Ben ritrovati in un nuovo approfondimento!
In questo video di Google Webmasters, Martin Splitt (Google Developer Advocate) e Glenn Gabe (Digital Marketing Consultant, G-Squared Interactive) parlano della migrazione di un sito web dal punto di vista della SEO, affrontando diverse false credenze sull’argomento.
A seguire trovi la spiegazione di quanto viene esposto in questo video in inglese.
Migrazione SEO di un sito web – I falsi miti
Secondo Splitt, se in una migrazione di un sito da un dominio a un altro si provvede a mantenere inalterata la struttura degli URL e tutti i contenuti, non si dovrebbe avere un calo di traffico. Questo se ci troviamo di fronte a una migrazione “pulita”.
Man mano che si fanno altre attività, tuttavia le cose si complicano.
Se qualcosa cambia, Google ha il bisogno di scansionare di nuovo.
Quando si tratta di unire due siti in uno solo, non è una situazione molto facile, siccome 1+1 non fa 2. Quando si fa confluire due siti in uno nuovo non si tratta soltanto di uno spostamento, ma si crea un nuovo portale che è la somma di due siti a se stante. Quindi non è semplicemente uno spostamento ma la creazione di un nuovo sito. Qualche volta la base rimane immutata, altre volte compaiono nuovi contenuti dal nulla,
Potenzialmente, Google ri-scansionerà i contenuti, a seconda di quanto è grande il sito, di come è la sua struttura, dal fatto che si crei una nuova sezione oppure se i contenuti vengono mescolati. Dipende molto da come viene attuata la migrazione nel caso specifico.
Quando c’è una migrazione di un sito (cambio di nome di dominio) Google ha bisogno di capire se si trova a che fare con il sito che conosceva in precedenza, e ricevono segnali esterni che rimandano al nuovo sito. Se capisce che c’è un redirect – e non un redirect isolato.

Google provvede a scansionare per verificare se c’è una corrispondenza uno a uno, perciò dopo una migrazione si può assistere a un incremento di attività di crawling.
La velocità con cui avviene la scansione, dipende. Se il sito ha un grande crawl budget, ciò può avvenire in maniera relativamente veloce, un giorno o una settimana.
Gabe chiede se quando c’è un cambio di dominio, Google avvia qualche processo per rivalutarne il valore. Se hai una pagina di alta qualità, ma che non sai che resterà così per sempre, non è la fine di tutto. Se hai un contenuto esile o di scarsa qualità, e procedi a migliorarlo, Google ne rivaluterà la qualità, Ciò avviene continuamente.
Quando cambia la struttura di un sito, Google non è certa che la qualità rimanga invariata. Perciò, come al solito, provvede a valutarne la qualità.
Se avviene un cambio di posizionamento dopo una migrazione e un update, è arduo stabilire che il cambio di algoritmo sia collegato, siccome le cose mutano in continuazione.
Con lo strumento di cambio indirizzo Google sa che la modifica di URL non è dovuta a un errore o a una decisione momentanea. Quando Google esamina un sito raccoglie per ogni pagina una serie di informazioni (se ha l’HTPs o no, quanto è veloce, se il contenuto è buono ecc.): si tratta di centinaia di fattori, una parte dei quali influenza anche il ranking.
Si tratta in pratica di quello che facciamo noi tutti quando valutiamo un locale, cioè prendiamo una serie di aspetti di riferimento e sulla base di quelli ne valutiamo il valore.
Se un locale si trasferisce, evidentemente ne prendiamo nota e mutiamo le nostre considerazioni su di esso. Fino a quando non lo visitiamo nella nuova ubicazione non sappiamo se ci piacerà oppure no,
A un certo punto Glenn Gabe chiede a Splitt cosa farebbe lui se dopo una migrazione un sito perdesse qualcosa come il 50% del suo traffico.
Prima di tutto, occorre comprendere per quale ragione qualcosa è andato storto. Bisogna fare una diagnosi e scoprire se Google sta scansionando non abbastanza in profondità e non capisce che si tratta di redirezioni.
E cosa succede con i contenuti bloccati dall’inizio dal robots.txt? Se hai una ragione per non farli scansionare, Splitt non vede perché una migrazione dovrebbe cambiare le cose.
Siccome dopo una migrazione possono intervenire tanti fattori che incidono sul cambio del posizionamento, Splitt consiglia di svolgere un passo per volta in modo da identificare con maggiore chiarezza quali possono essere le cause alla base delle variazioni.
Gabe domanda se dal punto di vista di Google c’è qualcosa che lo porta a pensare che un cambio di dominio di default sia una cosa buona o cattiva. Martin risponde che con il trasferimento si possono perdere dei fattori che Google utilizza per valutare un sito ma in teoria, ciò che era cattivo rimane cattivo e il contrario.
Migrazione SEO di un sito – I suggerimenti
- Controllare che vengano reindirizzate tutte le risorse, comprese le immagini.
- Controllare i log dei server del vecchio sito.
- Aggiornare l’indice delle immagini.
- Continuare a monitorare la situazione da Google Search Console