Ilario Gobbi | AI Tool, SEO & Storytelling

Tool AI per la SEO ed esempi di storytelling fantastici

Come utilizzare l’IA per il blog marketing

Live Giudice

Andrea Giudice SEO expert ospite di questa live, ha condiviso la sua visione sull’impatto dell’IA sul blog marketing, precisando che evita un approccio basato esclusivamente sul “copia e incolla”. Ha citato strumenti come ChatGPT, OpenAI, Copilot e Bing Image Creator, spiegando che li utilizza in modo proattivo per generare idee, risolvere problemi e migliorare i contenuti.

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Il discorso si è poi spostato sui costi e sui benefici degli strumenti IA. Giudice ha considerato l’abbonamento a ChatGPT un investimento estremamente vantaggioso, considerando il risparmio di tempo e il supporto nella scrittura di email. Ha evidenziato come l’IA non si limiti a traduzioni letterali, ma offra traduzioni culturali e contestualizzate, migliorando la qualità della comunicazione, specialmente in ambito internazionale. “Non è solo un aiuto per chi non sa scrivere”, ha aggiunto, “ma è un assistente che rende le email più efficaci e professionali”.

Gobbi ha concordato sulla versatilità degli strumenti, evidenziando come l’IA possa essere utilizzata non solo per compiti predefiniti, ma anche per stimolare idee e guidare il pensiero strategico. Ha paragonato l’IA al dottor Watson di Sherlock Holmes, capace di offrire spunti e suggerimenti che aiutano a risolvere problemi complessi. Secondo entrambi, l’IA trova applicazione pratica sia nel blog marketing che nella SEO, aiutando a identificare soluzioni a problematiche ricorrenti e a ottimizzare i processi.

Giudice ha poi sottolineato come l’interazione continua con strumenti come ChatGPT contribuisca ad addestrare ulteriormente il modello, migliorandone progressivamente le performance. Ha menzionato un articolo sul suo blog in cui ha discusso il funzionamento di questi modelli, inclusa l’importanza delle variabili addestrate. Ha notato che, grazie all’addestramento continuo, i risultati forniti dall’IA diventano sempre più pertinenti e personalizzati.

Infine, ha condiviso la sua esperienza con l’uso di prompt specifici per i progetti dei suoi clienti, evidenziando come questi strumenti possano essere configurati per eseguire ricerche approfondite su argomenti ben definiti. Ha osservato che i contenuti generati migliorano nel tempo grazie all’apprendimento continuo, sebbene abbia riconosciuto che non tutte le dinamiche interne dei modelli siano del tutto chiare o documentate.

La conversazione tra Ilario Gobbi e Andrea Giudice si è concentrata su diversi aspetti legati all’uso delle intelligenze artificiali nel contesto lavorativo. Giudice ha spiegato che uno degli utilizzi più interessanti di questi strumenti è quello di avere un assistente virtuale capace di restringere il campo d’azione per risolvere problemi specifici. Ha raccontato di aver testato recentemente un’analisi di mercato, rimanendo colpito dalla capacità dell’IA di tappare lacune informative. Questo processo ha permesso di ottenere spunti iniziali sui quali basare ricerche più approfondite, risparmiando tempo e lavoro manuale.

Un altro esempio fornito da Giudice riguarda la redazione di contratti. Ha spiegato che, sebbene utilizzi da anni un formato standard, l’IA ha evidenziato spunti di riflessione e correzioni che non aveva mai considerato, migliorando così la qualità del documento. Tuttavia, ha scherzato sull’eventualità che le controparti possano sfruttare le stesse tecnologie per individuare falle nei contratti. Questo aneddoto ha evidenziato come l’IA possa essere sia un’opportunità sia una sfida.

Giudice ha poi sottolineato come l’interazione continua con strumenti come ChatGPT contribuisca ad addestrare ulteriormente il modello, migliorandone progressivamente le performance. Ha menzionato un articolo sul suo blog in cui ha discusso il funzionamento di questi modelli, inclusa l’importanza delle variabili addestrate. Ha notato che, grazie all’addestramento continuo, i risultati forniti dall’IA diventano sempre più pertinenti e personalizzati.

Giudice ha inoltre affrontato la questione dell’ottimizzazione SEO nei testi generati dall’IA, evidenziando i rischi di sovra-ottimizzazione, come il “keyword stuffing“. Ha sottolineato l’importanza di mantenere un equilibrio tra pertinenza e naturalezza del contenuto, prendendo come esempio l’approccio iper-descrittivo adottato da Salvatore Aranzulla, che, sebbene efficace in contesti privi di concorrenza, potrebbe non funzionare in settori competitivi.

Nel corso della conversazione, ha spiegato di utilizzare strumenti come il Website Auditor per analizzare la densità delle parole chiave e ottimizzare i contenuti generati. Tuttavia, ha evidenziato che la creazione di testi realmente efficaci richiede ancora molte ore di lavoro e competenze specifiche, smentendo l’idea che le IA possano sostituire completamente i copywriter. Ha ribadito che la differenza principale risiede nella capacità di un professionista di comprendere l’intento di ricerca, i bisogni latenti del pubblico e le dinamiche della concorrenza.

Infine, Giudice ha sottolineato come le IA rappresentino un alleato prezioso nella quotidianità lavorativa, permettendo di risparmiare tempo su attività operative e concentrarsi su aspetti strategici. Ha menzionato esempi pratici, come l’uso dell’IA per redigere email formali, evidenziando come l’addestramento continuo dei modelli consenta di ottenere risultati sempre più precisi e personalizzati. Tuttavia, ha riconosciuto che ogni innovazione tecnologica porta con sé timori legati al cambiamento delle competenze richieste, sottolineando come sia fondamentale adattarsi e sfruttare le nuove opportunità offerte dagli strumenti digitali.

Giudice ha evidenziato inoltre che, per alcune realtà, l’uso indiscriminato di IA nella produzione di contenuti potrebbe generare risultati mediocri. Ha spiegato che l’affidamento esclusivo a questi strumenti, senza un’adeguata supervisione umana, rischia di produrre testi standardizzati e privi di valore aggiunto. Ha fatto l’esempio di articoli tecnici che, pur dovendo riflettere competenze e know-how, risultano spesso generici e fuori contesto. Questo rappresenta un pericolo per la credibilità dei professionisti, come i medici, che potrebbero perdere autorevolezza delegando contenuti a un’applicazione senza alcun controllo.

Ha continuato ribadendo che, sebbene i lavori più meccanizzati siano stati sostituiti dalle IA, la figura del copywriter resta fondamentale. Professionisti capaci di evolversi, studiando settori specifici e adattandosi ai cambiamenti, possono trarre grandi benefici dagli strumenti tecnologici. Giudice ha ricordato, inoltre, l’importanza delle competenze avanzate, come la capacità di lavorare sulle E-A-T (Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness) e l’implementazione di schema markup, citando un caso in cui un cliente è riuscito a recuperare traffico perso dopo un aggiornamento dell’algoritmo di Google grazie a interventi mirati su questi aspetti.

La conversazione tra Ilario Gobbi e Andrea Giudice ha toccato diversi aspetti dell’uso dell’intelligenza artificiale nella produzione di contenuti e nelle applicazioni lavorative. Giudice ha discusso l’idea di utilizzare prompt specifici per generare JSON con schemi dedicati, sottolineando come personalizzare il processo possa migliorare i risultati. Ha citato l’importanza di ottimizzare il prompt, mettendo le parole più importanti all’inizio, per ridurre gli errori e garantire risultati migliori.

Uno dei punti centrali della discussione ha riguardato l’uso dell’intelligenza artificiale per produrre contenuti attribuibili a figure di rilievo nel settore, simulando il principio del ghostwriting. Giudice ha spiegato come si possa creare un contenuto con strumenti come ChatGPT e poi attribuirlo a un autore conosciuto, sfruttando la sua autorevolezza per ottenere maggiore credibilità. Tuttavia, ha sottolineato che questo approccio, pur efficace, richiede un’attenta gestione dell’E-A-T (Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness) per garantire che i contenuti siano percepiti come affidabili e di qualità.

Si è discusso anche dell’importanza del brand in un contesto in cui chiunque può produrre contenuti con intelligenze artificiali. Giudice ha evidenziato come il valore del brand diventi cruciale per distinguersi, soprattutto in un panorama competitivo. Ha sottolineato alcuni errori comuni nei contenuti generati da figure non professionali, come l’uso eccessivo di maiuscole nei titoli, che possono compromettere la qualità percepita.

Un altro tema affrontato è stato il ruolo dei test A/B nell’ottimizzazione di annunci e contenuti, con esempi di casi in cui scrivere in modo naturale ottiene risultati migliori rispetto a stili eccessivamente elaborati. Giudice ha ricordato come sia importante non abusare degli strumenti di intelligenza artificiale, consigliando di delegarne l’uso a professionisti che sappiano come sfruttarli in modo efficace e consapevole.

L’attenzione si è poi spostata sui limiti attuali delle intelligenze artificiali, come l’eventuale utilizzo di fonti non aggiornate o non affidabili. Gobbi ha suggerito strumenti come NotebookLM, che permettono di definire fonti precise per garantire maggiore affidabilità nei contenuti generati. Ha anche evidenziato come un utilizzo efficace degli strumenti possa ridurre gli errori e migliorare il lavoro, ma ha sottolineato la necessità di una verifica umana, soprattutto in ambiti delicati come il diritto.

Infine, la conversazione ha toccato il tema dell’umanizzazione delle interazioni con l’intelligenza artificiale. Giudice ha scherzato sull’abitudine di molti di fare complimenti al modello o di interagire con esso in modo quasi umano, notando come questa dinamica possa rendere il lavoro con l’IA più coinvolgente e, talvolta, più efficace. Tuttavia, ha ribadito l’importanza di mantenere un approccio critico e razionale, senza attribuire agli strumenti capacità umane che non possiedono.

L’ospite, infine, sottolinea l’importanza di coinvolgere il cliente nella pianificazione editoriale. È essenziale stabilire insieme un piano chiaro, con una lista di 20-30 argomenti che possano coprire un certo periodo, per garantire una strategia coerente e al tempo stesso flessibile. Racconta anche di come l’IA può essere usata per generare articoli rispondendo a domande che emergono direttamente dalle richieste dei clienti. Questo metodo non solo aiuta a creare contenuti pertinenti, ma aumenta anche le probabilità di intercettare ricerche simili fatte da altri utenti.

I partecipanti hanno discusso approfonditamente del rapporto tra la scrittura di contenuti di qualità e l’uso dell’intelligenza artificiale (IA). Uno degli speaker ha raccontato la propria esperienza personale nel generare un testo ottimizzato con ChatGPT. Ha spiegato che, nonostante i consigli iniziali ricevuti dal modello, il testo risultava ripetitivo e poco fluido. Dopo vari tentativi, e investendo circa 4-5 ore di lavoro manuale per affinare il contenuto, è riuscito a ottenere una versione performante, capace di raggiungere la prima pagina dei risultati di ricerca. Questo ha messo in evidenza un punto importante: l’IA, pur essendo uno strumento utile, richiede comunque l’intervento umano per garantire un risultato ottimale.

Si è poi affrontato il tema dell’impatto dell’IA sul ruolo dei copywriter. Secondo il relatore, l’idea che l’IA possa sostituire completamente i professionisti è fuorviante. Sebbene strumenti come ChatGPT possano semplificare il processo di scrittura, rimane fondamentale il lavoro di un esperto che sappia analizzare, integrare e migliorare i contenuti, soprattutto in ottica SEO.

Un altro argomento trattato ha riguardato l’ottimizzazione dei contenuti e l’importanza della rilettura. È stato sottolineato che i testi generati dall’IA possono includere errori concettuali o informazioni errate, motivo per cui è essenziale rileggere e correggere con attenzione. Un esempio condiviso riguardava una correzione di una mail generata dall’IA: non si trattava di errori grammaticali, ma di interpretazioni errate del messaggio che si intendeva trasmettere. Questo ha dimostrato quanto sia cruciale l’intervento umano nel processo.

Un aspetto interessante è emerso nella discussione sulla capacità dell’IA di creare contenuti accattivanti, quasi romanzeschi. È stato notato che ChatGPT, ad esempio, riesce a generare testi con contrasti emotivi simili a quelli dei romanzi di Stephen King. Tuttavia, questi testi tendono a essere ripetitivi, motivo per cui occorre un editing attento per eliminare le ridondanze.

Il discorso si è poi spostato sulla gestione SEO e sulla cannibalizzazione dei contenuti. Giudice ha spiegato di non considerare la cannibalizzazione interna come un problema critico, poiché riguarda sempre contenuti dello stesso sito, quindi con un impatto limitato sul risultato complessivo. Tuttavia, ha sottolineato come l’IA possa offrire supporto nell’esplorazione di nuovi topic e nella creazione di paragoni e confronti utili per il mercato.

Un esempio pratico dell’utilizzo di ChatGPT è stato condiviso in relazione alla creazione di titoli per campagne Performance Max. Il modello è stato in grado di generare rapidamente 15 titoli da 30 caratteri e altri 5 titoli più lunghi con call-to-action, risparmiando ore di lavoro. Questo ha evidenziato come l’IA sia uno strumento straordinario per la generazione di idee creative e per la semplificazione di compiti ripetitivi.

Si è parlato anche di differenze tra vari modelli di intelligenza artificiale, come ChatGPT e Gemini. Quest’ultimo è stato descritto come più avanzato in alcune funzionalità di ricerca e con capacità innovative nel raccogliere dati dagli utenti attraverso dispositivi mobili. Uno degli speaker ha sottolineato la possibilità di addestrare l’IA fornendo input specifici, che nel tempo migliorano le risposte ottenute.

Un altro tema rilevante è stato l’utilizzo delle metriche per valutare l’efficacia dei contenuti generati dall’IA. La conversione è stata indicata come la metrica più importante, più che la semplice visibilità. È stato osservato che, anche se un contenuto ottimizzato riesce a ottenere maggiore visibilità, l’obiettivo finale rimane il fatturato. Questo richiede un lavoro che vada oltre la scrittura, includendo aspetti come l’esperienza utente, la persuasione e il branding.

Il discorso si sposta su Bing, di cui Andrea esprime ammirazione per il traduttore, sottolineando la sua capacità di tradurre frasi idiomatiche, cosa che neppure Google Translate riesce a fare. Parlando delle differenze culturali, Andrea cita l’esempio delle scarpe da ginnastica, che in America vengono chiamate “sneakers”. La conversazione continua evidenziando l’importanza della cultura nella SEO internazionale, mentre Andrea racconta di un’esperienza personale in cui ha utilizzato ChatGPT per tradurre una frase in arabo. Ilario e Andrea discutono anche dell’utilità delle applicazioni che traducono in tempo reale, migliorando l’esperienza di viaggio e facilitando il lavoro con altri mercati. Andrea condivide un ricordo di Skype e del traduttore simultaneo, esprimendo la meraviglia per le traduzioni che funzionano bene.

Nella parte finale della live, è stato affrontato il ruolo del SEO come professionista polivalente. Il lavoro di un SEO è spesso descritto come una combinazione di competenze tecniche, analitiche e creative, che spaziano dalla gestione dei progetti alla consulenza per il miglioramento dell’esperienza utente e delle conversioni. Gli speaker hanno ribadito l’importanza di strumenti SEO tradizionali, come Screaming Frog e Search Console, integrati con funzionalità AI, per ottimizzare i processi e migliorare i risultati. Tuttavia, l’IA viene vista come un supporto, non come una soluzione definitiva.

Concludono con un consiglio pratico: prendere spunto da testi esistenti sul sito, rielaborarli e approfondirli, ma evitando di rimanere bloccati su un solo argomento. La varietà è la chiave per mantenere vivo l’interesse degli utenti e migliorare la qualità complessiva del sito.

Come utilizzare l’intelligenza artificiale nel blog marketing – Conclusioni

Infine, ha riflettuto sul fatto che ogni innovazione tecnologica porta timori legati al cambiamento delle competenze richieste. Ha paragonato l’arrivo delle IA al passaggio dai cavalli alle automobili, sottolineando che chi sa adattarsi trova nuove opportunità, come il ruolo emergente dei “prompt engineer”. Giudice ha condiviso un aneddoto personale in cui ha utilizzato l’IA per redigere una PEC formale, dimostrando come l’addestramento mirato del modello abbia permesso di ottenere un risultato professionale che non sarebbe stato possibile senza il supporto tecnologico.

Giudice ha concluso osservando che, nonostante i limiti delle tecnologie attuali, l’intelligenza artificiale si dimostra uno strumento potente per migliorare l’efficienza e la creatività, soprattutto per chi è disposto a utilizzarla in maniera strategica e consapevole.

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