É meglio avere tanti o pochi contenuti per la SEO? – I falsi miti (Google Webmasters)
SEO Interviste SEO, Seo copywritingBen ritrovati su questi lidi.
Oggi andrò a tradurre un nuovo video della rubrica SEM Mythbusting di Google Webmasters su Youtube. Oggi Martin Splitt (Developer Advocate di Google) discute con Lily Ray (SEO Director di Path Interactive) se realizzare più contenuti sia un bene o un male per la SEO.
Lily Ray riporta che molte società che avere molti contenuti sia un bene per la SEO siccome aiuta a posizionarsi per una più ampia varietà di keyword. Perciò finiscono per produrre un nuovo post ogni settimana. Per questa ragione si ritrovano tra le mani con moltissimi contenuti, a prescindere che servano loro davvero o meno.
Oltre quale livello un gran numero di contenuti si possono considerare davvero in grado di apportare dei benefici?
La nostra funzione di web publisher consiste nel fornire informazioni ai nostri utenti. Quanti contenuti servano dipende dal genere di argomento trattato dal portale: es. se tratta soltanto un dato prodotto, non c’è molto da trattare oltre una data soglia.
Se però hai un prodotto molto versatile che viene utilizzato in diversi modi dai clienti, in tal caso potrai affrontare il topic da diversi punti di vista.
Negli altri casi invece basta anche un contenuto sottile per rispondere all’esigenza informativa in questione: eccedere nella produzione di contenuti sullo stesso argomento già approfondito porta a consumare risorse di crawling su un versante non performante a livello di risultati (se escludiamo l’amore in sé per sé di realizzare contenuti).
Avere un blog spinge a ottenere di per sé un qualche genere di miglioramento del ranking
Martin risponde che non lo fa necessariamente. Se il sito e/o il blgo riguardano un qualcosa in continuo mutamento, in quel caso la produzione continua di contenuti aiuta gli utenti a restare aggiornati su di esso. Tali contenuti aiutano gli utenti che non sanno che cosa facciamo a desumerlo dai continui aggiornamenti.
La produzione di contenuti in sé per sé tuttavia non aiuta a migliorare il posizionamento.
Ciò che aiuta a posizionarsi meglio è strettamente fornire risorse utili agli utenti. Aggiornare continuamente i contenuti a prescindere dal valore che effettivamente apportano agli utenti non aiuterà ai fini del ranking.
Lily chiede. Se abbiamo un vecchio contenuto, dobbiamo provvedere ad aggiornarlo comunque oppure soltanto quando qualcosa di rilevante è cambiato?
Martin risponde che se qualcosa di rilevante è cambiato, sicuramente facciamo bene ad aggiornare la pagina. Se non si tratta di modifiche apprezzabili, puoi verificare se è il caso di realizzare nuovi contenuti su diversi ambiti freschi, da cui linkare le altre pagine, in modo da fornire altri materiali utili per gli utenti.
Puntiamo appunto a mantenere gli utenti nel sito fornendo loro risposte alle loro esigenze.
C’è un modo che Google adotta per segnalarci che abbiamo troppo contenuto, o che quello che abbiamo non rende quanto dovrebbe?
Le statistiche di crawling non sono il luogo giusto per trarre tali supposizioni. Anche se Google non scansiona non significa che un contenuto sia di scarsa qualità, oppure che sia buono se lo scansiona spesso.
Possiamo servirci invece dei report in Google Search Console.
Se hai molte impressions ma pochi click, potresti volere cambiare qualcosa a riguardo dei contenuti.
Se ottieni molti click ma da Google Analytics vedi che non hai molti riscontri, potresti chiederti: il problema può essere del traffico oppure del contenuto?
Dobbiamo pensare dalla prospettiva dell’utente: è felice di trascorrere del tempo su di esso? Vuole impiegare qualcosa come 27 minuti per leggere una pagina fino in fondo? La chiave è sempre il gradimento dell’utente.
Se del contenuto non sta necessariamente producendo buoni risultati, potrebbe incidere sull’autorevolezza del sito agli occhi di Google?
Dipende dalla ragione per cui il contenuto non performa bene.
Se è un contenuto esile o spammoso, può un può nuocere, fa consumare a Google risorse di crawling. Di certo hai l’interesse a rimuovere contenuti spammosi se possono portarti azioni manuali o penalizzazioni.
Bisogna valutare caso per caso se conviene modificare o eliminare un contenuto.
Cosa conviene fare alle società che hanno un help center che risponde a domande specifiche, ma solo per un paio di domande per pagina e un totale di 500 pagine?
Tali pagine potrebbero essere trattate come contenuti esili. Martin suggerisce di raggrupparle e strutturarle in modo significativo (es. una categoria di prodotti). Possiamo raggrupparle ad esempio sotto Risoluzione problemi oppure Domande operative, in modo da ottenere un minor numero di pagine ma più dense.
Potremmo avere ad esempio:
- una domanda
- una domanda simile
- una domanda connessa strettamente alla precedente
Queste tre si possono accorpare in una sola pagina, riducendo così lo spazio da scansionare per Google e aumenta le correlazioni tra più argomenti
Il numero di parole di un contenuto è un fattore di posizionamento?
Il numero di parole non è un fattore di ranking.
Se puoi rispondere a una domanda in 50 parole, va bene, così come se te ne servono 2.000. Dipende dalle esigenze dell’argomento in questione.
Se vedi però che stai ripetendo gli stessi concetti più volte, forse devi fare qualcosa.
Se invece scrivi un contenuto di 500 parole mentre i tuoi concorrenti ne sfiorano le 4000, può essere un modello da seguire così come non esserlo.
Possiamo dividere un contenuto in più stringhe di informazioni concepite per rispondere alle determinate esigenze degli utenti, in modo da non tornare più volte sugli stessi ambiti.
Quale è il criterio per verificare se un contenuto è spammoso (ad esempio le pagine dei servizi locali che sono identiche per più città)?
Si tratta di una situazione spinosa. Se ricorri a del contenuto generato automaticamente, e per le persone funziona, allora può andare, specialmente per quelle località che hanno dei servizi differenti e se hai abbastanza informazioni da comunicare dietro.
Se invece più pagine comunicano strettamente la stessa cosa, si possono considerare l’una la copia dell’altra e mettere in noindex. Google può deindicizzarne una poi non c’è molto altro da fare.
Se le informazioni sono buone e differiscono di posto in posto, può funzionare.
In che modo Google determina se un contenuto è duplicato dell’altro?
Martin non è certo di quale sia la soglia per rientrare in questo caso. Google utilizza varie metriche, come il fingerprint, per appurare se due contenuti sono sostanzialmente identici.
Se abbiamo ad esempio due descrizioni di prodotti, una in tedesco e una in tedesco svizzero, che differiscono solo per certe declinazioni, ma il prezzo è differente così come poche altre parole, allora Google li considera uguali.
Google ne indicizza soltanto una versione ma (anche aiutandosi con l’hreflang) ne mostrerà la versione più indicata a seconda della provenienza dell’utente.
Hreflang aiuta a distinguere i contenuti sulla base delle diverse regioni e a fornire la giusta risorsa in base al dialetto prescelto se vi sono più opzioni.
Occorre creare una nuova pagina per ogni anno nel quale si affronta uno stesso argomento?
Lily Ray chiede cosa Splitt consiglia a coloro che nel proprio business trattano principalmente lo stesso argomento nel corso degli anni (come la cura della pelle nel 2017, 2018 e 2019): in quel caso conviene avere un unico contenuto aggiornato oppure uno per ogni anno in questione?
La risposta è DIPENDE (wow!)
Dipende se nel caso in questione abbiamo una modifica incrementale dell’argomento in questione (trattamenti della pelle) o se essenzialmente esso rimane invariato nel corso del tempo.
Martin consiglia di mantenere lo stesso contenuto nella pagina esistente, aggiornandola per cercare di riposizionarla. Non consiglia di creare una nuova pagina per ciascun anno se gli argomento sono molto simili, siccome potrebbe passare per contenuto duplicato e finire per essere canonicizzati rispetto a un solo di loro (a prescindere dalle impostazioni del rel canonical).
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