Ben ritrovati su questi lidi!
Oggi ho il piacere di spendere qualche parola a proposito del libri “Io mi libro” di Alessandro Pagani” e “500 Chicche di riso” edito 96, rue de-La-Fontaine Edizioni.
I libri sono una raccolta di numerosi giochi di parole, ideale per passare il tempo quando si è sotto l’ombrellone e si cerca qualcosa di non troppo impegnativo.
Le battute sono rapide e simpatiche, come le seguenti:
Lite tra boscaioli scoppiata su Twitter. Ucciso a colpi d’#
“Maresciallo, vuole l’infuso?” – “No grazie, thè niente” – “Maresciallo, io sono colonnello”.
“Mi faccio un infuso alle erbe” – “Tisana?” – “Speriamo”.
Io mi libro – Dati edizione
- Editore: 96 rue de-La-Fontaine Edizioni
- Autore: Alessandro Pagani
- Anno edizione: 2018
- Pagine: 78 pagine
500 chicche di riso – Dati edizione
- Editore: 96 rue de-La-Fontaine Edizioni
- Autore: Alessandro Pagani
- Anno edizione: 2019
- Pagine: 116 pagine
Io mi libro e 500 Chicche di riso – Recensione
I due libri sono una raccolta di 500 battute e giochi di parole tra l’arguto e il surreale.
L’autore mette in luce le ambiguità che nascono nei termini di uso quotidiano con una sfilza di simpatici giochi linguistici. Le battute generano spesso effetti paradossali di cui il lettore si rende conto soltanto arrivato alla fine del periodo.
Il libro è un buon modo per ritagliarsi un sorriso riflettendo sulle ambiguità della nostra lingua, per spezzare la monotonia della vita quotidiana con qualcosa di divertente.
Le battute sono divise in varie categorie: giochi di parole, ossimori, titoli di libri da portare in vacanza, indizi per riconoscere una giornata no, e via dicendo.
Ogni battuta finisce con un gioco di parole o un’affermazione che ribalta o cambia il senso della parte precedente, divertendo il lettore per l’arguzia dell’accostamento.
Completa il tutto “Piccolo racconto onirico”, un racconto onirico a tema ali (ALI ricorre molto anche nei giochi di parole).
Personalmente, trovo che questi libri siano diversi dalle solite raccolte di barzellette. Lo scopo sembra essere quello di spingere i linguaggio alle proprie massime potenzialità per generare un leggero straniamento nel lettore dall’interpretazione dei termini.