Best Practice di Ottimizzazione SEO di Siti Web
SEO Guide SEO, immagini SEO, Interviste SEOLa live inizia con un’introduzione di Ilario Gobbi, che annuncia il tema della serata: l’ottimizzazione dei siti web attraverso le migliori pratiche SEO.
Leggi tutto: Best Practice di Ottimizzazione SEO di Siti WebCome ospite, Ilario presenta Gabriele Pantaleo, consulente SEO e imprenditore, fondatore della PNT Solution, una società specializzata nel posizionamento di siti web. Gabriele spiega che il suo lavoro si concentra in particolare sull’aiutare attività locali e professionisti a raggiungere obiettivi di visibilità organica su Google. Si dice entusiasta di partecipare alla live, considerando il tema una “bella chiacchierata” su un argomento sempre attuale e fondamentale per chi opera online.
Gabriele inizia il suo intervento rispondendo a una domanda di Ilario sulle best practice SEO più importanti per l’ottimizzazione dei progetti digitali. Secondo lui, il contenuto è l’elemento centrale di ogni strategia SEO vincente. Questo non si limita alla semplice ottimizzazione del testo, ma richiede la creazione di risorse che siano davvero pertinenti alle intenzioni di ricerca dell’utente. Gabriele sottolinea che il punto di partenza deve essere sempre un contenuto di qualità, progettato per rispondere a domande specifiche o esigenze precise.
Le migliori best practice di ottimizzazione SEO
Per garantire che i contenuti siano in linea con le aspettative degli utenti e di Google, Gabriele suggerisce strumenti come SEOZoom, che aiutano nell’analisi delle parole chiave e nella comprensione delle intenzioni di ricerca dietro di esse. L’intento di ricerca, spiega, può variare tra quello informativo, transazionale e comparativo, e bisogna tenere conto di queste sfumature nella creazione delle pagine. Porta l’esempio dell’e-commerce, dove è cruciale bilanciare informazioni e possibilità di acquisto. Una pagina ben progettata dovrebbe non solo fornire testo, immagini e video di supporto, ma anche consentire all’utente di completare un’azione, come l’acquisto di un prodotto. In questo senso, Gabriele sottolinea che Google premia contenuti che non si limitano a inserire parole chiave, ma che rispondono realmente agli intenti dell’utente.
Passando alla SEO on-page, Gabriele pone l’accento sull’importanza della link building interna. Creare una rete efficace di collegamenti tra le pagine di un sito non solo aiuta i crawler a comprendere meglio la struttura, ma facilita anche la navigazione degli utenti, migliorando l’esperienza generale. Spiega che i collegamenti interni dovrebbero essere progettati con cura, utilizzando anchor text che non siano generici come “clicca qui”. Ad esempio, in un contesto di e-commerce, è utile adottare anchor text che combinino parole chiave con un’azione, come “Acquista il nostro prodotto X”. Questo approccio, afferma, favorisce il coinvolgimento degli utenti e aiuta Google a interpretare meglio il contenuto delle pagine.
Un altro elemento chiave della SEO on-page è rappresentato dai metatag e dai dati strutturati. Gabriele raccomanda di curare il meta title, la meta description e l’inserimento dei markup di schema.org per aiutare i motori di ricerca a comprendere più facilmente i contenuti delle pagine. Spiega che, anche se alcuni dati strutturati, come quelli relativi alle FAQ, non sempre vengono visualizzati nei risultati di ricerca sotto forma di arricchimenti grafici, il loro utilizzo rimane comunque strategico. I dati strutturati migliorano la chiarezza del contenuto per i crawler, aumentando la probabilità di essere considerati rilevanti.
Conclude sottolineando l’importanza di analizzare cosa Google sta premiando in un determinato momento per le query di interesse. Osservare i contenuti già ben posizionati aiuta a comprendere meglio quali siano le aspettative di Google e a sviluppare strategie che rispecchino tali requisiti. Attraverso un mix di contenuti di qualità, link interni efficaci e ottimizzazioni tecniche, si possono ottenere risultati significativi in termini di posizionamento e visibilità organica.
Durante la live, Gabriele Pantaleo ha approfondito diversi aspetti pratici e strategici legati all’ottimizzazione dei siti web, soffermandosi sia sulla parte tecnica che sui segnali esterni necessari per accrescere l’autorevolezza di un progetto online. Di seguito una panoramica dettagliata dei punti trattati:
Ottimizzazione delle performance su mobile
Gabriele ha evidenziato che ormai oltre il 70% delle connessioni avviene da dispositivi mobili, rendendo indispensabile concentrarsi prima di tutto sulle prestazioni in questo contesto. Ha sottolineato come i JavaScript siano spesso un fattore critico di rallentamento, insieme ai banner per la gestione dei cookie e alle immagini non ottimizzate. In particolare, ha consigliato di:
- Scegliere formati di immagini più leggeri come WebP, compatibile con tutti i browser moderni, o formati vettoriali (SVG), particolarmente efficaci per loghi e icone su schermi ad alta risoluzione come i Retina display.
- Minimizzare il caricamento di JavaScript non essenziale, utilizzando tecniche come il differimento del caricamento (lazy loading) per caricare gli script solo al momento della prima interazione dell’utente.
- Utilizzare plugin di ottimizzazione specifici per WordPress, come WP Rocket, per gestire cache e ottimizzazioni automatiche.
Gabriele ha spiegato come, specialmente nei siti WordPress, la pulizia delle risorse inutili (plugin, script e funzionalità non necessarie) sia un passaggio cruciale per migliorare le prestazioni. Ha inoltre raccontato un caso studio in cui, eliminando il modulo della newsletter che non convertiva adeguatamente e rallentava il caricamento della pagina, si è ottenuto un miglioramento significativo delle metriche di Page Speed. La newsletter è stata reintrodotta in un momento successivo del percorso utente, quando risultava più appropriata.
Importanza della visibilità attraverso segnali esterni
Rispondendo a una domanda di Ilario Gobbi, Gabriele ha ribadito che la link building resta fondamentale per il posizionamento, ma ha sottolineato che è essenziale un equilibrio tra contenuto di qualità e profilo di backlink solido. Ha consigliato di utilizzare strumenti come Semrush, che non solo consentono di analizzare i profili backlink dei concorrenti, ma facilitano anche l’outreach automatizzato per ottenere link da risorse rilevanti. Tuttavia, ha sottolineato l’importanza di:
- Valutare manualmente la qualità dei link per assicurarsi che siano pertinenti e utili per gli utenti.
- Curare il contesto del link nei guest post, garantendo che sia inserito in maniera naturale e che l’intera frase attiri l’interesse del lettore verso il sito target.
Gabriele ha spiegato che le menzioni, anche prive di backlink, sono utili per costruire autorevolezza e visibilità del brand. Citando un webinar di Neil Patel, ha parlato del concetto di Search Everywhere Optimization, un approccio che punta a rendere il brand visibile e autorevole non solo su Google, ma su tutti i canali rilevanti per il target. Ha suggerito che la strategia SEO debba includere anche:
- Presenza su piattaforme come TikTok, Instagram e YouTube per intercettare pubblici specifici.
- Ottimizzazione sui marketplace come Amazon, se pertinenti, per rispondere a intenzioni di ricerca legate all’acquisto diretto.
La discussione è proseguita con una riflessione di Ilario, che ha sottolineato come la SEO si stia trasformando in un processo trasversale di ottimizzazione del brand su più canali. Ha enfatizzato che l’esperto SEO dovrebbe guidare la strategia aziendale, indicando le piattaforme più adatte per rafforzare l’autorevolezza del brand e raggiungere il pubblico nei diversi momenti del percorso decisionale.
Pantaleo ha spiegato che l’ottimizzazione SEO si sta fondendo sempre di più con le digital PR. Tutto ciò che contribuisce all’autorevolezza di un brand online sarà cruciale per renderlo rilevante su diverse piattaforme. Ha sottolineato come oggi sia facile creare contenuti standardizzati, ma privi di valore autentico o di un fondamento basato su conoscenze concrete. Per questo motivo, sarà essenziale sviluppare fattori che rendano un brand autorevole e prezioso agli occhi di Google.
Un intervento successivo ha evidenziato che molti siti web sembrano fatti “con lo stampino” e sono tutti uguali. La vera differenza la fanno il brand e la capacità di essere multicanale. È stato citato Giorgio Taverniti, che alcuni anni fa aveva parlato di un Google “liquido”, e si è osservato come oggi ci si trovi già in quella realtà, con un ecosistema che non è più limitato al sito web. Ora include piattaforme come YouTube, TikTok, Facebook e LinkedIn, che diventano strumenti fondamentali per comunicare la forza del brand e la professionalità di chi lavora al progetto.
Ilario ha chiesto quali siano le best practice di ottimizzazione SEO da adottare per rendere l’esperienza di navigazione mobile vantaggiosa e soddisfacente, considerando anche l’importanza delle piattaforme come Instagram e TikTok, usate prevalentemente su dispositivi mobili. Pantaleo ha risposto che l’ottimizzazione dipende molto dal tipo di sito. Per un e-commerce, è fondamentale garantire una navigazione veloce e fluida, permettendo agli utenti di acquistare i prodotti in pochi click. Ha sottolineato l’importanza di adottare pagamenti rapidi come Apple Pay o Google Wallet per migliorare l’esperienza d’acquisto. Quando gli è stato chiesto specificatamente del sito web da mobile, ha spiegato che la user experience è centrale e che bisogna puntare a una navigazione immediata e intuitiva.
La domanda è stata ulteriormente approfondita, evidenziando che la navigazione mobile deve tenere conto anche delle ricerche vocali. I contenuti dovrebbero essere in grado di rispondere in modo più mirato alle esigenze specifiche degli utenti. Il relatore ha quindi spiegato che, per ottimizzare un sito web da mobile, è essenziale mantenere sempre visibili il menù di navigazione e i tasti delle call-to-action. Questi elementi dovrebbero essere implementati in modalità sticky, simile a quanto avviene con le piattaforme social che mantengono menù rapidi per interazioni come i like e i commenti.
Si è poi parlato dell’importanza crescente del brand come entità, suggerendo che il contesto complessivo del progetto potrebbe far passare in secondo piano la vecchia SEO on-page. È stato chiesto se l’ottimizzazione testuale avesse ancora un ruolo e quali fossero le best practice da seguire.
Il relatore ha confermato che il testo resta un elemento fondamentale per la SEO. Ha ricordato i suoi esordi come copywriter, quando seguiva le classiche regole di ottimizzazione: inserire la parola chiave nelle headline, strutturare il contenuto in modo gerarchico e formale. Ha sottolineato come i siti competitivi spesso abbiano testi lunghi e ben strutturati, che rispondono in modo completo agli intenti di ricerca degli utenti. Tuttavia, ha ribadito che non basta scrivere molto, ma è importante farlo in modo mirato e analitico. Il relatore ha spiegato che la differenza tra un sito di successo e uno meno performante la fa il brand. L’autorevolezza e la fiducia che un brand ispira influenzano il coinvolgimento degli utenti. Per questo motivo, ha aggiunto, l’ottimizzazione on-page – comprese le headline, i grassetti, i corsivi, le parole chiave e i link interni – resta essenziale, non solo per migliorare il ranking, ma anche per garantire un’esperienza d’uso efficace.
Un esempio pratico è stato quello di un idraulico locale. In questo caso, elementi come la mappa, il numero di telefono e parole chiave specifiche (es. “vicino a me” o “economico”) risultano cruciali. Il relatore ha raccontato di un progetto su un fabbro a Firenze, dove l’aggiunta del numero fisso nel tag title, nella meta description e nel testo principale ha permesso al sito di salire in prima posizione. Questo perché molti utenti consideravano più affidabili i numeri fissi rispetto ai cellulari.
Ha aggiunto che, anche se il numero fisso non è un fattore diretto di ranking, può aumentare il coinvolgimento dell’utente e migliorare il posizionamento in modo indiretto. Infine, il relatore ha condiviso un’osservazione sui numeri fissi. Ha notato che alcuni clienti hanno scelto una specifica agenzia proprio perché mostrava un numero fisso sul sito web. Questo dimostra quanto sia importante ascoltare il feedback degli utenti per implementare accorgimenti che migliorano sia l’esperienza d’uso sia la percezione del brand.
Il relatore ha raccontato il caso di un idraulico di Torino che, partendo solo da una scheda Google My Business con 50 recensioni, è stato portato a 250 recensioni in un anno e mezzo. Ha sottolineato l’importanza delle recensioni per settori come il pronto intervento, dove i clienti cercano affidabilità. Creando un sito collegato alla scheda, con un brand coerente e ottimizzato con dati strutturati per attività locali, il sito si è posizionato in sei mesi tra i primi risultati di Google, attirando traffico e chiamate. L’approccio è stato ulteriormente potenziato con link building e una gestione SEO mirata.
È stato evidenziato come il branding e la riprova sociale, supportati da recensioni positive e dati strutturati, siano elementi cruciali per distinguersi nella ricerca locale. Tra le best practice suggerite, includere immagini ottimizzate, premi ricevuti, articoli e video caricati su YouTube, arricchiti da markup per apparire come snippet. Ha menzionato un problema con Elementor, che non generava correttamente dati strutturati per i video, risolto integrandoli manualmente tramite HTML e YouTube.
Le recensioni e le FAQ strutturate sono considerate fondamentali, anche in ottica futura, per migliorare la comprensione dei contenuti da parte di motori di ricerca e AI. Le FAQ, pur non apparendo più come snippet in evidenza, restano utili per i crawler e potenziali assistenti vocali.
Infine, ha descritto il suo approccio alla ricerca di parole chiave, partendo dai servizi del cliente e analizzando la SERP per individuare le intenzioni di ricerca premiate. Ha suggerito di utilizzare strumenti come SEMrush e Ahrefs per identificare keyword correlate e realistiche, ottimizzando contenuti che rispondano non solo alle parole chiave, ma anche alle esigenze degli utenti.
L’importanza delle parole chiave transazionali e delle long-tail keyword
Il relatore introduce il tema partendo dalla valutazione tradizionale delle parole chiave, spiegando che è fondamentale analizzare l’intenzione di ricerca per poi raggruppare le keyword in cluster tematici. Questi cluster possono essere utilizzati per creare uno o più contenuti a seconda delle variazioni delle intenzioni di ricerca. La scelta tra un contenuto unico o più pagine dipende dal livello di specificità richiesto. Inoltre, sottolinea che le long-tail keyword, anche con volumi di ricerca pari a zero, non vanno sottovalutate. Esse spesso esprimono un’intenzione d’acquisto molto mirata, a differenza delle keyword brevi e generiche.
Viene citato un caso reale di un cliente che gestiva un e-commerce di materassi con un sito creato in modo amatoriale, ma che sorprendentemente generava traffico e vendite. La Search Console mostrava query estremamente specifiche, come “materasso altezza 27 cm 200×200 letto a doghe”. Sebbene strumenti come SEOZoom indicassero volumi di ricerca pari a zero per queste keyword, esse portavano centinaia di visitatori al mese. Il cliente aveva ottimizzato il sito senza conoscenze avanzate di SEO, basandosi semplicemente sull’idea che, se un prodotto esiste ed è richiesto, vale la pena ottimizzarlo per le sue caratteristiche specifiche.
Questa riflessione dimostra che strumenti di ricerca keyword non sempre rappresentano la realtà delle ricerche degli utenti. I comportamenti degli utenti, inclusi gli autocompletamenti proposti da Google, possono generare traffico significativo su keyword apparentemente irrilevanti. Il relatore evidenzia come tale approccio apra nuove prospettive nell’ottimizzazione SEO.
L’approccio alla SEO locale e alle keyword a micro-volume
Passando alla SEO locale, viene raccontato un esperimento in cui sono state create migliaia di pagine per un’agenzia di badanti, ciascuna ottimizzata per comuni specifici. Sebbene questa pratica fosse comune in passato (e ora deprecata), è stata rivista utilizzando l’intelligenza artificiale per riscrivere i contenuti in modo univoco. Le pagine includevano elementi standard come prezzi, servizi e offerte, ma variavano abbastanza da posizionarsi efficacemente. L’esperimento ha avuto successo, con traffico e conversioni in molte località poco competitive. Anche in questo caso, keyword con volume zero si sono rivelate redditizie.
Si sottolinea inoltre l’importanza di considerare le esigenze locali e il valore di keyword legate a centri abitati minori. Ad esempio, una query come “dentista Rocca Cannuccia” potrebbe non essere rilevante per strumenti SEO, ma se ben ottimizzata potrebbe generare traffico qualificato e lead per professionisti in zone meno competitive.
L’impatto del brand e dell’ottimizzazione multi-local
Il relatore spiega che il posizionamento locale è agevolato da un brand forte e da un approccio graduale. Inizia citando il proprio caso personale: con il termine “consulente SEO”, è al primo posto su Torino, dove ha sede, ma ottiene buoni risultati anche su altre città grazie al lavoro sul personal brand e alla link building. Tuttavia, un esperimento con un altro sito aziendale, privo di supporto di brand o link building, ha mostrato difficoltà di posizionamento su grandi città, ma buoni risultati su località meno conosciute. Anche qui, keyword con volumi apparentemente nulli hanno generato traffico e conversioni.
L’importanza della Search Console e dell’esperienza pratica
Il relatore ribadisce che Google Search Console è uno strumento fondamentale per ottenere dati reali sulle query. Affidarsi esclusivamente ai tool SEO per la ricerca keyword può limitare le opportunità. Il caso delle keyword long-tail e delle query locali dimostra che un approccio pratico e basato sull’osservazione diretta può portare a risultati significativi.
L’ottimizzazione per i social media e l’integrazione con la SEO
Nel segmento successivo, il focus si sposta sui social media, considerati veri e propri motori di ricerca. Gli utenti oggi cercano ristoranti su TikTok, prodotti su Instagram e servizi su LinkedIn. È possibile applicare tecniche SEO ai contenuti social, ottimizzando testi, descrizioni e video con parole chiave pertinenti. Inoltre, i video brevi possono diventare virali su piattaforme come LinkedIn, che attualmente premia molto questo formato.
Un esempio pratico riguarda l’esperienza del relatore, che ha testato brevi video su LinkedIn, raggiungendo 200.000 impressioni con soli quattro contenuti. Questi risultati possono avere un impatto positivo sulla visibilità del brand, anche integrandosi con strategie di retargeting e paid advertising per massimizzare le conversioni.
L’importanza dell’integrazione tra SEO e pubblicità
Il relatore inizia parlando di come l’organico e la pubblicità possano integrarsi efficacemente. Il traffico organico, infatti, porta valore al brand e contribuisce alla sua autorevolezza. Questo, a sua volta, influisce positivamente sulla SEO, amplificando i risultati ottenuti non solo a livello di ottimizzazione del sito web, ma anche su una scala più ampia. Questo approccio si riflette nell’importanza di spingere il brand in modo olistico per ottenere risultati complessivi più soddisfacenti.
Ottimizzazione tecnica del sito web
La discussione si sposta sulla parte tecnica dell’ottimizzazione SEO, con il relatore che risponde alla domanda su quali best practices tecniche raccomandare, in particolare riguardo a strumenti come Google Search Console. Si focalizza sul monitoraggio degli errori 404, i redirect 301 e la gestione della struttura interna del sito, come i collegamenti tra le pagine del blog e le pagine pillar o le pagine dei servizi e dei prodotti.
L’utilizzo di Screaming Frog per l’analisi SEO
Il relatore consiglia l’uso di Screaming Frog, uno strumento utile per una revisione approfondita del sito. Questo programma consente di integrare i dati da Google Search Console tramite le API, offrendo una panoramica più dettagliata e realistica dello stato del sito. In particolare, permette di analizzare le pagine con un CTR basso e identificare le pagine che potrebbero cannibalizzarsi tra loro. Screaming Frog è descritto come uno strumento completo, ma con un livello di complessità che può richiedere un certo periodo di apprendimento.
Google Search Console come strumento cruciale
Il relatore sottolinea l’importanza di Google Search Console come strumento gratuito e fondamentale per qualsiasi sito web. La console fornisce notifiche tempestive riguardo agli errori e ai problemi del sito, come le pagine 404, che necessitano di interventi correttivi. Se un cliente cambia le URL del sito o le categorie, è necessario correggere tempestivamente gli errori 404 e assicurarsi che i redirect vengano implementati correttamente.
Strumenti aggiuntivi per la gestione degli errori 404 e redirect
Si parla anche dell’utilizzo di plugin come quello per WordPress, utile per gestire i redirect 301 in modo semplice. Inoltre, viene menzionata la suite RankMath, che, anche nella sua versione gratuita, si rivela un ottimo strumento per monitorare errori come i 404, consentendo di identificare rapidamente la fonte degli errori, come link interni non corretti.
Monitoraggio e correzioni rapide
L’approccio suggerito è quello di monitorare costantemente gli errori tramite Screaming Frog e Google Search Console, intervenendo tempestivamente per correggere gli errori segnalati. A volte, si evidenziano problemi come il markup errato nei video che impedisce una corretta indicizzazione. Questi problemi possono derivare da bug nei temi o nei plugin, come nel caso di Elementor, e devono essere corretti per evitare impatti negativi sull’indicizzazione.
SEO come percorso a lungo termine
Il relatore conclude enfatizzando che la SEO è un percorso continuo e a lungo termine. La SEO non è un’attività che si conclude con l’ottimizzazione iniziale, ma richiede un costante monitoraggio e aggiustamento. Si fa un parallelo con gli investimenti finanziari a lungo termine, dove i risultati non sono immediati, ma si costruiscono progressivamente nel tempo. Il professionista che intraprende la SEO deve avere una visione a lungo termine e comprendere che, come per gli investimenti, i risultati si vedranno nel corso degli anni, con aggiustamenti e ottimizzazioni continue.
Un approccio graduale e consapevole
Infine, si consiglia di non aspettarsi risultati immediati e di concentrarsi sulla crescita costante del sito. La SEO è un’attività che richiede tempo, ma che, se affrontata correttamente con una visione strategica, porta a risultati duraturi. La parola d’ordine è “lungo periodo”, con un lavoro costante e la capacità di adattarsi ai cambiamenti che si verificano nel tempo, soprattutto in un contesto dove gli algoritmi di Google continuano ad evolversi.