Older Gods: storia e finale spiegati dell’horror lovecraftiano

Older Gods: finale spiegato

Oggi ci immergiamo in un viaggio inquietante che farà tremare le nostre fondamenta esistenziali, parlando di un gioiello indipendente che ha saputo catturare l’essenza stessa della paura Lovecraftiana: Older Gods.

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Questo film del 2023, diretto e scritto dall’incredibile David A. Roberts, che ci porta la sua prima opera lungometraggio dopo una carriera passata a dirigere migliaia di spot pubblicitari. Immaginate, con un budget relativamente contenuto, circa 500.000 dollari, e girato in condizioni di isolamento nel paesaggio mozzafiato ma aspro del Galles, nello Snowdonia, Roberts e la sua Wagyu Films ci hanno regalato un’esperienza che va oltre il semplice spavento. È un vero e proprio viaggio nella mente, un horror psicologico che si fonde con il cosmo, un’indagine sull’insignificanza umana di fronte a potenze antiche e incomprensibili. È l’epitaffio della solitudine e della colpa, ambientato in una cornice che è tanto bella quanto minacciosa.

Older Gods: la trama

La storia ci presenta Chris Rivers, un uomo affranto dal dolore e divorato dal senso di colpa per la morte del suo amico d’infanzia, Billy Duffy. Billy è stato ritrovato senza vita in un cottage isolato nel Galles, accusato di molteplici omicidi prima del suo presunto suicidio. Chris, spinto da un disperato bisogno di capire e di scagionare il suo amico, lascia la moglie incinta e si reca proprio in quel cottage. Non sa che sta per precipitare in un baratro.

Appena arrivato, Chris scopre una cartella piena di segreti e videocassette lasciate da Billy, che documentano la sua indagine su un culto globale e apocalittico. Questo culto venera un’entità antica e terrificante chiamata “L’Origine”, un essere che si dice abbia sognato la nostra stessa esistenza e che, una volta risvegliato, consumerà tutto. L’accettazione della sua esistenza porta alla follia e alla morte, e i suoi seguaci si sacrificano con gioia. Fin da subito, Chris è perseguitato da un’ombra inquietante, il Guardiano, una figura ammantata che sembra osservarlo costantemente.

Il film ci trascina in un vortice di eventi sempre più surreali e terrificanti. Chris sperimenta strani fenomeni: inspiegabili irruzioni, branchi di uccelli che cadono morti dal cielo (un’immagine potentissima!), e persino persone dagli occhi vitrei che lo implorano di essere squartate. Una delle scene più agghiaccianti è un incubo in cui Chris vede un pianeta sconosciuto e sente una voce demoniaca pronunciare la frase chiave del culto: “Apri la porta e illumina la via. Io sono dall’altra parte.”

Billy, attraverso le sue registrazioni, rivela che il culto ha un’influenza mondiale e che lui e il suo team stavano cercando di fermarlo. La sua infanzia difficile, segnata da un padre violento, lo aveva reso vulnerabile, un bersaglio perfetto per le “benedizioni” manipolatrici dell’Origine. La colpa di Chris diventa la sua debolezza, un varco per il Guardiano che tenta di reclutarlo nell’esercito del culto, desideroso di aprire la porta al risveglio dell’Origine.

Chris inizia a perdere il contatto con la realtà, arrivando a fare una falsa telefonata alla moglie per bruciare i ponti e persino a tagliare un uomo con un machete. Questa discesa nella depravazione lo fa interrogare sulla vera natura di Billy: e se anche lui, sotto l’influenza dell’Origine, avesse massacrato la sua squadra?

Nonostante tutto, Chris mostra una resistenza incredibile, ispirato dall’esempio di Billy, che si era rifiutato di diventare una macchina assassina al comando dell’Origine. Dopo aver chiamato la polizia, solo per trovarsi il Guardiano alla porta, Chris si ritrova in una giungla con il leader del culto, che lo spinge a uccidere due persone che ripetono incessantemente “Apri la porta, illumina la via”. Questi individui sono pronti a morire per la salvezza. Ma Chris si rifiuta.

Tornato al cottage, il leader del culto rivela a Chris che Billy era, in realtà, parte del culto. Questa rivelazione getta Chris in un profondo sconforto. Gli viene detto che Billy era il “prescelto” e che ora tocca a Chris seguire le sue orme, diventando a sua volta il prescelto per liberarsi del suo senso di colpa. Ma se si fosse rifiutato, lui, sua moglie e il figlio non ancora nato sarebbero stati uccisi.

Older Gods: la trama

Nel caos e nel buio, Chris colpisce e uccide un uomo misterioso e sviene. Al risveglio, sente messaggi vocali nella sua stessa voce, scoprendo che il leader del culto aveva manipolato le sue registrazioni per distruggere il suo rapporto con la famiglia. È a questo punto che il leader, togliendosi la maschera, confessa la verità: Billy era innocente. Si era rifiutato di piegarsi al culto e per questo era morto. Chris è sollevato, ma la sua battaglia non è finita. Gli viene ancora chiesto di servire il culto.

Il finale di Older Gods è, come ogni buon horror Lovecraftiano, profondamente ambiguo e inquietante. Stanco di tutto, Chris si pugnala. In un limbo suggestivo, incontra Billy. È un momento toccante, di riconciliazione e orgoglio. Ma Chris non può restare, deve tornare indietro per suo figlio. E così, si risveglia in un letto d’ospedale, vivo. Sua moglie, che non ha creduto alle false chiamate, lo ha perdonato. Sembra un lieto fine, ma è qui che il vero orrore Lovecraftiano colpisce. Un uccello nero cade a terra nella stanza, un presagio sinistro. Chris nota qualcosa di inquietante nel letto accanto e si spaventa. E l’ultima inquadratura? Il leader del culto, di nuovo nel bosco, che ripete la frase “Apri la porta, illumina la via”, mentre lo schermo svanisce nel nero.

Il finale di Older Gods spiegato

Che significa tutto questo? Le possibilità sono terrificanti. Forse il culto è ancora potente, e si è semplicemente spostato su un’altra vittima. Forse l’Origine si risveglierà comunque, portando alla fine del mondo. O, nella teoria più cinica e affascinante, Billy stesso, in qualche modo, faceva parte di un piano più grande. Forse il suo suicidio era inteso a spingere Chris su quella strada, e quando il piano è stato interrotto, ha convinto Chris a tornare per aprire “più porte”. È un finale che ti lascia a bocca aperta, senza risposte definitive, proprio come Lovecraft avrebbe voluto. Il protagonista è “scampato”, ma lo è davvero? Questa ambiguità, che alcuni critici hanno erroneamente interpretato come una mancanza di risoluzione o una storia “senza senso”, è in realtà una caratteristica intrinseca dell’orrore Lovecraftiano, dove la totale comprensione spesso porta alla pazzia o alla distruzione, e le risposte definitive sono raramente concesse

L’influenza di Lovecraft permea ogni fotogramma di questo film. Non si tratta solo di “mostri giganti” o “jumpscares” (che qui sono rari e sottili, ma d’impatto, come la scena dell’incubo). È la paura primordiale dell’ignoto, la sensazione di insignificanza totale di fronte a entità cosmiche che trascendono la comprensione umana. È la discesa nella follia causata dalla conoscenza proibita. Il film esplora il nichilismo insito in Lovecraft, dove la resistenza è un atto eroico ma forse vano.

I Miti di Cthulhu in Older Gods

Roberts riesce a tradurre la “descrizione pura” di Lovecraft in un’esperienza visiva, anche se alcuni potrebbero dire che gli effetti visivi siano “troppo” presenti, rispetto al suggerimento implicito. Ma la cinematografia di Shaun Bishop è mozzafiato, dalle vedute del Galles ai paesaggi onirici cosmici, costringendo Chris (e noi) a confrontarsi con la sua piccolezza. E a differenza di Lovecraft, che spesso trascurava i suoi personaggi, qui Chris e Billy sono personaggi a tutto tondo, le cui motivazioni sono comprensibili e il cui dolore è palpabile, grazie anche all’eccezionale interpretazione di Rory Wilson.

Per molti, Older Gods è una “esperienza lovecraftiana ideale”, che eccelle nel narrare le “profanità e le entità cosmiche” senza doverle mostrare esplicitamente, lasciando molto all’immaginazione dello spettatore. Questa scelta di “dire tutto” attraverso la narrazione di Billy, piuttosto che “mostrare tutto”, è stata vista come un punto di forza.

Older Gods è un tributo fedele ma personale all’orrore Lovecraftiano. Ci ricorda che la vera paura non risiede nei mostri visibili, ma nella comprensione che l’universo è vasto, indifferente e abitato da cose che non possiamo nemmeno immaginare. E che a volte, la vera battaglia è mantenere la propria umanità quando il cosmo stesso sembra volerla distruggere. È un film che, anche se non inventa nulla di nuovo, lo fa con tale maestria che ti entra nella pelle e ti costringe a riflettere. Quindi, se siete pronti a guardare nel vuoto e a lasciarvi tormentare dalle domande, aprite la porta e illuminate la via! Non ve ne pentirete, o forse sì… nel modo più Lovecraftiano possibile.

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