Cos’è l’intento di ricerca
L’intento di ricerca, noto anche come search intent o user intent, rappresenta il motivo principale che spinge un utente a effettuare una ricerca online. Si tratta di un elemento cruciale per chi si occupa di SEO, poiché consente di allineare i contenuti alle aspettative degli utenti e di soddisfare al meglio le esigenze degli algoritmi di ranking.
Leggi tutto: Guida all’Intento di Ricerca per la SEOComprendere l’intento di ricerca è un requisito essenziale per realizzare contenuti che siano in grado di rispondere alle necessità del nostro pubblico tipo, in modo da posizionarci sui motori di ricerca e ampliare la visibilità del proprio brand rispetto al target individuato.
Quali tipologie di intento di ricerca esistono?
Le principali categorie di intento di ricerca possono essere suddivise in quattro tipologie, ognuna delle quali riflette uno specifico obiettivo dell’utente:
- Informativo
L’utente cerca informazioni su un determinato argomento, senza un intento immediato di compiere un’azione. Esempi includono “cos’è il content marketing” o “come fare il backup di un iPhone”. Questa tipologia richiede contenuti approfonditi, come guide, articoli e FAQ, che rispondano in modo esaustivo alla domanda dell’utente. - Navigazionale
L’utente intende raggiungere una pagina specifica o un sito web conosciuto. Query come “login Amazon” o “Instagram” rientrano in questa categoria. Per soddisfare questo intento, è fondamentale che il sito sia facilmente rintracciabile e ben ottimizzato in termini di struttura e URL. - Commerciale o investigativo
L’utente sta valutando opzioni prima di compiere una decisione d’acquisto. Ad esempio, “migliori smartphone 2024” o “recensioni tablet economici”. In questo caso, contenuti comparativi, recensioni e pagine con descrizioni dettagliate dei prodotti possono influenzare positivamente il comportamento dell’utente. - Transazionale
L’utente è pronto a compiere un’azione, come acquistare un prodotto o iscriversi a un servizio. Query come “compra laptop economico” o “abbonamento Netflix” richiedono pagine di atterraggio ben ottimizzate, con call-to-action chiari e informazioni complete.
Cosa rappresenta l’intento di ricerca per la SEO
In ottica SEO, l’intento di ricerca è un elemento centrale per il posizionamento nei motori di ricerca. Google, attraverso i suoi algoritmi, premia i contenuti che soddisfano al meglio le aspettative dell’utente, garantendo al contempo un’esperienza positiva. Questo approccio si riflette in aggiornamenti come l’helpful content update, che penalizza i contenuti creati unicamente per posizionarsi senza aggiungere reale valore per l’utente.
L’intento di ricerca, ovvero l’obiettivo principale dell’utente che effettua una ricerca online, rappresenta uno dei pilastri della SEO moderna. La capacità di interpretare e soddisfare l’intento dell’utente non solo migliora il posizionamento, ma influisce direttamente sull’efficacia complessiva di una strategia digitale.
Miglioramento del ranking
Google ha sviluppato algoritmi avanzati basati su machine learning e ricerca semantica, che analizzano il contesto e il significato di ogni query per determinare quali contenuti siano più rilevanti per l’utente. Questo approccio mira a fornire risultati che rispondano con precisione alle aspettative dell’utente, premiando i contenuti ottimizzati in base all’intento di ricerca.
- Analisi avanzata dell’intento di ricerca: Strumenti come il sistema di ricerca semantica di Google consentono di andare oltre la semplice corrispondenza delle parole chiave, valutando l’intento reale dietro la query. Ad esempio, una ricerca come “ricetta pasta carbonara” privilegerà pagine con istruzioni dettagliate rispetto a contenuti generici.
- Focus sull’utente: Google valuta metriche di soddisfazione, come il tempo trascorso sulla pagina o l’interazione con il contenuto, per determinare se il risultato proposto ha effettivamente soddisfatto l’intento.
Riduzione del bounce rate
Un alto tasso di rimbalzo è spesso sintomo di un contenuto che non corrisponde all’intento dell’utente. Questo accade quando le aspettative create dalla query non sono soddisfatte dal contenuto della pagina.
- Ottimizzazione della pertinenza: Creare contenuti in linea con l’intento dichiarato nella query garantisce che gli utenti trovino immediatamente le informazioni o le soluzioni che cercano. Per esempio, per una query come “migliori strategie SEO”, un articolo che affronta argomenti tangenziali o troppo tecnici potrebbe risultare inefficace se l’utente cerca suggerimenti pratici.
- Impatto sulle metriche: Oltre a migliorare il tempo di permanenza, una maggiore pertinenza riduce la probabilità che l’utente abbandoni il sito, influendo positivamente sulla percezione di qualità del sito da parte di Google.
Miglioramento della conversione
Soddisfare l’intento di ricerca significa anche guidare l’utente attraverso il funnel di vendita, facilitando la transizione da semplice visitatore a cliente.
- Segmentazione delle query: Per le query commerciali, come “miglior hosting per blog”, creare contenuti che confrontano diverse opzioni permette di rispondere ai dubbi degli utenti e indirizzarli verso una decisione d’acquisto.
- Call-to-action mirate: L’inserimento strategico di inviti all’azione che riflettano l’intento della query (es. “Acquista ora” per intenti transazionali) migliora il tasso di conversione.
- Esperienza fluida: Pagine di atterraggio ottimizzate e user-friendly contribuiscono a creare un percorso intuitivo e senza ostacoli per l’utente.
Creazione di contenuti utili per gli utenti
Google, attraverso aggiornamenti come l’helpful content update, premia i contenuti che offrono valore reale agli utenti. Questo richiede non solo di rispondere all’intento primario, ma anche di prevedere risposte a possibili domande correlate. Ad esempio, per una query come “come piantare pomodori”, oltre a spiegare i passaggi, un contenuto efficace potrebbe includere suggerimenti su come prevenire malattie o migliorare la resa.
Costruzione di autorevolezza a vantaggio del brand
I contenuti che soddisfano l’intento di ricerca non solo migliorano il posizionamento, ma consolidano la reputazione del sito come fonte affidabile. Quando un utente trova costantemente risposte pertinenti e utili su un sito, è più probabile che lo consideri autorevole e che torni in futuro.

Come identificare l’intento di ricerca per ottimizzare il contenuto
L’ottimizzazione dei contenuti in base all’intento di ricerca richiede un processo metodico e dettagliato. Non basta identificare le parole chiave più performanti: è essenziale comprendere il motivo dietro ogni query per costruire contenuti che non solo attirino traffico, ma rispondano pienamente alle esigenze degli utenti.
Analisi della SERP
Un primo passo fondamentale è lo studio dei risultati restituiti dai motori di ricerca per una specifica parola chiave. L’analisi della Search Engine Results Page (SERP) offre indizi preziosi sull’intento prevalente.
- Identificazione dei formati dominanti: La natura dei risultati (liste, video, guide, articoli di opinione) fornisce un chiaro segnale del tipo di contenuto preferito da Google per una determinata query. Per esempio, una ricerca come “migliori smartphone del 2024” può evidenziare articoli comparativi e classifiche.
- Analisi dei SERP feature: Elementi come snippet in primo piano, box “People Also Ask”, recensioni e mappe (per intenti locali) aiutano a delineare l’intento. Questi indicano non solo cosa cerca l’utente, ma anche il formato ottimale per soddisfare la sua esigenza.
- Valutazione dei top-ranking: Esaminare i primi risultati in termini di struttura, formato e contenuti permette di capire come allinearsi all’intento e dove migliorare.
Analisi linguistica delle query
Il linguaggio delle query rivela molto sull’intento dell’utente. Anche piccole variazioni nei termini utilizzati possono segnalare differenze significative nel comportamento e nelle aspettative.
- Parole chiave indicative: Termini come “come fare”, “opinioni”, “compra” o “migliori” aiutano a distinguere tra intenti informativi, commerciali e transazionali. Ad esempio, “migliori laptop” suggerisce una ricerca commerciale, mentre “come scegliere un laptop” implica un intento informativo.
- Ordine e struttura delle parole: Anche l’ordine delle parole è importante. Una query come “ricetta pizza fatta in casa” richiede un contenuto pratico e dettagliato, mentre “ingredienti pizza fatta in casa” può indicare la ricerca di un elenco sintetico.
Strumenti per il keyword intent
Tool professionali come SEMrush, Ahrefs e altri sono indispensabili per comprendere e classificare le parole chiave in base all’intento.
- Segmentazione automatica: Molti strumenti includono funzionalità per identificare automaticamente l’intento associato alle keyword, categorizzandole in: informativo, commerciale, navigazionale o transazionale.
- Confronto con il mercato: Questi strumenti permettono di valutare le tendenze di intenti rispetto alla concorrenza, offrendo insight su come differenziare i propri contenuti.
- Supporto alla creazione di contenuti: La combinazione di keyword intent con l’analisi dei volumi di ricerca aiuta a costruire una strategia editoriale più mirata.
Considerazione delle variabili contestuali
L’intento di ricerca non è statico, ma varia in base a fattori esterni che influenzano il comportamento dell’utente. Tra questi:
- Dispositivo utilizzato: Le ricerche effettuate da mobile spesso suggeriscono intenti immediati o locali. Ad esempio, una query come “ristorante sushi vicino” da smartphone evidenzia la necessità di informazioni rapide e accessibili.
- Posizione geografica: Le query geolocalizzate indicano un’intenzione di visita o acquisto in un’area specifica. Ad esempio, “negozio biciclette Roma” presuppone un intento transazionale locale.
- Orario della ricerca: Alcune query, come “consegna cibo notturna”, cambiano drasticamente in base al momento della giornata, richiedendo contenuti che rispondano tempestivamente all’intento.
Come integrare l’intento nella keyword research
L’ottimizzazione dei contenuti basata sull’intento di ricerca è un processo continuo che va oltre la semplice implementazione di keyword. Integrare l’analisi dei dati con una comprensione approfondita del comportamento dell’utente consente di creare contenuti realmente utili, capaci di rispondere alle aspettative esplicite e implicite. Questa strategia non solo migliora il ranking, ma aumenta la soddisfazione dell’utente e il valore percepito del brand.
L’intento di ricerca svolge un ruolo chiave anche nella keyword research, guidando la selezione delle parole chiave da targetizzare e l’organizzazione dei contenuti.
- Segmentazione delle parole chiave per tipo di intento
Le parole chiave possono essere suddivise in gruppi in base all’intento predominante, creando contenuti specifici per ogni segmento. Per esempio:
- Intento informativo: “cos’è il SEO”.
- Intento commerciale: “migliori software di SEO”.
- Intento transazionale: “compra software SEO online”.
- Mappatura delle keyword lungo il customer journey
Identificare dove si collocano le parole chiave all’interno del funnel di vendita consente di creare contenuti che guidano l’utente in ogni fase, dall’informazione all’acquisto. - Focus sulle long-tail keywords
Le keyword a coda lunga, spesso meno competitive, riflettono intenti più specifici e possono attrarre un pubblico più qualificato. Per esempio, “come creare un blog WordPress gratuito” indica un intento chiaro e mirato. - Analisi competitiva
Studiare i contenuti che si posizionano per una determinata parola chiave aiuta a comprendere quale intento soddisfano e come migliorarli per superarli nei ranking.
Realizzare contenuti in linea con l’intento di ricerca non è solo una questione di scrivere bene, ma di comprendere le reali esigenze degli utenti e rispondervi in modo diretto e completo. Questa guida ti accompagna passo dopo passo nella creazione di contenuti che soddisfino l’intento degli utenti e massimizzino il posizionamento nei motori di ricerca.
Passo 1: Identificare il formato ideale per l’intento di ricerca
Ogni intento richiede un formato specifico per soddisfare le aspettative dell’utente. L’analisi della SERP è il punto di partenza per capire cosa funziona meglio per una determinata query.
- Esegui una ricerca: Inserisci la parola chiave target su Google e analizza i primi 10 risultati. Cerca di capire il formato prevalente:
- Blog post o articoli informativi per intenti informativi.
- Liste e classifiche per query comparative o commerciali.
- Pagine prodotto o landing page per intenti transazionali.
- Video e tutorial per ricerche pratiche come “come fare”.
- Valuta le SERP feature: Identifica elementi come snippet in primo piano, box “People Also Ask” e video che dominano la pagina. Questi indicano cosa Google considera rilevante.
Facciamo un esempio. Per una query come “migliori ricette per dolci”, i risultati SERP mostrano spesso liste con immagini accattivanti e link a ricette dettagliate. Questo suggerisce che il formato ideale per rispondere a un determinato intento di ricerca è una lista visivamente ricca e ben organizzata.
Passo 2: Rispondere all’intento di ricerca con contenuti esaustivi
Gli utenti cercano contenuti che rispondano in modo completo alle loro domande o esigenze. Superficialità o incompletezza possono portare a un alto bounce rate e compromettere il ranking.
- Copri tutti gli aspetti rilevanti: Per una query come “come fare il pane”, includi non solo i passaggi principali, ma anche dettagli aggiuntivi come:
- Strumenti necessari.
- Errori comuni da evitare.
- Varianti della ricetta (es. pane integrale, senza glutine).
- Anticipa le domande correlate: Utilizza strumenti come “People Also Ask” o sezioni di ricerche correlate per identificare i temi aggiuntivi da includere.
- Analizza la concorrenza: Studia i contenuti dei competitor nei primi risultati per capire cosa coprono e cosa manca. Questo ti permette di creare un contenuto più completo e competitivo.
Facciamo un esempio. Per “come coltivare pomodori”, un contenuto efficace non si limita alle fasi di coltivazione, ma include consigli su come proteggere le piante dai parassiti, migliorare la resa e scegliere il terreno giusto.
Passo 3: Adottare un linguaggio chiaro e una struttura leggibile
Un contenuto ben scritto non basta se non è organizzato e facilmente fruibile dagli utenti. La chiarezza è fondamentale per mantenere l’attenzione del lettore e migliorare l’esperienza utente.
- Scrivi in modo semplice e diretto: Utilizza un linguaggio adatto al tuo pubblico target. Evita il gergo tecnico, a meno che non sia essenziale, e spiegalo sempre quando usato.
- Scomponi il testo in sezioni logiche: Usa titoli e sottotitoli descrittivi per suddividere il contenuto in parti facilmente navigabili. Ogni sezione deve trattare un punto chiave e iniziare con un’idea principale.
- Usa formattazioni per facilitare la lettura:
- Liste puntate per evidenziare passaggi o elementi chiave.
- Paragrafi brevi (3-4 righe) per evitare muri di testo.
- Elementi visivi come immagini, tabelle o infografiche per supportare il contenuto testuale.
Facciamo un esempio. Un tutorial su “come risparmiare energia in casa” potrebbe includere una lista puntata per suggerimenti rapidi e un’infografica per visualizzare i dati di consumo energetico.
Passo 4: Adattare il contenuto al contesto dell’utente
L’intento di ricerca può variare in base a fattori esterni, come il dispositivo utilizzato o la posizione geografica. Considerare queste variabili ti permette di ottimizzare ulteriormente i tuoi contenuti.
- Mobile-first: Se una query è prevalentemente effettuata da dispositivi mobili (es. “ristorante vicino a me”), assicurati che il contenuto sia leggibile e rapido da caricare su smartphone.
- Posizione geografica: Per intenti locali, includi dettagli specifici come indirizzi, orari di apertura e indicazioni stradali.
- Orario della ricerca: Adatta i contenuti all’urgenza percepita. Una ricerca come “pizza a domicilio” fatta alle 22:00 suggerisce la necessità di un contenuto immediato e focalizzato sull’azione.
Passo 5: Verificare periodicamente le performance del contenuto
Creare contenuti ottimizzati per l’intento di ricerca non è un’attività una tantum. È essenziale monitorare le performance e migliorare costantemente.
- Analizza le metriche: Usa strumenti come Google Analytics per monitorare il tempo di permanenza, il bounce rate e le conversioni.
- Adatta ai cambiamenti: L’intento di ricerca può evolversi. Aggiorna i tuoi contenuti per mantenerli rilevanti, includendo nuove informazioni o rispondendo a nuove esigenze degli utenti.
L’intento di ricerca: il suo ruolo per la SEO
L’intento di ricerca è il cuore di una strategia SEO efficace. Comprendere e ottimizzare i contenuti per soddisfare le aspettative degli utenti consente non solo di migliorare il ranking, ma anche di creare un legame più forte con il pubblico. Nella keyword research, integrare l’intento permette di sviluppare un piano editoriale mirato e capace di attrarre un traffico qualificato, con un impatto positivo su tutte le metriche di performance.
Le riflessioni a riguardo di Flavio Sapochetti:
“Scrivo di SEO sul mio blog personale che più che un blog è un diario in cui appunto e condivido le mie esperienze. La SEO è la mia passione ma divide il cuore con la promozione turistica del territorio in cui vivo, vicino Roma.”
Al giorno d’oggi la SEO si è evoluta molto. Gli algoritmi dei motori di ricerca, Google in primis, elaborano le informazioni in maniera molto più complessa rispetto al passato e gli aspetti di cui tenere conto per ottenere un buon posizionamento per i nostri siti sono molto più numerosi.
Basti pensare all’algoritmo di intelligenza artificiale, il RankBrain, che Google ha inglobato nel suo core di base per tentare di capire e interpretare tutte quelle query che non sono mai state effettuate prima sul suo box di ricerca. E non dimentichiamo che già da anni è stato introdotto un algoritmo semantico (Hummingbird), con il compito di comprendere i testi attraverso l’analisi delle co-occorrenze.
Oggi Google è in grado di capire ed interpretare il linguaggio naturale e di restituire sulla pagina di ricerca dei risultati qualitativamente superiori rispetto a qualche anno fa. Non ultima, la comprensione dei legami che intercorrono tra le entità ha migliorato ulteriormente questi risultati.
Tutto molto bello, vero? Se si fanno propri questi concetti e li si applicano nelle strategie SEO possiamo affermare con certezza di stare già “un pezzo avanti”. Tuttavia, isolando questi aspetti e pensando che siano l’unica chiave verso il miglior posizionamento di un sito sui motori di ricerca, si commetterebbe un errore.

Altri fattori, diretti ed indiretti, concorrono al raggiungimento dell’obiettivo e quello che mi sento di affermare spassionatamente è che tutti gli elementi in gioco sono collegati tra di loro.
Parlo ad esempio di due fattori, sicuramente tenuti in considerazione da Google per determinare le classifiche di ricerca: il tempo di permanenza sul sito e la frequenza di rimbalzo.
Dai rapporti di searchmetrics e di altre grandi realtà che si occupano di SEO, si evidenzia come questi due aspetti influiscono sul ranking di un sito.
Un blog che venga aperto e chiuso in pochi secondi a causa della mancanza di valore e di utilità delle informazioni che le pagine contengono, è un blog che nel 2017 ha seri problemi. Il ripetersi di questo fenomeno per più volte, viene interpretato da Google negativamente e lo porta ad associare quel sito (meglio dire quella pagina) a un qualcosa di poco autorevole.
La perdita di autorevolezza poi sfocia nella perdita di posizioni
Sarebbe bene considerare quindi, accanto a tutte le strategie per la produzione di contenuti semantici, quella della produzione di contenuti in grado di rispondere in maniera corretta alle domande degli utenti.
Per rispondere alle domande degli utenti attorno a un determinato argomento, molti SEO (me compreso) scrivono articoli cercando di sfruttare le correlazioni e le co-occorrenze delle parole e di “allungare il brodo” per intercettare più tipi di query intorno all’argomento trattato.
Dopo l’ascolto della rete e la conseguente analisi delle keywords che si evidenziano, si parte con la stesura dei contenuti, facendo anche attenzione a raggiungere una lunghezza del testo abbastanza corposa per ottenere principalmente tre benefici:
- La possibilità di intercettare più ricerche possibili attorno all’argomento trattato
- La trattazione esaustiva di ogni singolo argomento andando a toccarne diversi aspetti
- Intrattenere il lettore per più tempo possibile sulla pagina per aumentare il tempo di permanenza medio sul sito
Questa strategia mi ha dato parecchie soddisfazioni, ma adesso pare che il vento sia cambiato.
Proprio pochi giorni fa, è uscito un articolo di Ivano Di Biasi, pubblicato sul blog di SeoZoom che parla di Fred, l’aggiornamento di Marzo mai confermato da Google, che ha scatenato delle turbolenze molto forti su parecchie tipologie di SERP.
Ivano ha effettuato uno studio sui siti che hanno avuto un tracollo dopo l’uscita di Fred. Ciò che ne è venuto fuori è una sorta di minirivoluzione sul modo di scrivere gli articoli per i post di moltissime categorie di siti web.
Non sto qui a descrivere la metodologia utilizzata per effettuare l’analisi e passo direttamente ai risultati ottenuti dal test.

Innanzi tutto si è evidenziato che, a prescindere dal settore di appartenenza, i siti colpiti da Fred sono tutti di tipo informazionale, ovvero quei siti dove si danno soluzioni e risposte ai problemi e alle domande degli utenti (gli “How To” per intenderci).
Le pagine colpite da Fred inoltre erano quelle che non rispondevano in maniera rapida alle domande. Per intenderci, articoli di tipo “pillar”, che prima di arrivare alla soluzione del problema, costringevano gli utenti a scrollare in cerca della porzione di testo che la contenesse.
Questi articoli inoltre tendevano ad abbracciare più aspetti attorno allo stesso problema, con il chiaro fine di intercettare quante più query possibile e ottenere altrettante visite in più.
Di contro, gli stessi tipi di sito che trattavano il problema specifico e che mettevano la risposta a portata di mano, hanno visto migliorare il proprio posizionamento su Google.
In sostanza non è stata una penalizzazione quella di Fred ma un riordino della SERP grazie alla capacità acquisita da Google di capire cosa si vuole quando si effettua una ricerca.
Faccio un esempio esemplificativo, ispirato dall’articolo di Ivano Di Biasi.
L’articolo pillar, attorno all’argomento “pallone da calcio”, poteva prevedere che si parlasse di “come è fatto il pallone”, “come si gonfia il pallone” e “come si calcia il pallone”. L’intento era quello di focalizzare il post sul pallone da calcio e di trattarne tutti i suoi aspetti.
L’utente che fosse stato interessato a sapere “come si gonfia il pallone” doveva scrollare in cerca della soluzione, barcamenandosi tra mille parole che dicevano anche altro.
Con Fred invece, l’utente che vuole sapere come si gonfia il pallone deve avere come risposta una pagina che glie lo dice subito attraverso un articolo incentrato solo su quell’argomento.
E qui si torna all’eterno dilemma: cosa si intende per contenuti di qualità?
Tutti quelli che hanno interpretato il detto “content is king” come la necessità di elaborare articoli lunghi, ora dovranno cambiare strategia.
Un contenuto di qualità è un contenuto che soddisfi le necessità dell’utente che effettua la ricerca. E ore Fred ce lo conferma.
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