In Che Modo l’IA Generativa Impatta sulla SEO?
SEO IA, Interviste SEOLa live inizia con una breve introduzione di Ilario Gobbi e la presentazione di Iacopo Bernardini, specialista in intelligenza artificiale presso Fattoretto Agency. Bernardini fornisce una panoramica delle sue attività e di quelle dell’agenzia, sottolineando l’approccio data-driven che caratterizza i loro servizi. L’agenzia dispone di uno strumento proprietario, che migliora le analisi SEO e la produttività interna.
Leggi tutto: In Che Modo l’IA Generativa Impatta sulla SEO?Viene inoltre evidenziata la presenza internazionale dell’agenzia, che lavora con oltre 70 clienti sia in Italia che all’estero. Bernardini spiega che il ruolo dell’IA è diventato centrale e in rapida espansione nell’ultimo anno, influenzato dalla proliferazione di strumenti generativi come ChatGPT, Google Gemini e Claude.
Si passa a discutere dell’uso dell’IA generativa non solo per l’elaborazione testuale (LLM), ma anche per la creazione di immagini e video. Un esempio concreto fornito da Bernardini è il progetto realizzato per “Birre da Manicomio“, in cui l’agenzia ha utilizzato l’IA per creare il “Birrando”, un calendario dell’Avvento per birre artigianali. Il progetto ha incluso la creazione di attività di gamification, come un GPT basato su meccaniche di gioco simili a quelle di “Monkey Island”. Questo chatbot ha permesso di coinvolgere gli utenti in un gioco dove il protagonista, una mascotte pirata, deve creare la birra perfetta. Le attività includevano quiz, cruciverba e altre forme di intrattenimento, dimostrando come l’IA possa essere impiegata in ambiti di marketing diversi, andando oltre la semplice produzione di contenuti.
Bernardini prosegue descrivendo come l’agenzia abbia implementato una serie di workflow automatizzati che sfruttano vari modelli linguistici, tra cui GPT-4 e Claude. Questi workflow ottimizzano attività ricorrenti e migliorano l’efficienza. Un risultato tangibile di questo processo è la suite di strumenti basata sull’IA, che sarà presto disponibile in versione completa e pensata per gli e-commerce manager. Questi strumenti incorporano le esperienze pratiche dell’agenzia e offrono soluzioni per l’analisi e la gestione dei dati.
Viene quindi discusso il ruolo dell’IA come elemento di raccordo tra le diverse unità aziendali. Bernardini afferma che l’IA non è solo uno strumento tecnico, ma diventa un fattore che facilita la collaborazione tra professionisti di diverse aree, dal marketing alla programmazione. Nel caso del progetto “Birre da Manicomio”, il successo è stato possibile grazie a un’analisi approfondita del target di riferimento, basata sui dati forniti dai clienti. L’IA ha permesso di creare “avatar” o rappresentazioni del pubblico di riferimento, utilizzati per comprendere meglio le preferenze degli utenti e sviluppare contenuti ad hoc. Questo approccio è applicabile anche in ambito SEO, per identificare e analizzare le buyer personas e per definire strategie editoriali personalizzate.
Bernardini affronta poi un tema molto dibattuto: le preoccupazioni sull’utilizzo massivo dell’IA generativa nella produzione di contenuti. Si teme che possa portare a una diminuzione della qualità e alla standardizzazione, con conseguenze negative per il ranking sui motori di ricerca. Bernardini concorda sulla necessità di usare l’IA in modo consapevole, sottolineando che un utilizzo “scriteriato” può effettivamente causare danni. Tuttavia, ritiene che la standardizzazione sia un problema temporaneo e destinato a scomparire man mano che gli utenti e le aziende impareranno a sfruttare meglio queste tecnologie. L’IA dovrebbe essere vista come un supporto alle attività umane, valorizzando ciò che rende unico un brand e migliorando la qualità dei contenuti.
Dal punto di vista SEO, Bernardini evidenzia l’importanza dell’autorevolezza del brand. Secondo lui, un brand autorevole deve avere una presenza forte e coerente su diverse piattaforme, sostenuta anche da contenuti prodotti con l’ausilio dell’IA. L’uso strategico dell’IA può aiutare a pianificare piani editoriali, produrre video e altri contenuti multimediali, migliorando così la visibilità e la reputazione online. Tuttavia, se l’IA viene utilizzata in modo superficiale, senza una strategia chiara, si rischia di creare contenuti di scarsa qualità che ricordano quelli tipici dello spam di vecchia data. Bernardini sottolinea che questo tipo di contenuto ha “vita breve” e sarà inevitabilmente penalizzato dagli algoritmi di Google, che premiano invece contenuti originali e di valore.
Riguardo all’uso dell’intelligenza artificiale nella creazione di contenuti, la discussione tocca diversi punti critici e mette in evidenza vantaggi e rischi.
Il valore dei contenuti AI generati
Un aspetto chiave è la percezione di valore del contenuto. Spesso i testi generati in modo superficiale risultano sterili e poco rilevanti per il pubblico. Questo è evidente soprattutto quando si chiede a un modello linguistico di rispondere a domande in modo standard e generico (es. “cos’è il mal di denti”), senza personalizzare il contenuto o aggiungere prospettive utili e approfondite. Non è tanto il fatto che siano generati dall’IA a renderli poco performanti nei motori di ricerca, ma piuttosto la mancanza di valore percepito dall’utente finale e, di conseguenza, la scarsa utilità del contenuto.
Approccio strategico all’uso dell’IA
Utilizzare l’IA efficacemente richiede consapevolezza e competenza. Non si tratta semplicemente di decidere se usare o meno l’intelligenza artificiale, ma di capire come essa si inserisce nel contesto di una strategia più ampia. È fondamentale partire dagli obiettivi aziendali e dal valore che il contenuto può apportare al pubblico, integrando poi l’IA come strumento di supporto, non come sostituto della competenza umana.
Limiti nel prompting e necessità di competenze specifiche
Molti utilizzatori non hanno una conoscenza approfondita delle tecniche di prompting, come la Chain of Thought o il Tree of Thoughts, che possono migliorare l’efficacia dei modelli di linguaggio. C’è una percezione diffusa che questi strumenti possano essere utilizzati senza particolari competenze, ma questo porta spesso a risultati mediocri. Formare gli utenti non solo sull’IA in sé, ma anche su principi di marketing, SEO, e copywriting può fare la differenza. Solo chi conosce il target, le dinamiche delle SERP e i competitor sa come impostare i prompt in modo efficace per ottenere contenuti di qualità.
Valorizzazione del talento umano
L’IA può essere un potente strumento di valorizzazione per i professionisti, amplificando le loro competenze e permettendo di lavorare in modo più efficiente. Tuttavia, senza una solida base di esperienza nel proprio campo, l’IA non può compensare la mancanza di competenze. Un bravo SEO o un esperto di content marketing può utilizzare l’IA per analizzare dati, generare idee, o automatizzare parti del processo, ma il giudizio finale e la qualità derivano dall’occhio umano e dall’esperienza.
Rischi per l’autorevolezza del brand
Un utilizzo superficiale e approssimativo dell’IA può danneggiare seriamente la percezione del brand online. Google e altri motori di ricerca sono diventati sempre più abili nel riconoscere contenuti di bassa qualità, spesso associati all’uso indiscriminato dell’IA. Pubblicare contenuti standardizzati e privi di valore può portare a una perdita di posizionamento e a un’erosione dell’autorevolezza costruita nel tempo, vanificando investimenti in digital PR, backlink e strategie di marketing.
Applicazione nell’email marketing
Un caso concreto in cui l’IA generativa può fare la differenza è nell’email marketing. Ad esempio, anziché limitarsi a generare testi generici per le email, si può utilizzare l’IA per creare contenuti personalizzati, che rispecchino il tono di voce del brand e siano in linea con le esigenze del pubblico target. Partendo da database interni e segmentando il pubblico, l’IA può aiutare a redigere email mirate, aumentando il tasso di apertura e di conversione.
Altri ambiti applicativi includono l’ottimizzazione dei post sui social media, l’analisi dei dati di comportamento degli utenti per migliorare le strategie di contenuto, e la generazione di report automatizzati ma personalizzati per i clienti. Questi esempi dimostrano come l’IA possa essere utilizzata per potenziare le attività di marketing, sempre che venga integrata in flussi di lavoro ben strutturati e supervisionati da esperti.
Le applicazioni dell’intelligenza artificiale nel contesto della SEO sono numerose e possono coprire diversi aspetti delle strategie di marketing digitale, in particolare nel migliorare la qualità dei contenuti e nel sostenere l’autorevolezza del brand attraverso diverse piattaforme. Proviamo ad esaminare alcuni dei casi d’uso più rilevanti, considerando il tuo punto di vista sull’importanza di integrare AI e SEO in modo strategico e versatile.
Supporto alla creazione di contenuti rilevanti e ottimizzati
Gli strumenti AI possono essere utilizzati per generare contenuti di alta qualità non solo attraverso un semplice prompting, ma integrando API di servizi come Semrush, Google Trends, e strumenti di analisi di mercato. In questo modo è possibile raccogliere dati aggiornati e creare contenuti che rispondano a query di ricerca reali e alle esigenze degli utenti. Un esempio pratico è l’uso combinato di API di GPT-4 con dati di Semrush per identificare le keyword a più alto potenziale e creare contenuti che rispondano a queste ricerche, senza creare cannibalizzazione tra risorse.
Ottimizzazione delle schede prodotto e contenuti di categoria
Per gli e-commerce, l’AI può aiutare a scalare la produzione di contenuti per le schede prodotto e le categorie. Questo non si limita alla semplice descrizione, ma può includere elementi SEO-ottimizzati come meta description, alt text per le immagini e suggerimenti di internal linking. Con l’uso di modelli linguistici avanzati, è possibile generare testi che non siano banali o ridondanti, ma piuttosto personalizzati per il target specifico e ottimizzati in base ai dati di ricerca e comportamento degli utenti.
Analisi e ottimizzazione della struttura del sito
L’AI può essere sfruttata per analizzare l’architettura del sito e suggerire modifiche all’alberatura in base al comportamento degli utenti e alle keyword di interesse. Utilizzando strumenti di web scraping automatizzato e API di analisi come quelle di Ahrefs o Screaming Frog, si possono identificare problemi di struttura, suggerire miglioramenti per l’internal linking e ottimizzare l’esperienza utente, rendendo il sito più navigabile e migliorando il ranking sui motori di ricerca.
Supporto nella digital PR e link building
Le applicazioni dell’AI possono estendersi anche alla digital PR, aiutando a identificare opportunità di menzioni e backlink di alta qualità. Attraverso l’analisi dei dati da fonti come BuzzSumo e SparkToro, l’AI può suggerire risorse pertinenti per campagne di outreach, aiutando a creare contenuti e messaggi personalizzati per influencer e siti web autorevoli nel settore. Questo approccio migliora la probabilità di ottenere link naturali e di alto valore, che sono sempre più cruciali nel contesto attuale della SEO.
Automazione dei workflow e integrazione delle API
Un aspetto fondamentale riguarda l’integrazione delle API e l’automazione dei processi. L’AI non deve operare in isolamento, ma deve essere parte di un workflow più ampio e strutturato. Ad esempio, utilizzando API di strumenti come Google Analytics, Semrush, e software di scraping, è possibile automatizzare la raccolta di dati e generare report SEO più completi e dettagliati. Questo non solo riduce il tempo necessario per l’analisi, ma permette di prendere decisioni informate più rapidamente.
Supporto alla produzione di contenuti multicanale
Come accennato, il ruolo del brand sarà sempre più cruciale, e la SEO deve evolversi per supportare la presenza del brand su più piattaforme. L’AI può aiutare nella creazione di contenuti adatti a ciascuna piattaforma, ottimizzando per esempio i video per YouTube con l’uso di trascrizioni automatiche e suggerimenti di keyword, oppure generando contenuti per i post di TikTok e Instagram in base alle tendenze del momento. L’obiettivo è garantire coerenza e rilevanza dei contenuti in ogni canale di comunicazione.
Valutazione dell’impatto delle nuove tecnologie e sperimentazione
Infine, considerando la continua evoluzione degli strumenti di intelligenza artificiale e le frequenti novità, è fondamentale avere una figura che possa testare e valutare concretamente l’uso di nuove funzionalità. Ad esempio, l’implementazione delle ultime feature di tool come Anthropic o Runway richiede non solo conoscenza tecnica, ma anche una valutazione critica dell’applicabilità nel contesto specifico del brand. Un approccio sperimentale e iterativo è quindi indispensabile per comprendere realmente il valore delle nuove tecnologie e adottarle in modo efficace.
Formazione continua e approccio olistico
Il percorso formativo di un team SEO dovrebbe includere non solo conoscenze di base sugli strumenti di AI, ma anche approfondimenti su come integrarli in un workflow strutturato. Come suggerivi, avere una risorsa interna dedicata può essere l’ideale, ma la formazione periodica di tutto il team è altrettanto essenziale per evitare errori e massimizzare i risultati. La comprensione diffusa degli strumenti e delle loro applicazioni può aiutare a creare un ambiente di lavoro più agile e innovativo, capace di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del settore.
In questo modo, l’intelligenza artificiale non è solo uno strumento aggiuntivo, ma diventa una parte integrante della strategia SEO, in grado di migliorare la visibilità e l’autorevolezza del brand in modo coerente e sostenibile.
Il caso di studio su “Birre da Manicomio” offre un esempio concreto e interessante di come le tecnologie di intelligenza artificiale possano essere integrate in un processo di produzione creativo e di marketing per un brand. Questo progetto, che ha utilizzato modelli di AI generativa e strumenti di voiceover come 11 Labs, dimostra diverse applicazioni rilevanti:
Creazione di contenuti visuali
Per “Birre da Manicomio” sono stati generati elementi grafici come la mascotte del brand, che è stata poi declinata in varie versioni tematiche (Halloween, Oktoberfest, estate al mare). L’uso di strumenti come MidJourney e Flux ha permesso di realizzare immagini di alta qualità, sfruttando character reference e stili artistici coerenti con il tono del brand. Queste immagini non sono solo statiche, ma si inseriscono all’interno di una narrazione che si evolve con le stagioni e con gli eventi, rendendo la comunicazione visiva più coinvolgente.
Produzione video e voiceover
La generazione delle clip video è stata supportata da strumenti di AI generativa per animazioni e contenuti visivi. Oltre a questo, è stato utilizzato 11 Labs per creare voiceover realistici e coerenti con il personaggio della mascotte. Questo ha reso possibile creare narrazioni più immersive, utilizzando prompt testuali per guidare la generazione vocale, e mantenendo una coerenza stilistica tra voce e personaggio. L’integrazione di diverse tecnologie AI ha permesso di creare contenuti di marketing sofisticati senza la necessità di risorse esterne come doppiatori o animatori tradizionali.
Ottimizzazione della strategia e dati
L’approccio descritto enfatizza come la creazione dei contenuti sia solo l’ultimo passo di un processo che inizia con l’analisi dei dati e la definizione di una strategia mirata. L’AI è stata utilizzata non solo per la generazione, ma anche per supportare l’analisi del target e la pianificazione delle attività di marketing. L’integrazione di strumenti come Minimax per migliorare la qualità della generazione e altri modelli AI per l’analisi dei dati ha permesso di ottenere insight utili per ottimizzare la comunicazione del brand.
Versatilità e adattamento
Un aspetto chiave emerso è la versatilità dell’AI, che può essere utilizzata sia per la produzione di contenuti puramente grafici sia per la generazione di contenuti multimediali complessi. L’esempio di “Birre da Manicomio” mostra come, una volta definita una linea strategica chiara, l’AI può essere impiegata per creare contenuti coerenti su diverse piattaforme, dai social media ai video promozionali.
Sfide e miglioramenti futuri
Pur riconoscendo l’efficacia degli strumenti di AI, sono stati evidenziati anche i limiti attuali, soprattutto legati alla qualità dei dettagli visivi e alla naturalezza delle animazioni. Si osservano ancora elementi di imperfezione, segno che il processo generativo ha margini di miglioramento. Tuttavia, questi limiti non hanno impedito di raggiungere risultati professionali e di soddisfare le aspettative del progetto.
Il progetto “Birra da Manicomio” rappresenta un ottimo esempio di come l‘AI possa essere integrata in un contesto di business per creare contenuti innovativi e migliorare la comunicazione del brand. Il successo del progetto non deriva solo dall’utilizzo degli strumenti, ma dalla capacità di integrare l’AI in una strategia di marketing ben pianificata, dimostrando come l’AI possa potenziare il lavoro creativo quando viene usata come supporto a un metodo strutturato e orientato al risultato.
Ottimizzazione dei processi interni
Nella live, il relatore ha descritto un progetto sviluppato utilizzando l’intelligenza artificiale come strumento per accelerare e ottimizzare il processo di produzione e decisione, pur mantenendo al centro la guida di professionisti esperti. È stato spiegato come la strategia adottata non si basi unicamente sulla tecnologia, ma piuttosto sulla conoscenza del settore e del pubblico target. In particolare, il progetto ha preso forma attraverso un’analisi dettagliata delle preferenze degli utenti, un esempio citato è il tema dei pirati scelto per il progetto “Birrando”, sviluppato sulla base dei feedback e delle tendenze rilevate.
L’idea centrale è che, sebbene l’intelligenza artificiale offra numerose possibilità creative e generative, il suo valore dipende sempre da una strategia ben definita e guidata dall’esperienza professionale. Questo è stato ribadito anche evidenziando come l’analisi dei dati (dai questionari agli insight sui social media) sia solo il punto di partenza. Il filtro umano, rappresentato da figure esperte, rimane essenziale per interpretare correttamente tali dati e guidare il progetto verso gli obiettivi prefissati.
Un punto chiave del discorso è stato il ruolo dell’intelligenza artificiale come booster delle capacità umane, capace di amplificare i risultati per chi ha già una solida preparazione, ma allo stesso tempo evidenziare i limiti di chi ha competenze mediocri. Il relatore ha espresso l’idea che l’AI non sostituirà il lavoro umano, ma cambierà il modo di lavorare, introducendo strumenti sempre più sofisticati che richiedono comunque un controllo umano esperto. Secondo questa visione, in futuro ci sarà una sorta di “anno zero” per le modalità operative nel business digitale, dove le persone competenti potranno sfruttare appieno le potenzialità dell’AI, mentre chi non investe nella propria formazione rischia di essere marginalizzato.
È stata discussa anche l’importanza della regolamentazione nell’uso dell’intelligenza artificiale, considerando il suo potenziale non solo innovativo ma anche distruttivo. Il relatore ha sottolineato che, oltre a un’eventuale regolamentazione istituzionale, il primo passo verso un uso consapevole degli strumenti AI dovrebbe essere una solida formazione di base per evitare errori gravi, soprattutto quando si tratta di business e di aspetti legati alla vita professionale e finanziaria.
Nel caso specifico dell’azienda rappresentata nella live, l’intelligenza artificiale viene integrata seguendo un metodo consolidato chiamato “metodo Fattoretto”. Questo approccio, sviluppato e perfezionato nel tempo, prevede l’utilizzo di strumenti dedicati e personalizzati in base alle esigenze dei clienti e soggetti a un attento processo di valutazione preliminare da parte del team SEO senior. La piattaforma proprietaria viene utilizzata per integrare i dati e gli output generati dall’intelligenza artificiale, con un costante controllo da parte dei professionisti del team, per garantire la qualità del lavoro.
Infine, il relatore ha condiviso una visione ottimista riguardo al futuro della SEO e del digital marketing nell’era dell’AI. Ha consigliato di puntare sempre sull’autorevolezza e sulla costruzione del brand, in quanto rappresentano asset di proprietà che possono assicurare una maggiore sostenibilità del business. Ha suggerito di lavorare su contenuti di qualità, reputazione positiva e presenza multicanale, sfruttando le potenzialità dell’intelligenza artificiale come un potenziatore di risultati all’interno di una strategia strutturata e guidata da professionisti esperti.
Come cambierà la SEO con l’IA generativa?
La live tra Ilario Gobbi e Michele Senatore esplora il tema della SEO e la sua evoluzione con l’intelligenza artificiale. Michele, esperto SEO e consulente Google Ads, co-fondatore di “The Breaking Web“, ha aperto la discussione con una panoramica sulle sue attività di divulgazione nel settore e su come lui e il suo team selezionano le notizie più rilevanti per mantenersi aggiornati. La sfida principale, spiega, è filtrare le informazioni utili da quelle di poco valore, con l’aiuto di blog specializzati come Search Engine Land e Search Engine Journal, nonché gruppi di discussione e conferenze di settore.
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Ilario chiede a Michele come riesca a rimanere aggiornato in un campo in continua evoluzione come quello della SEO, data la quantità di informazioni e risorse disponibili, molte delle quali non sono di qualità. Michele risponde che seguire le news e le tendenze nel settore è quasi un secondo lavoro. In qualità di gestore di una rubrica settimanale insieme al suo team, riceve molte segnalazioni da collaboratori, ma la vera sfida è distinguere le notizie davvero rilevanti da quelle di minore importanza.
Le sue principali fonti di informazione includono blog di settore come Search Engine Land e Search Engine Journal. Inoltre, la sua partecipazione attiva nella più grande community italiana di Google Ads e in gruppi come “Fatti di SEO” gli permette di confrontarsi con altri professionisti e di acquisire nuove prospettive attraverso gli eventi di settore, dove i dibattiti nei corridoi spesso forniscono spunti di grande valore.
L’evoluzione di Google e l’impatto dell’IA sulla pubblicità
La conversazione si sposta poi sull’impatto dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie sul mondo della ricerca e della pubblicità. Ilario menziona opinioni contrastanti che ha sentito sull’argomento: alcuni prevedono la fine di Google a causa dell’ascesa degli assistenti virtuali, mentre altri ritengono che l’IA non sia economicamente sostenibile per i colossi tecnologici.
Michele risponde che è difficile fare previsioni certe, specialmente in un settore che evolve così rapidamente. Tuttavia, egli afferma con convinzione che Google non morirà, perché non è più semplicemente un motore di ricerca: è diventato un ecosistema complesso, che include servizi come Gmail, YouTube, Maps e altri strumenti fondamentali per la vita quotidiana degli utenti. Di conseguenza, Google continuerà a evolversi, anche se il modo in cui risponderà alle esigenze degli utenti sarà determinante.
Gli spazi pubblicitari rappresentano una componente cruciale dell’ecosistema di Google, quindi Michele non vede un crollo imminente in questo settore, anche se il panorama potrebbe cambiare con il tempo.
L’abuso del termine “intelligenza artificiale” e la sua vera definizione
Michele osserva poi che il termine “intelligenza artificiale” viene spesso usato in modo improprio. Mentre ChatGPT e strumenti simili vengono considerati IA, la vera intelligenza artificiale è presente nel mondo della pubblicità da molti anni, con l’introduzione del machine learning e degli algoritmi di ottimizzazione come lo smart bidding, che decide quando e come partecipare alle aste pubblicitarie.
Michele fa risalire i primi esperimenti di IA agli anni ’70, citando IBM come pioniere con le sue applicazioni nei giochi di scacchi. L’esempio del programma Stockfish, capace di battere il campione del mondo Garry Kasparov, dimostra come la tecnologia sia progredita, ma evidenzia anche i limiti dell’IA: le macchine non sono ancora in grado di replicare le strategie umane più creative, come i sacrifici volontari di pezzi per ottenere una vittoria a lungo termine.
Il futuro del copywriting: IA come supporto, non sostituzione
Una delle domande più ricorrenti nel mondo del marketing digitale riguarda il futuro del copywriting con l’avvento dell’IA. Michele conferma che l’intelligenza artificiale avrà un ruolo sempre più rilevante, ma non sostituirà completamente i professionisti del settore. Anzi, il vero professionista utilizzerà l’IA come strumento di supporto, sfruttando la tecnologia per automatizzare alcune attività ripetitive, ma mantenendo il controllo creativo e decisionale.
Michele prevede che il lavoro del copywriter si sposterà verso la supervisione e la pianificazione, con un focus sull’analisi dell’intento di ricerca e sulla definizione dei prompt per guidare correttamente l’IA. La scrittura manuale potrebbe diminuire, ma il controllo umano sull’output finale rimarrà essenziale per evitare errori, come le “allucinazioni” generate dai modelli di linguaggio, che possono portare a problemi anche legali.
Durante questa parte dell’intervista, il consulente SEO ha toccato diversi aspetti tecnici e strategici legati all’intelligenza artificiale (IA) e al futuro della SEO. Ha iniziato descrivendo come i modelli IA, sebbene potentissimi, possano comunque incorrere in errori. Ha portato come esempio personale un test effettuato con dei colleghi per la generazione di dati strutturati: l’intelligenza artificiale ha commesso errori significativi, attribuendo proprietà inesistenti a uno schema, un comportamento che potrebbe essere pericoloso per chi non padroneggia l’argomento. Questo evidenzia un rischio insito nell’affidarsi ciecamente alla macchina: si può finire per considerare corrette informazioni errate.
L’intervistatore ha quindi domandato quali potrebbero essere i pro e i contro di sostituire il motore di ricerca tradizionale con un assistente IA per ottenere informazioni. L’intervistato ha risposto in modo piuttosto articolato, sottolineando che, più che di pro e contro, si tratta di una naturale evoluzione del mondo SEO. Ha tracciato un parallelo tra la SEO tradizionale e una SEO “per l’intelligenza artificiale”, spiegando che la differenza principale risiede nel modo in cui gli algoritmi apprendono. Mentre i vecchi algoritmi si basavano su regole rigide, oggi l’apprendimento automatico del linguaggio naturale consente agli algoritmi di interpretare il significato e le intenzioni dietro una ricerca, introducendo una maggiore personalizzazione nelle risposte.
Un aspetto interessante di questo futuro è rappresentato dall’importanza della ricerca vocale. L’intervistato ha ipotizzato che, nel prossimo futuro, potremo rivolgerci ai motori di ricerca attraverso interazioni conversazionali, simili a quelle che già avvengono con strumenti come Alexa. Questo cambiamento modificherà il modo in cui gli utenti formuleranno le loro richieste e il modo in cui i motori di ricerca risponderanno, permettendo risposte sempre più personalizzate.
Tuttavia, ha anche sollevato una questione importante: nonostante questa evoluzione, gli esseri umani sono creature abitudinarie, e non è detto che abbandonino facilmente metodi di ricerca già consolidati. Questo significa che, anche se ci saranno delle novità, non necessariamente cambieranno subito le abitudini degli utenti.
Una preoccupazione espressa dall’intervistato è che i professionisti della SEO possano “abusare” delle nuove tecnologie. Ha ricordato come, in passato, molti esperti SEO abbiano sfruttato al massimo le regole del posizionamento, talvolta a discapito della qualità dell’esperienza utente, con contenuti creati esclusivamente per ottenere backlink o forzare il posizionamento, indipendentemente dal loro valore reale. Ha sottolineato che, con il futuro dell’intelligenza artificiale, sarà cruciale puntare sulla qualità dei contenuti per fornire un’esperienza utente positiva, poiché i segnali degli utenti su un sito web continueranno a giocare un ruolo determinante.
L’intervistatore ha poi chiesto come cambieranno i fattori che determinano la qualità dei contenuti per l’intelligenza artificiale rispetto ai motori di ricerca tradizionali. L’intervistato ha risposto che, sebbene gli aspetti tecnici della SEO tradizionale, come la velocità di caricamento di un sito web, rimarranno rilevanti, con l’introduzione dell’IA ci sarà una crescente importanza per il brand e la multicanalità. Ha sottolineato che non si può più fare affidamento solo sulla SEO o solo sull’advertising, ma occorre considerare una strategia di marketing digitale globale e ben integrata.
Uno degli strumenti più potenti per aiutare l’intelligenza artificiale a comprendere e classificare correttamente i contenuti sarà l’uso dei dati strutturati. Anche se spesso trascurati nei progetti SEO, i dati strutturati rivestiranno un ruolo fondamentale nel futuro, in quanto permettono di definire con precisione il contesto di un’entità. Ha richiamato una frase storica di Google, “things not strings”, spiegando che già nel 2012, con l’introduzione del Knowledge Panel, Google cercava di andare oltre il semplice matching di parole chiave, puntando alla comprensione delle entità.
Un esempio pratico che ha citato riguarda la parola “panda”: senza dati strutturati, il motore di ricerca non potrebbe sapere se si sta cercando un animale, un antivirus o un modello di auto. I dati strutturati, invece, permettono di indicare chiaramente il contesto e l’intenzione dietro una ricerca, aspetto che sarà cruciale per l’IA.
L’intervistatore ha chiesto se i backlink saranno ancora rilevanti nel contesto delle ricerche con l’intelligenza artificiale. L’intervistato ha affermato che i backlink continueranno a giocare un ruolo importante, poiché rappresentano una forma di “passaparola” digitale. Tuttavia, ha riconosciuto che, in passato, l’abuso dei backlink ha danneggiato l’esperienza utente, e ha ricordato il concetto di “link earning”, ovvero l’idea che i contenuti di qualità dovrebbero naturalmente attirare link da altre fonti, senza bisogno di strategie manipolative. Ha ammesso che, in Italia, questo fenomeno è ancora raro, e che spesso i backlink vengono ottenuti in modo forzato, ma ha anche condiviso esperienze personali di collegamenti ottenuti in maniera genuina grazie alla qualità delle informazioni condivise.
Backlink e la tecnica Skyscraper
Nel segmento iniziale della conversazione, l’intervistato parla di come a volte si possano ottenere backlink senza nemmeno conoscere chi li concede, come nel caso di persone che vedono un suo video e decidono di creare un collegamento spontaneamente. Sottolinea che, però, questa dinamica è più comune nelle nicchie di mercato specifiche, ad esempio nel suo settore, mentre sarebbe difficile ottenere un backlink per un sito di un idraulico.
Prosegue citando la tecnica dello “Skyscraper”, che consiste nel trovare siti con backlink rotti e suggerire al proprietario di sostituirli con contenuti pertinenti e di qualità forniti dallo stesso richiedente. Negli Stati Uniti, questa strategia è venduta come un metodo di sicuro successo da alcuni esperti del settore, ma in Italia la situazione è diversa. Molti siti chiedono un compenso per l’inserimento di un backlink, mostrando una certa diffidenza o monetizzazione diretta della pratica. Quindi, mentre in passato poteva funzionare, oggi le dinamiche del link building sono cambiate e più professionisti chiedono compensi per il posizionamento.
Link building e le sue evoluzioni
L’intervistato descrive la sua esperienza personale nella link building, spiegando che era una delle tecniche più efficaci molti anni fa. Ricorda di aver utilizzato uno scraper per trovare link 404 (pagine non più esistenti) e offrire sostituzioni, una tecnica che allora funzionava, ma non sempre. Infatti, i siti più autorevoli, come quelli di grandi testate giornalistiche, conoscono bene il valore dei backlink e non concedono tali spazi facilmente. Tuttavia, sui siti minori la tecnica funzionava abbastanza bene.
Il futuro della monetizzazione dei publisher con l’avvento dell’AI
La discussione passa poi su come l’AI potrebbe influire sul futuro dei publisher. L’intervistato riflette sul fatto che, con la crescita dell’AI, i publisher potrebbero incontrare difficoltà nel monetizzare come fanno oggi. Le risposte generate dall’intelligenza artificiale potrebbero ridurre il flusso di utenti verso i siti web, e di conseguenza diminuire i guadagni pubblicitari. I grandi giornali e le testate autorevoli potrebbero sopravvivere grazie al desiderio del pubblico di approfondire le notizie direttamente sui loro portali, ma i siti più piccoli potrebbero essere penalizzati, vedendo meno traffico e minori entrate.
L’intervistato fa l’esempio di Google Ads e di come la pubblicità potrebbe adattarsi in un contesto dominato dall’AI. Se l’AI fornisse direttamente le risposte, potrebbe sorgere la necessità di inserire pubblicità sponsorizzate tra i risultati, simile a come avviene oggi con i link sponsorizzati nei risultati di ricerca. Tuttavia, la sfida sarà integrare questi meccanismi senza compromettere la qualità delle risposte e la fiducia dell’utente.
Impatti della SGE (Search Generative Experience)
Viene quindi introdotto il concetto della SGE, la Search Generative Experience di Google, e come questa stia già influenzando il traffico verso i siti web. L’intervistato cita uno studio del “Search Engine Journal”, che ha evidenziato come il 96% delle risposte fornite dalla SGE siano puramente informative. Questo significa che le ricerche transazionali, quelle in cui l’utente è vicino a effettuare una conversione (ad esempio l’acquisto di un prodotto), non vengono attualmente soddisfatte dall’AI. Tuttavia, l’impatto per i blog e i siti informativi potrebbe essere significativo, poiché l’AI risponde a gran parte delle domande senza bisogno di far cliccare l’utente su un sito esterno.
L’intervistato vede questa situazione come una sfida per chi gestisce siti web, soprattutto quelli di piccole dimensioni, che dovranno lavorare ancora più duramente per mantenere traffico e visibilità. Tuttavia, rimane ottimista sull’importanza del contenuto di alta qualità, che potrà continuare a garantire visibilità e interesse da parte dell’utente.
Verticalità e autorevolezza del dominio
La discussione si sposta sull’autorevolezza del dominio e su come questa influisca sulle SERP (Search Engine Results Page). L’intervistato sottolinea che Google non fornisce metriche ufficiali per valutare l’autorevolezza di un dominio, ma suggerisce che essa deriva dalla storicità del dominio, dalla qualità dei contenuti, e dall’autorevolezza delle persone o dei professionisti che vi sono collegati.
La verticalità dei contenuti e l’estrema specializzazione saranno sempre più determinanti nel futuro, secondo l’intervistato, poiché solo chi dimostra una forte competenza su un tema specifico riuscirà a emergere tra i risultati di ricerca.
Cambi di dominio e rebranding
L’intervistato affronta poi il tema del rebranding, spiegando che il cambio di dominio di un sito non comporta necessariamente una perdita di autorevolezza se la migrazione viene gestita correttamente dal punto di vista tecnico. Una migrazione ben eseguita, con una mappatura corretta delle URL, può preservare gran parte del posizionamento precedente. Tuttavia, a livello di percezione del pubblico, un rebranding potrebbe causare confusione, richiedendo un intenso lavoro di marketing per far sì che gli utenti associno il nuovo nome al vecchio brand.
Il contenuto rimane il re
Uno dei temi più centrali della conversazione è la convinzione che il contenuto rimanga l’elemento chiave per il successo. L’intervistato sottolinea che, sebbene si parli da anni di “Content is King”, questo concetto è ancora valido. Tuttavia, l’idea di contenuto deve essere ampliata: non si tratta solo di testi, ma anche di immagini, video, podcast, infografiche e PDF. Tutti questi elementi devono essere integrati in una strategia SEO moderna e orientata al futuro.
L’accessibilità diventerà un altro punto cruciale nei prossimi anni, secondo l’intervistato, con la necessità di rendere i contenuti fruibili da un pubblico sempre più vasto e con esigenze diverse. Strumenti come AI che generano podcast a partire da contenuti scritti sono già in sviluppo, e l’intervistato prevede che simili tecnologie diventeranno sempre più rilevanti.
Importanza della freschezza dei contenuti
L’intervistato discute poi l’importanza di mantenere i contenuti freschi e aggiornati. Nei prossimi anni, Google potrebbe dare sempre maggiore importanza ai contenuti recentemente aggiornati, specialmente nelle risposte generate dalle AI. Contenuti freschi potrebbero essere visti come più affidabili e pertinenti rispetto a quelli meno recenti.
L’evoluzione delle metriche SEO
Infine, l’intervistato riflette sulle possibili evoluzioni delle metriche SEO. Prevede che potrebbero emergere nuove metriche legate alle ricerche vocali, ai featured snippet e alla visibilità dei contenuti nelle risposte AI. Anche se la SGE non è ancora ampiamente adottata, l’intervistato sottolinea l’importanza di monitorare queste nuove tendenze per adattare le strategie SEO future.
Il panorama SEO è in continua evoluzione, e chiunque gestisca un sito web dovrà essere pronto a modificare il proprio approccio man mano che l’AI diventa una parte sempre più integrata delle esperienze di ricerca online.
L’intervistatore ritorna al discorso del traffico organico, ipotizzando che, pur perdendo traffico, è possibile mantenere una certa autorevolezza nel branding. Michele risponde confermando che anche con l’intelligenza artificiale, come nel caso di ChatGPT o Perplexity, il traffico viene registrato come referral. C’è comunque un branding indiretto, anche se la fonte è attribuita altrove. Michele si dimostra curioso di vedere come si evolverà la situazione, soprattutto dal punto di vista della registrazione del traffico proveniente da questi strumenti.
Il tema si sposta sul possibile impatto dell’intelligenza artificiale sui guadagni dei brand. Michele chiarisce che bisogna differenziare tra guadagni economici e altri tipi di valore. Un assistente virtuale, ad esempio, può migliorare il customer care, filtrando lead inutili e ottimizzando l’interazione con i clienti potenziali. Anche la personalizzazione sarà un aspetto chiave per il futuro, rendendo l’esperienza dell’utente più mirata e migliorando la percezione del brand.
Michele riflette su come, in passato, i cookie consentissero di personalizzare le esperienze, ma ora, con l’incertezza sul loro futuro, è ancora in discussione come mantenere una personalizzazione efficace. La personalizzazione sarà cruciale per costruire valore attorno ai brand, e dovrà essere un obiettivo primario per restare competitivi nel mercato digitale.
Tornando a parlare di strategie editoriali, Michele suggerisce di concentrarsi su domande frequenti (FAQ) legate ai brand e sui toni di voce particolari per distinguersi. Cita uno studio che mostra come circa il 16% delle ricerche su Google siano nuove e inedite. Questo offre l’opportunità di individuare domande che nessuno ha mai esplorato e fornire risposte sintetiche, chiare e precise.
Si discute dell’evoluzione della SEO, abbandonando la vecchia abitudine di focalizzarsi esclusivamente su parole chiave e testi lunghi. Michele si augura che non si torni a trovare trucchi per manipolare la SEO in modo artificiale. Oggi è importante essere trasparenti e sinceri, evitando stratagemmi ormai obsoleti.
L’intervistatore chiede come comportarsi con i clienti che vogliono vedere risultati immediati, anche quando non ci sono dati sufficienti. Michele afferma che è necessario fare educazione ai clienti, spiegando che la SEO non è una scienza esatta e che la vecchia concezione delle parole chiave è ormai superata. I professionisti dovrebbero concentrarsi su keyword analysis per capire dove non vogliono posizionarsi piuttosto che dove vogliono andare.
Michele parla della sua esperienza con Google Ads e di come sia importante, non solo cercare parole chiave su cui investire, ma anche evitare quelle che non portano risultati. Questo concetto si applica anche alla SEO, dove è altrettanto importante sapere dove non posizionarsi.
Si affronta il tema delle competenze che i consulenti SEO dovranno coltivare in futuro. Michele menziona diverse skill, tra cui la programmazione (Python, SQL), la conoscenza del machine learning, l’analisi dei dati e la capacità di usare strumenti come Google Data Studio o Tag Manager. La SEO diventerà sempre più una disciplina trasversale, dove sarà importante saper coordinare team differenti (marketing, sviluppo, advertising).
Michele si dimostra fiducioso nell’evoluzione della SEO, anche se sottolinea la necessità di collaborare di più tra professionisti, vedendosi come colleghi anziché come concorrenti. Crede che il futuro sarà positivo se ci si aiuterà reciprocamente, condividendo insight e migliorandosi a vicenda.
Alla domanda se il suo modo di lavorare cambierà, Michele risponde che nonostante l’evoluzione frenetica del settore, il suo approccio rimarrà invariato, anche se continuerà ad adattarsi alle nuove tecnologie e tendenze. Spera, inoltre, in un futuro di maggiore collaborazione tra professionisti della SEO.
Come pensiero finale, Michele incoraggia a non avere paura dell’intelligenza artificiale e dei cambiamenti. La IA è solo uno strumento, non il fine, e va utilizzata per semplificare i processi, non per sostituire i professionisti. È ottimista sul fatto che i consulenti SEO non saranno sostituiti nel breve-medio termine, poiché l’elemento umano rimarrà fondamentale per le decisioni strategiche.
In conclusione, l’intervistato ha tracciato una visione evolutiva e complessa del futuro della SEO, dove la qualità e la comprensione del contesto avranno un peso sempre maggiore.