SEO come Strategia d’Impresa: le Tecniche Avanzate che non Conosci
SEO IA, Interviste SEODurante la live, Ilario Gobbi ha dato il benvenuto a Luisella Curcio, SEO Specialist, che ha iniziato a raccontare la propria esperienza professionale nel mondo digitale e come si sia specializzata in SEO, sia strategica che tecnica. Luisella si è definita una “S.E.O. specialist a tutto tondo”, cioè in grado di seguire tutte le fasi di un progetto SEO, dalla strategia ai dettagli tecnici e all’integrazione con altre aree. Ha spiegato che, oltre alla content strategy, affianca spesso gli sviluppatori per migliorare aspetti tecnici dei siti, come la velocità di caricamento e la gestione degli errori interni.
Leggi tutto: SEO come Strategia d’Impresa: le Tecniche Avanzate che non ConosciLuisella ha voluto poi condividere una visione della SEO che va oltre le tecniche convenzionali. Ha voluto sfatare un mito comune, cioè quello di considerare la SEO come una serie di operazioni su plugin come Yoast o RankMath o l’uso di keywords, immagini e title tag in modo isolato. Secondo lei, la SEO non è soltanto una raccolta di strumenti tecnici ma rappresenta una disciplina strategica che si sviluppa in un contesto di marketing ampio e integrato. Per spiegare questa visione, ha affermato che la SEO è uno strumento strategico che deriva da una più ampia strategia di marketing e digitale. Prima di tutto, le aziende devono avere chiari i propri punti di forza, i punti di debolezza, la proposta di valore, i competitor e il mercato di riferimento. Da questa base analitica parte la costruzione di una strategia SEO, intesa come elemento che collabora con tutte le altre discipline digitali per massimizzare il potenziale del progetto.
Luisella ha illustrato questa visione con un esempio concreto, riguardante una strategia SEO che ha sviluppato per un’azienda nel settore del wrapping (decorazione di veicoli aziendali). In questo caso, il progetto SEO è stato avviato con una riunione di allineamento con il reparto marketing dell’azienda, oppure con il fondatore, per comprendere le peculiarità del settore, il target di riferimento, le caratteristiche del servizio e il modo in cui veniva percepito dai clienti. Luisella ha poi sottolineato l’importanza di raccogliere dati strategici sulla base dei quali costruire la strategia SEO. Nella fase iniziale, l’analisi SEO ha incluso un esame dettagliato del sito web per rilevare problemi di scansione, errori 301 e 404, o altre problematiche tecniche. Inoltre, è stato fondamentale verificare che gli obiettivi di posizionamento fossero allineati con quelli del business.
La parte centrale della strategia si è focalizzata sull’analisi della pagina dei risultati di Google, osservando come i competitor operassero e quali fossero gli intenti di ricerca degli utenti. In particolare, Luisella ha evidenziato l’importanza della mappatura degli intenti di ricerca, suddividendoli in tre categorie principali: intenti informativi, transazionali e navigazionali. Questa mappatura ha permesso di ricostruire il funnel di vendita del cliente, tenendo conto delle diverse fasi del buyer journey. L’analisi si è quindi concentrata su come rispondere a ogni intento di ricerca, studiando se ci fossero necessità degli utenti che la concorrenza non soddisfaceva.
Un aspetto cruciale emerso dall’analisi degli intenti è stata l’identificazione di una specifica esigenza degli utenti, in particolare quelli interessati al wrapping di veicoli. Attraverso la ricerca di parole chiave e lo studio dei competitor, Luisella ha individuato una richiesta chiave: gli utenti cercavano un configuratore di wrapping, ovvero uno strumento che permettesse di visualizzare un’anteprima del veicolo decorato con la grafica scelta. Questo configuratore è stato integrato nel sito dell’azienda come soluzione per rispondere a questo bisogno specifico e si è rivelato un elemento strategico, contribuendo ad aumentare le conversioni.
Luisella ha quindi descritto come ha condotto l’analisi delle parole chiave e della mappatura degli intenti di ricerca. Questo processo è iniziato con l’uso di strumenti SEO come SeoZoom, Semrush e Ahrefs, che sono stati utilizzati per raccogliere dati sulle parole chiave rilevanti e sugli intenti di ricerca. Successivamente, si è passati a un’analisi approfondita della SERP per valutare i tipi di contenuto presenti e gli intenti dominanti, così come i punti in cui era possibile migliorare o differenziarsi rispetto ai competitor. La raccolta di dati è proseguita attraverso il monitoraggio di discussioni online pertinenti al settore di wrapping e l’utilizzo di plugin specifici per scaricare dati sugli intenti di ricerca dalla SERP.
Luisella ha concluso questa parte del discorso affermando che la SEO non è solo una disciplina tecnica, ma un modo per analizzare in modo approfondito il comportamento degli utenti e orientare la strategia aziendale per rispondere a queste esigenze, mappando gli intenti e studiando il journey dell’utente. Ogni fase del percorso del cliente – dalla consapevolezza alla considerazione finale – deve essere supportata da contenuti ottimizzati in modo strategico per massimizzare la visibilità e le conversioni, garantendo sempre un’esperienza che rispecchi esattamente le intenzioni di ricerca del cliente.
Nella live, Luisella Curcio ha sottolineato l’importanza dell’analisi storica delle parole chiave e della SEO competitiva. L’approccio approfondito al progetto prevede una revisione delle keyword anche di molti anni prima, permettendo di identificare eventuali perdite di traffico organico nel tempo e di analizzare strategie dei competitor. A questo scopo, l’utilizzo di strumenti come Google Search Console è fondamentale: questa piattaforma è molto apprezzata da Luisella per la sua capacità di fornire insight dettagliati sulle performance del sito e sui dati storici di traffico.
Inoltre, Luisella ha sottolineato l’importanza di analizzare fonti internazionali come forum, Reddit e Quora, utili per scoprire nicchie e discussioni rilevanti in settori specifici. Una volta raccolti questi dati, la strategia prevede un incrocio di fonti: Google Search Console, Semrush e altri strumenti SEO, per ottenere un quadro completo su volumi di ricerca e keyword mancanti, su cui basare i lavori successivi. A seguito della mappatura precisa dell’intento di ricerca, si passa a identificare i gap nei contenuti del progetto, spesso riscontrando necessità di miglioramenti o di creazione di nuove risorse. In questi casi, il SEO specialist può decidere se intervenire direttamente con contenuti aggiuntivi o collaborare con copywriter e team di content marketing per sviluppare nuove risorse.
Luisella ha poi proposto alcune tecniche avanzate di keyword research. Oltre ai metodi standard di analisi dei volumi di ricerca e della keyword difficulty, ha suggerito di concentrarsi sugli intenti impliciti delle ricerche, che richiedono un’interpretazione dettagliata dell’intenzionalità dell’utente. La SERP, per esempio, può rivelare intenti non evidenti attraverso elementi come la toolbar, i featured snippet, le domande “People Also Ask” e i suggerimenti correlati. Luisella consiglia inoltre di creare cluster di parole chiave per scoprire tendenze semantiche ricorrenti, come la combinazione di termini di ricerca con “costo” o “servizio”, che possono rivelarsi utili per determinare la struttura dei contenuti.
A livello strategico, Luisella ha sottolineato l’importanza di considerare la SEO come parte di un ecosistema digitale integrato. Nonostante la SEO resti cruciale, ha ribadito che Google potrebbe non essere in futuro l’unico canale di ricerca. Con l’avvento di chatbot, ricerche su social media e altre piattaforme, è importante sviluppare una presenza digitale trasversale, capace di presidiare YouTube, TikTok, Instagram e perfino ChatGPT. Luisella ha illustrato come una pasticceria locale abbia raggiunto una forte visibilità grazie a una strategia diversificata, mantenendo attivi diversi canali digitali e creando contenuti coerenti e di valore.
Infine, Luisella ha evidenziato l’importanza della fase strategica, che deve iniziare con una solida analisi di marketing, seguita da una declinazione digitale integrata. In questo contesto, la SEO non si limita ai tecnicismi come la velocità di caricamento o l’ottimizzazione dei title tag. Pur riconoscendo l’importanza della SEO tecnica, ha affermato che è la strategia complessiva a essere la chiave del successo digitale. Ha ribadito la necessità di evitare compartimenti stagni e di rispondere a domande fondamentali come quali canali utilizzare maggiormente, se dare priorità alla SEO o ai social media, o a quali piattaforme di advertising dedicarsi per ottenere il massimo rendimento.
Dal discorso emerge un uso avanzato e meticoloso dell’intelligenza artificiale, integrato in modo strategico e operativo in quasi tutte le fasi di un processo SEO, dalla definizione della strategia fino alla creazione di report. Questo tipo di approccio permette di sfruttare le capacità dell’AI per accelerare molte attività, sia a livello strategico che operativo, mentre la verifica e l’analisi umana rimangono fondamentali per garantire qualità e precisione.
Le principali fasi di utilizzo dell’intelligenza artificiale in SEO
- Definizione delle buyer personas e analisi dei bisogni
L’AI è utilizzata per identificare il profilo delle buyer personas, fornendo una base su cui impostare la ricerca di parole chiave e la definizione delle leve di acquisto. Dopo aver addestrato l’AI a riconoscere il tono di voce e i requisiti del brand, si possono ottenere profili completi con dettagli sulle esigenze, sui pro e contro della proposta e sulle motivazioni d’acquisto. Questi dati, se verificati e integrati con analisi di settore, arricchiscono la strategia SEO con un focus mirato sulle reali intenzioni di acquisto. - Ricerca di parole chiave e sviluppo del contenuto
L’AI offre supporto nella generazione di keyword correlate, clusterizzazione dei contenuti e progettazione di calendari editoriali. I contenuti possono essere migliorati a partire dalle informazioni fornite dall’AI, ma è essenziale effettuare una revisione dettagliata prima dell’implementazione, specialmente se il progetto richiede una forte specializzazione. - Markup dei dati strutturati e automazione di processi tecnici
Utilizzando l’AI per generare script personalizzati o markup per i dati strutturati, è possibile automatizzare alcune operazioni tecniche, risparmiando tempo prezioso. Questo si rivela utile anche per sviluppare automazioni in Google Sheets e strumenti di analisi, rendendo accessibili processi che altrimenti richiederebbero conoscenze avanzate di programmazione. - Analisi dei competitor e identificazione delle tendenze
Durante la fase di analisi dei competitor, l’AI viene utilizzata per elaborare grandi quantità di dati e identificare le lacune del proprio sito rispetto alla concorrenza. È in grado di evidenziare nuovi trend di ricerca e opportunità di espansione per parole chiave specifiche, utili soprattutto in settori con competitor diretti e numerosi. - Creazione di report automatizzati
L’AI facilita la redazione di report mensili, analizzando i dati di posizionamento, le variazioni di traffico organico e le keyword con performance migliorata. Sebbene richiedano una validazione finale, i report generati dall’AI snelliscono il processo di reporting e permettono di risparmiare tempo, soprattutto in contesti con più progetti da gestire.
Vantaggi e limiti dell’uso dell’AI nella SEO
L’AI rappresenta un prezioso alleato per incrementare l’efficienza dei processi, ma richiede una supervisione rigorosa e un aggiornamento costante, poiché, se lasciata senza controllo, rischia di fornire informazioni parziali o inaccurati. Tuttavia, con l’addestramento progressivo e una buona conoscenza del settore, l’AI può diventare uno strumento versatile e affidabile, riducendo i tempi necessari per operazioni ripetitive e permettendo di concentrarsi su aspetti strategici e creativi del lavoro SEO.
Per una strategia SEO davvero efficace, oggi più che mai è necessario approcciare i contenuti non solo con l’intento di posizionamento ma con un focus su leve di trasformazione, omnicanalità e una forte presenza digitale che aiuti a costruire la reputazione del brand e dell’autore stesso.
Leva di trasformazione nei contenuti
Il pubblico moderno non cerca solo informazioni o offerte: vuole sapere in che modo un prodotto o servizio migliorerà la propria vita o risolverà un problema. Per questo è fondamentale costruire contenuti che non siano solo informativi, ma trasformativi. Ad esempio, invece di scrivere “acquista X e otterrai Y”, sarebbe più efficace inserire dettagli su come la vita dell’utente cambierà in positivo grazie al servizio offerto. Questa non è solo una preferenza personale, ma un aspetto ribadito dai principali esperti e strategi del settore, come Rudi Bandiera, che sottolineano l’importanza di stimolare il cambiamento nel lettore.
Ottimizzazione bottom of the funnel e contenuti CRO-friendly
Quando si parla di contenuti “bottom of the funnel” (BoFu), l’obiettivo è orientare il testo verso conversioni concrete, ottimizzandolo per rispondere a ricerche commerciali e transazionali. In questo contesto, si può usare l’AI per rendere il contenuto più accattivante per la target audience, chiedendo, ad esempio, come rendere un testo più persuasivo o “CRO-friendly”. Il chatbot può suggerire l’uso strategico di call-to-action (CTA) per incentivare le conversioni, magari posizionando una CTA per prenotare una consulenza in punti specifici dell’articolo o offrendo strumenti interattivi, come un calcolatore del BMI per i professionisti della nutrizione.
Metriche fondamentali e presenza digitale
Nel valutare le performance SEO, non basta guardare i soliti KPI come posizionamento e volume di traffico organico. In una strategia avanzata, il focus si sposta verso metriche più rilevanti, tra cui l’autorevolezza del sito, la sua crescita in termini di citazioni online e interazioni social, e la qualità della presenza digitale. La costruzione di una presenza digitale solida e riconosciuta, attraverso una buona “authorship”, è fondamentale per conquistare posizionamenti duraturi, soprattutto ora che Google tende a premiare contenuti che siano tracciabili a fonti affidabili.
Parametri e-a-t e ottimizzazione multimediale
Per soddisfare i parametri E-A-T (esperienza, autorevolezza, affidabilità) richiesti da Google, i contenuti devono includere elementi multimediali, come video, podcast o immagini rilevanti, e, se possibile, anche opinioni o punti di vista che arricchiscano la risorsa. L’inclusione di contenuti omnicanale e multimediali non solo aumenta la qualità del contenuto agli occhi di Google, ma migliora anche la percezione del brand o dell’autore da parte dell’utente finale, facilitando una connessione più immediata e autorevole.
Questi aspetti sono sempre più decisivi nel SEO del 2024, dove l’autorevolezza e la capacità di creare contenuti trasformativi e omnicanale rappresentano ormai il cuore delle strategie di posizionamento.
La discussione che stai riportando sembra evidenziare una serie di considerazioni strategiche, applicabili sia a livello operativo che di visione più ampia, utili per gestire le aspettative dei clienti e strutturare una presenza digitale realmente efficace nel tempo. Vediamo alcuni degli spunti principali che emergono:
Personalizzazione e targetizzazione nella proposta di valore
Un tema interessante è quello della targetizzazione in base al BMI e al tipo di utente (uomo, donna, bambino) con piani alimentari e di allenamento personalizzati. Questo approccio di marketing verticale risulta vincente perché riesce a intercettare bisogni specifici, differenziando la proposta di valore in un mercato che altrimenti potrebbe sembrare saturo. Ad esempio, focalizzarsi su pacchetti di integrazione pre-gara per chi pratica sport oppure inserire testimonianze di esperti nutrizionisti e studi scientifici non solo rende l’offerta più autorevole, ma contribuisce a creare un’identità distintiva.
Il ruolo della nicchia nella seo
Dalla sua esperienza emerge come puntare su una nicchia specifica — come nel caso del mangime per cani da allevamento — possa portare risultati sorprendenti nel posizionamento sui motori di ricerca. Questa strategia si basa sulla costruzione di un contesto chiaro e dettagliato in cui il sito venga percepito come altamente specializzato e autorevole, aumentando così le probabilità di posizionamento anche per keyword competitive.
Pur essendo inizialmente focalizzati su una nicchia, è possibile raggiungere posizionamenti su keyword più generiche se si procede con un’ottimizzazione coerente, strutturando il contenuto in modo da soddisfare sia le query long-tail sia, nel tempo, le query ad alto volume.
Obiettivi realistici e costruzione di autorevolezza
L’importanza di gestire le aspettative dei clienti attraverso obiettivi realistici e KPI misurabili emerge chiaramente. È interessante notare come puoi preferire concentrarti su risultati raggiungibili in fasi progressive, mantenendo però aperta la possibilità di ottenere posizionamenti ambiziosi a lungo termine. Questo approccio bilancia realismo e ambizione, creando fiducia nei clienti, e riduce il rischio di disillusioni per obiettivi difficili da raggiungere in breve tempo.
L’importanza della link building come elemento di costruzione di autorevolezza
La considerazione che fa sui backlink — specialmente quelli provenienti da entità rilevanti o da fonti correlate al settore — è fondamentale per una costruzione della fiducia dell’entità di brand.
L’esperta ha ribadito la sua fiducia nella Digital PR, definendola come la capacità di essere presenti su risorse visitate specificamente per un topic, piuttosto che fare link building su numerosi siti con un alto Domain Authority, ma con poco traffico. Ha spiegato come sia più efficace per un brand essere nei luoghi giusti, dove gli utenti lo cercano: anche le piattaforme social con link nofollow, infatti, possono portare visite e notorietà. Secondo lei, questa è una Digital PR efficace, che può persino superare l’efficacia di alcune campagne di link building, grazie all’impatto mirato e alla presenza strategica che riesce a costruire.
Ha inoltre raccontato un esempio concreto per chiarire il concetto. Se un birrificio desidera aumentare la propria visibilità, invece di acquistare articoli su dieci testate, potrebbe cercare di apparire nelle liste e risorse già posizionate online, come quelle dei “migliori birrifici italiani” o “birrifici esteri”. In questo modo, il sito potrebbe essere inserito in articoli già ben visibili e rilevanti per il tema. Ha definito questo un approccio “win-win”, poiché permette al brand di guadagnare visibilità in risorse importanti e già posizionate. Ha suggerito, dunque, di contattare redazioni di magazine generici o verticali e farsi inserire in risorse di questo tipo, ritenendo tale approccio una Digital PR ben riuscita.
Ha poi parlato anche dell’importanza dei comunicati stampa digitali e del supporto degli uffici stampa, considerandoli strumenti ancora molto validi.
Durante il dialogo con l’ospite, ha riconosciuto un’altra opinione comune: ottenere link da testate autorevoli, anche se poco cliccate, può comunque giovare al brand, poiché Google è in grado di interpretare il DA e di assegnare valore anche in termini di visibilità. Ha concluso che link building e Digital PR sono entrambe vie percorribili, pur avendo effetti e obiettivi diversi.
L’esperta ha osservato che la Digital PR può aiutare la SEO, ma anche andare oltre il puro ambito SEO, grazie al suo approccio multicanale. La chiave oggi, secondo lei, è eccellere nella SEO senza trascurare gli altri canali, costruendo una presenza forte che possa dare risultati tanto in ambito di ricerca quanto altrove.
A tal proposito, ha riportato esempi di casi locali. Ha ricordato come piccole realtà locali italiane, come studi di nutrizionisti o fisioterapisti, siano riuscite ad ottenere grandi risultati unicamente con la SEO. A suo parere, la SEO locale funziona ancora molto bene, specie per obiettivi geolocalizzati, e può portare benefici anche con un investimento ridotto, come per esempio una semplice pagina Google My Business. La SEO locale, ha affermato, continua a essere un’opportunità strategica, nonostante i cambiamenti recenti e l’evoluzione della SEO multicanale.
Rispondendo infine a una domanda sulle strategie SEO che eviterebbe, l’esperta ha suggerito di limitare contenuti ridondanti e cannibalizzanti. Ha raccontato come l’ultimo aggiornamento dell’algoritmo di Google abbia messo in luce un problema crescente di cannibalizzazione tra keyword. Ha riscontrato molti casi in cui più pagine, dedicate allo stesso tema, hanno causato sovrapposizioni che confondono Google, come nel caso di siti con numerosi articoli su una stessa condizione medica. La soluzione, secondo lei, è quella di consolidare tutto in una risorsa unica e completa, riducendo i contenuti superflui e rendendo il piano editoriale più mirato e ben strutturato.
Ha infine commentato il ruolo di Reddit, ritenendolo più utile per il pubblico internazionale e per informazioni di nicchia. Sebbene Reddit sia ancora poco usato in Italia, ha evidenziato il valore della piattaforma per approfondimenti su settori specifici, come criptovalute o programmazione, e ha accennato a un tool interessante, GigaBrain, che consente di estrarre contenuti e informazioni dai forum online, inclusi Reddit e altri social. Ha concluso che, pur non avendolo esplorato appieno, Reddit potrebbe rivelarsi prezioso come fonte alternativa di informazioni.
Ha terminato la live ribadendo che la SEO è una vera e propria strategia di marketing. È un ingranaggio fondamentale in un piano d’azione digitale, che deve essere costruito su misura e integrato con altri reparti aziendali per esprimere il massimo potenziale. Ha precisato che, nonostante questo approccio sia importante per molte realtà, le piccole imprese locali possono ottenere grandi vantaggi anche con una strategia SEO più semplice, magari scalabile nel tempo, sfruttando al massimo le risorse disponibili e ottimizzando i processi per rispondere alle esigenze degli utenti con velocità ed efficacia.