Come Rendere ChatGPT più “Umano”
SEO IALa live si apre con una breve introduzione di Ilario Gobbi, che saluta i suoi spettatori e introduce l’ospite Giandomenico Santamaria, consulente e formatore di marketing con un interesse specifico per l’intelligenza artificiale. Santamaria descrive il suo background e spiega come la sua azienda abbia integrato l’IA nelle loro strategie di marketing per rispondere più rapidamente alle esigenze del mercato, con risultati notevoli. Si sofferma poi sul suo libro ChatGPT Revolution, che è stato tra i primi testi in Italia a trattare l’argomento dell’intelligenza artificiale generativa, e come all’epoca, anche semplici prompt fossero una novità.
Leggi tutto: Come Rendere ChatGPT più “Umano”Il tema della divulgazione dell’IA in Italia è uno dei primi argomenti affrontati. Secondo Santamaria, esistono due principali filoni: uno più generalista, rivolto a un pubblico ampio, e uno più tecnico, riservato agli addetti ai lavori. Tuttavia, osserva come molti imprenditori, pur essendo il target che maggiormente potrebbe trarre vantaggio dall’IA, siano ancora molto indietro nel suo utilizzo. Il problema, a suo dire, non è se usare o meno l’IA, ma piuttosto come usarla correttamente. Santamaria sottolinea la necessità di lavorare maggiormente sulla formazione nelle aziende, poiché l’IA rappresenta un vantaggio competitivo, tanto a livello personale quanto professionale.
Un altro punto cardine della discussione è la versatilità di strumenti come ChatGPT. Santamaria spiega che molti utilizzano l’intelligenza artificiale in modo superficiale, limitandosi a compiti semplici come la generazione di testi o ricette, ma che c’è molto di più dietro. Parla della personalizzazione dei risultati, che può essere ottenuta attraverso la definizione di prompt dettagliati e specifici, in grado di rispondere a esigenze emotive e di tono, adattandosi al pubblico a cui ci si rivolge. Questo è l’aspetto che rende l’IA più “umana”, differenziando i risultati generici da quelli realmente utili e personalizzati.
Si approfondisce poi il tema della formazione e della reazione del pubblico agli sforzi di divulgazione. Santamaria osserva che c’è un grande interesse e che le persone sono curiose di conoscere meglio ChatGPT. Tuttavia, a suo avviso, il discorso pubblico è ancora limitato, e si parla dell’IA solo in termini etici, senza entrare nel merito di come utilizzarla concretamente nella vita quotidiana o lavorativa. ChatGPT viene descritto come un assistente che può migliorare molte aree della nostra vita, paragonabile all’epocale rivoluzione di Internet. L’intelligenza artificiale generativa offre strumenti potenti, e per questo è essenziale che venga usata in modo efficace.
Un aspetto cruciale è il modo in cui ci si rivolge a ChatGPT. Santamaria spiega che uno degli errori più comuni è trattare l’IA come una macchina, ottenendo risposte altrettanto meccaniche. Per ottenere risultati più umani, è fondamentale interagire con l’IA come se si stesse parlando a un essere umano. Questo comporta un cambiamento nel modo di formulare le richieste, personalizzando i prompt e instaurando un dialogo più naturale e contestualizzato. Solo in questo modo si possono ottenere risposte più simili a quelle umane.
Il concetto di personalizzazione viene ulteriormente esplorato con esempi concreti. Santamaria illustra la differenza tra una richiesta generica e una ben contestualizzata. Ad esempio, chiedere informazioni su una nuova auto può generare una risposta generica, ma fornendo dettagli specifici, come il ruolo dell’utente e le sue esigenze, si ottengono risultati molto più raffinati e pertinenti. Questo processo non solo migliora la qualità delle risposte, ma rende anche l’IA più utile e rilevante per chi la utilizza.
Infine, Santamaria offre una sintesi pratica di come rendere ChatGPT più umano. Identifica quattro punti chiave: la personalizzazione, l’uso di “mega prompt”, l’importanza del contesto, e la varietà del linguaggio. Sottolinea che l’uso del linguaggio giusto è essenziale per ottenere risposte migliori, e che gli esempi svolgono un ruolo cruciale nel processo di apprendimento dell’IA. Inoltre, invita gli spettatori a variare il linguaggio in base alle diverse situazioni per ottenere risultati più umani e adeguati alle circostanze.
Espressioni come “prenditi un attimo di tempo e ragiona sulla risposta” o “fai un bel respiro” non hanno un impatto tecnico diretto sulle capacità di elaborazione di un’intelligenza artificiale come ChatGPT. Questo perché, per quanto le IA generative possano simulare conversazioni e rispondere in modo articolato, non possiedono una coscienza o capacità di riflessione. Quindi, non “pensano” o “riflettono” realmente sul modo in cui rispondono: elaborano input testuali in base a pattern appresi da enormi quantità di dati linguistici.
Tuttavia, l’inserimento di espressioni umane e colloquiali può rivelarsi utile sotto alcuni aspetti specifici:
- Simulazione dell’interazione umana:
- Espressioni come “prenditi il tuo tempo” o “fai un bel respiro” possono essere utilizzate per simulare una conversazione più rilassata e umana. Anche se queste istruzioni non influenzano realmente la capacità di ChatGPT di “prendere tempo” o di “riflettere”, introducono un tono di voce che sembra più simile a quello utilizzato nelle interazioni reali tra persone. Questo può migliorare la percezione dell’output generato, rendendolo più coinvolgente o empatico per chi lo legge.
- Nell’ambito della progettazione di GPT per contesti specifici, come assistenti per la comunicazione o per il customer care, espressioni simili possono contribuire a mantenere un tono gentile e rassicurante, particolarmente utile se ci si rivolge a un pubblico che richiede un approccio più attento e empatico (ad esempio, bambini o persone in situazioni delicate).
- Impostazione di un tono di voce:
- L’uso di espressioni colloquiali può facilitare la creazione di un modello che risponde seguendo un tono specifico. Ad esempio, se stai cercando di ottenere risposte con un tono più rilassato e meno formale, includere frasi che richiamano un’interazione umana aiuta a impostare un contesto che potrebbe indurre ChatGPT a replicare con risposte più adatte a quell’ambiente.
- Il prompt che costruisci per guidare la IA non solo contiene le istruzioni letterali (come evitare certe parole o frasi), ma anche una dimensione implicita, suggerita da come viene formulata la richiesta. Dire a ChatGPT di “prendere tempo” non avrà un effetto concreto, ma questa formulazione può influenzare la struttura e il ritmo della risposta, facendola sembrare meno “robotica”. Per esempio, potresti ricevere risposte più strutturate, meno concise e con maggiore attenzione ai dettagli.
- Potenziale per la qualità del risultato:
- Anche se frasi come “prenditi il tempo necessario” non modificano il tempo di elaborazione, possono comunque influenzare la qualità dell’output. ChatGPT potrebbe interpretare tali istruzioni come segnale per fornire una risposta più completa, articolata e riflessiva. In questo modo, puoi ottenere contenuti che risultano meno frettolosi e più adatti a un contesto che richiede maggiore attenzione o approfondimento.
- Questa strategia funziona particolarmente bene quando il tuo obiettivo è simulare processi che implicano calma o riflessione (ad esempio, durante la generazione di risposte empatiche in scenari delicati come consulenza o assistenza psicologica).
Perché non sempre funziona e dove può fallire:
- È importante capire che ChatGPT opera in base a schemi statistici e modelli di linguaggio, quindi non è in grado di seguire letteralmente certe istruzioni che richiedono riflessione o cambiamenti di stato emotivo. Dire “fai un bel respiro” non comporterà che la IA “ragioni meglio”, ma il linguaggio potrebbe portare a una risposta che sembri più “ponderata”.
- Se il prompt diventa troppo complesso o vago nel tentativo di essere eccessivamente umano, c’è il rischio che la risposta si perda in inutili ridondanze o risulti poco focalizzata, per cui è sempre importante bilanciare la semplicità con la giusta dose di personalizzazione.
Strategia nel lungo termine: impatto sul futuro delle interazioni IA:
- Man mano che più persone utilizzano ChatGPT e IA simili in modo personalizzato, fornendo comandi che si avvicinano sempre più al linguaggio naturale, è possibile che le risposte diventino ancora più raffinate e aderenti ai bisogni umani. Questo succede perché l’intelligenza artificiale impara attraverso i dati su cui è addestrata, quindi l’interazione umana costante e sempre più sofisticata arricchisce il modello.
- In prospettiva, il miglioramento della tecnologia potrebbe portare a risposte che rispecchiano sempre più le complessità del linguaggio e delle esigenze umane, non solo in termini di contenuto, ma anche di tono, stile e struttura. Le IA diventeranno più sensibili al contesto e alle sfumature, con risposte che sembreranno meno standardizzate e più personalizzate.
La questione che sollevi riguarda l’efficacia di un linguaggio empatico o umanizzato nell’interazione con intelligenze artificiali come ChatGPT e se questo effettivamente incida sul risultato del prompt o se sia solo un vezzo nostro, umano. Cerchiamo di analizzare il tema in modo più approfondito.
L’approccio empatico e i risultati
È vero che aggiungere un tono di voce gentile, ringraziamenti o espressioni di cortesia non incide tecnicamente sulla capacità della IA di elaborare una risposta, né migliora la qualità del risultato basato sulla “comprensione emotiva” di quello che le viene chiesto. Questo perché ChatGPT è un modello linguistico basato su pattern statistici, non su emozioni o processi cognitivi umani. Quindi, da un punto di vista strettamente funzionale, l’atteggiamento empatico potrebbe sembrare irrilevante. Tuttavia, il modo in cui il prompt è strutturato ha un impatto significativo sulla qualità del risultato.
Quando si personalizza un prompt, fornendo contesto e dettagli specifici, l’intelligenza artificiale riesce a restituire risposte più accurate e pertinenti. Questo non è tanto un effetto della “gentilezza” con cui il prompt è formulato, ma piuttosto del modo in cui il prompt viene costruito e arricchito con informazioni che aiutano l’IA a interpretare meglio la richiesta. Se si utilizza un linguaggio umano, come con l’uso di dialetti o frasi tipiche, la IA può riconoscere tali pattern e restituire risposte che riflettono questi stessi elementi. In questo senso, l’IA si “adatta” al linguaggio dell’utente, non tanto perché lo capisce a livello emotivo, ma perché è in grado di replicare il linguaggio con cui è stata istruita.
Differenze tra prompt strutturati e generici
Personalizzare i prompt, magari simulando una situazione specifica, spesso porta a risultati migliori rispetto a domande generiche e dirette. Ad esempio, chiedere “Assumi il ruolo di un esperto in X e spiegami Y” può generare una risposta più mirata rispetto a una richiesta più semplice come “Dimmi quello che sai su Y”. Questo perché fornire dettagli contestuali aiuta l’IA a orientarsi meglio nel tipo di risposta da generare.
Tuttavia, non è sempre necessario dare una “personalità” all’IA per ottenere buoni risultati. In molti casi, l’uso di frasi del tipo “Devi essere un professionista di fama mondiale” potrebbe non avere un grande impatto sul risultato, poiché concetti vaghi come “fama mondiale” potrebbero non avere un significato ben definito nel sistema. Quando i prompt contengono dettagli specifici, contesti concreti e obiettivi chiari, l’IA riesce a produrre risultati più pertinenti indipendentemente dal tono.
L’importanza della precisione nel prompt engineering
Da un punto di vista operativo, ciò che incide davvero è la qualità e la precisione del prompt. Il prompt engineering, ovvero l’arte di formulare richieste precise e ben strutturate, sta diventando una competenza fondamentale, come sottolineavi. Chi riesce a padroneggiare questa abilità non solo ottiene risposte più precise, ma può anche accelerare il proprio lavoro, aumentando l’efficienza. Non è un caso che alcuni professionisti si stiano specializzando nell’uso avanzato di prompt questo potrebbe diventare un rischio se si perde di vista l’obiettivo principale della professione (ad esempio, un copywriter che si concentra troppo sui tecnicismi rischia di perdere di vista la creatività).
L’evoluzione del lavoro umano
L’intelligenza artificiale non ruberà posti di lavoro, ma sposterà il focus delle competenze umane verso la supervisione, la guida e l’ottimizzazione di queste tecnologie. In settori come il copywriting, i professionisti non si limiteranno più a scrivere testi, ma diventeranno veri e propri “supervisori” delle AI, fornendo loro i giusti input, analizzando i risultati e affinando il processo creativo. In questo contesto, il valore umano non risiede tanto nell’esecuzione manuale, ma nella capacità di orchestrare il lavoro con strumenti sempre più sofisticati.
Le competenze trasversali, come la capacità di analizzare un settore, comprendere il target, il tono di voce e la concorrenza, diventeranno fondamentali. L’intelligenza artificiale potrà automatizzare molte delle attività operative, ma le decisioni strategiche, creative e di direzione resteranno nelle mani dell’essere umano.
Uno dei punti cruciali è il fatto che l’IA possa liberare tempo prezioso per attività a più alto valore, automatizzando processi ripetitivi o amministrativi come l’onboarding, la gestione della customer care o la creazione di contenuti di base per il marketing. Il punto centrale che emerge è che l’IA non ruba posti di lavoro, ma ne cambia la natura: professionisti come il social media manager, ad esempio, possono ora concentrarsi più sull’analisi dei dati e sulla strategia, piuttosto che su attività manuali come la pubblicazione di post.
È interessante notare l’enfasi sull’importanza di un metodo strutturato nell’uso dell’IA, in particolare per la creazione di prompt efficaci. L’approccio dei “sei passi” citato offre una formula utile per ottenere risultati migliori e più personalizzati dalle interazioni con strumenti IA. Il consiglio di fornire contesto, definire chiaramente le azioni richieste, e includere esempi pratici è fondamentale per ottimizzare le risposte generate dall’IA.
La questione del tono di voce è altrettanto cruciale. Educare l’IA a rispondere in maniera coerente con il tipo di comunicazione desiderata — che sia empatica o più tecnica — è un aspetto spesso sottovalutato, ma che può fare una grande differenza, soprattutto in contesti aziendali dove il messaggio e il modo in cui viene trasmesso sono fondamentali per il brand.
Infine, i suggerimenti rivolti alle aziende su come abbracciare l’IA sono chiari: investire nella formazione, delegare compiti ripetitivi e amministrativi all’IA, e considerare di introdurre ruoli specializzati per la gestione di queste tecnologie.
Conclusione
L’uso di un linguaggio empatico e personalizzato nei prompt può migliorare la percezione di umanità nelle risposte, ma non ha un impatto diretto sulle capacità dell’IA. Ciò che conta davvero è la qualità della formulazione e la chiarezza con cui vengono presentate le richieste. L’intelligenza artificiale è uno strumento potente, e il futuro dei professionisti risiede nell’imparare a sfruttare al meglio le sue capacità, senza perdersi nei tecnicismi ma mantenendo sempre il focus sull’obiettivo finale: creare valore attraverso la combinazione di intelligenza umana e tecnologia.
In sintesi, pur non essendo tecnicamente rilevanti per la “riflessione” o “ponderazione” della IA, espressioni colloquiali e umane come quelle descritte possono influire positivamente sulla qualità percepita del testo generato e sul tono della risposta, soprattutto se abbinate a un contesto ben definito e a istruzioni chiare.