile bellezza, che ancora oggi, a distanza di decenni, risplendono come veri gioelli in un mare di imitazioni posticce e verbose, a cui purtroppo la letteratura fantasy moderna ci ha abituato.

Gli Dei di Pegana

Gli Dei di Pegana di Lord Dunsany

Gli Dei di Pegana è un libro di Lord Dunsany scritto nel 1905: la critica lo giudicò favorevolmente, in particolare come opera atipica nel genere fantastico.

La storia costituisce un tentativo dell’autore di creare un proprio Olimpo di divinità originali connesse tra loro, ciascuna con una propria personalità e un potere oltre l’umana comprensione.

L’opera è stata in genere lodata come una meravigliosa creazione di una cosmologia aliena. Secondo S.T.Joshi, Dunsany si è spinto oltre quanto fatto da chiunque altro prima di lui nel campo del fantasy: inventare un’intera cosmogonia. Dunsany riempie tale mondo delle sue concezioni filosofiche – ai tempi leggeva Nietzsche – moderne e persino radicali.

Il libro contiene una serie di storie breve connesse tra loro dagli dei di Pegana, un pantheon di divinità fittizie che dimorano a Pegāna .Inoltre contiene una serie di illustrazioni realizzate da Sidney Sime, i cui originali sono visibili nel Castello Dunsany.

In un intervista l’autore spiegò che aveva cercato con quest’opera <<di spiegare l’oceano e la luna, e che non sapeva se altri lo avessero tentato in passato>>.

Più che un romanzo lo si potrebbe vedere come una sorta di testo religioso fantasy che descrive caratteristiche e moralità di queste originali divinità.

Gli dei di Pegana sono esseri sinistri, folli, ma anche tremendamente sciocchi.

Alcune ulteriori storie sono raccolte in “The Sword of Welleran and Other Stories“ e in “Time and the gods”.

Il libro ci spiega che, prima che esistessero gli Dei dell’Olimpo, MANA-YOOD-SUSHAI fece gli dei e poi si riposò.

Nessuno può pregare MANA-YOOD-SUSHAI ma soltanto gli dei che lui ha fatto.

Ma alla fine MANA-YOOD-SUSHAI si dimenticherà di riposare, e rifarà nuovi mondi, e distruggerà gli dei che egli ha fatto.

Dei e mondi periranno, e rimarrà soltanto  MANA-YOOD-SUSHAI.

Il suo battitore Skarl ha il compito di tenerlo addormentato suonando il tamburo. Se si dovesse fermare per un istante,  MANA-YOOD-SUSHAI si desterebbe e tutto cesserebbe di esistere, per essere sostituito da nuovi dei e da nuovi mondi.

Questa somiglianza con Azathoth, il capo degli dei esterni di Lovecraft, non è passata inosservata. Robert M. Price sosteneva che Mana-Yood-Sushai fosse un’ispirazione diretta di Azathoth. Nel supplemento per il GDR Il richiamo di Cthulhu, Malleus Monstrorum, viene in effetti indicato come un avatar di Azathoth.

Nel libro vengono presentati oltre a Mana-Yood-Sushai un gran numero di piccoli dei. Ne elenco solo una piccola parte a titolo di esempio.

  • Kib, l’origine della vita di tutti i mondi, il dio delle bestie e degli uomini
  • Sish: dio del tempo e distruttore delle ore
  • Slid, dio delle accque, la cui anima è il mare
  • Dorozhan: il dio  del destino, i cui occhi guardano la fine
  • Sirami, Signore dei dimenticati
  • Mosahn, l’uccello del destino

Trogool è l’essere misterioso posto al polo sud del cosmo, il cui compito consiste nello sfogliare le pagine di un grande libro, lo Schema delle Cose. Le pagine completamente scritte sono nere  – rappresentano la notte – e quando ciascuna viene voltata, la pagina bianca rappresenta  un nuovo giorno. Trogool non ascolta mai chi lo invoca, e le pagine voltate non tornano più al punto di partenza.
E con questo è tutto. Ti invito, se non lo hai già fatto, a riscoprire “Il libro delle meraviglie e altre fantasmagorie” e la fenomenale prosa fantastica di Lord Dunsany.

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