Oggi vi porto in un viaggio psichedelico e inquietante nel cuore dell’orrore cosmico con un film che è una vera chicca per gli amanti di H.P. Lovecraft: “Le vergini di Dunwich” del 1970, conosciuto anche con il suo titolo originale “The Dunwich Horror”!
Leggi tutto: Le Vergini di Dunwich: un classico lovecraftiano senza tempo!Partiamo da dietro le quinte, perché la storia della realizzazione di questo film è già di per sé un piccolo gioiello. La mente dietro la regia è Daniel Haller, un vero veterano dell’American International Pictures (AIP), che prima di questo aveva già diretto per il produttore esecutivo Roger Corman in film come “Devil’s Angels”. Ma la cosa pazzesca è che inizialmente, l’AIP aveva in mente un adattamento ben diverso per questa storia di Lovecraft! Pensate che nel 1963, si fantasticava su una coproduzione internazionale con l’Italia, con il grande Mario Bava alla regia e un cast da urlo che avrebbe incluso nientemeno che Boris Karloff e Christopher Lee! Il titolo provvisorio? “Scarlet Friday”. Purtroppo, questo sogno non si è mai realizzato. Per “Le vergini di Dunwich”, Haller ha collaborato con sceneggiatori come Curtis Hanson, che, pensate un po’, in futuro avrebbe vinto un Oscar per la sceneggiatura di “L.A. Confidential” e diretto film come “8 Mile”. La musica, poi, è stata affidata al talentuoso Les Baxter, un maestro delle colonne sonore per le produzioni AIP.
E il cast? Oh, il cast è qualcosa di speciale! Abbiamo Sandra Dee nel ruolo di Nancy Wagner, e questo è stato un vero punto di svolta per lei. Dopo anni sotto contratto con Universal, interpretando ruoli da “brava ragazza” e “teenager acqua e sapone” (come nella celebre serie di Gidget), questo film ha rappresentato la sua prima parte da adulta. Era così entusiasta del copione che ha dichiarato di non riuscire a metterlo giù, vedendolo come una grande opportunità per cambiare la sua immagine, anche se si è rifiutata di girare la scena di nudo finale, nonostante fosse prevista dalla sceneggiatura.
Poi c’è il fenomenale Dean Stockwell nei panni di Wilbur Whateley. La sua performance è stata incredibile: un misto di quiete e magnetismo, con movimenti quasi danzanti e uno sguardo ipnotico (alcuni noteranno che non batteva le palpebre nei primi piani!). Dean Stockwell, che molti di voi conosceranno come Al di “Quantum Leap”, ha dato a Wilbur un tocco contemporaneo che ha funzionato alla perfezione.

Curiosità: non tutti sanno che Stockwell ha recitato in un altro adattamento di The Dunwich Horror, stavolta del 2009 e nei panni del Dottor Armitage.
E come non menzionare il leggendario Ed Begley nel ruolo del Dottor Henry Armitage, una performance solida come una roccia in quello che sarebbe stato il suo ultimo film, visto che morì tre mesi dopo l’uscita. E non dimentichiamo una giovanissima Talia Shire, accreditata come Talia Coppola, nel piccolo ma significativo ruolo dell’infermiera. Un cast che ha dato un tocco unico a questa bizzarra pellicola!
Ora, tuffiamoci nel cuore dell’orrore, la trama del film! La storia ci porta nella fittizia Arkham, Massachusetts, dove il Dottor Henry Armitage, un esperto di storia locale, ha appena concluso una lezione sul rarissimo e preziosissimo Necronomicon all’Università Miskatonic. Affida il libro alla sua studentessa, Nancy Wagner, per riportarlo in biblioteca. Ma è qui che entra in scena il misterioso Wilbur Whateley. Con il suo sguardo ipnotico, convince Nancy a mostrargli il libro, anche se la biblioteca sta chiudendo.
Il Dottor Armitage, però, conosce la sordida storia della famiglia Whateley e avverte Nancy di stare alla larga da Wilbur. Ma lei, incredibilmente, non ascolta e decide di riaccompagnarlo a casa a Dunwich dopo che lui “perde” intenzionalmente il suo autobus. Già alla stazione di servizio, Nancy percepisce l’ostilità degli abitanti del luogo verso Wilbur. Arrivati alla bizzarra casa Whateley, Nancy incontra il nonno di Wilbur, Old Whateley. Wilbur disabilita la sua auto e droga Nancy. Sotto l’influenza della droga e dell’ipnosi, Nancy accetta di trascorrere il weekend lì, rimanendo anche quando la sua compagna di classe Elizabeth e il Dottor Armitage arrivano per controllare.
Wilbur, infatti, ha un piano terrificante: intende sacrificare Nancy per evocare gli “Antichi” (The Old Ones), esseri demoniaci provenienti da un’altra dimensione. Il Dottor Armitage ed Elizabeth iniziano a indagare, scoprendo che la madre di Wilbur, Lavinia, è rinchiusa in un manicomio, invecchiata precocemente a causa di un parto traumatico. Il medico del paese rivela che Lavinia diede alla luce due gemelli, ma uno fu dichiarato “nato morto” e non venne mai visto.
Nel frattempo, una Nancy drogata e ipnotizzata viene sedotta (o peggio) da Wilbur su un antico altare sulla scogliera. Contemporaneamente, Elizabeth, nella casa Whateley, apre una porta chiusa a chiave, liberando la mostruosa creatura, il fratello gemello di Wilbur, che la uccide e fugge. Al ritorno di Wilbur e Nancy, Old Whateley li affronta, cade dalle scale e muore. Wilbur cerca di seppellirlo in modo non cristiano nel cimitero locale, ma viene fermato dagli abitanti. Wilbur ruba il Necronomicon, uccidendo una guardia, mentre Lavinia muore nel manicomio. Usando il libro, Wilbur prepara Nancy per il sacrificio sull’altare, in un rituale pagano per evocare gli Antichi, mentre la tenuta dei Whateley è consumata da un incendio. Il gemello di Wilbur si scatena, uccidendo diverse persone a Dunwich. Armitage affronta Wilbur, che sta invocando il suo padre demoniaco, e recita contro-incantesimi. Wilbur viene colpito da un fulmine e precipita in mare. Nancy, fisicamente illesa, viene portata via dall’altare, ma il colpo di scena finale è agghiacciante: è rimasta incinta del figlio maledetto di Wilbur.
Ora, parliamo delle cose che ci piacciono di più: i Miti di Cthulhu! Questo film è un adattamento dell’omonimo racconto breve di H.P. Lovecraft, e sebbene sia “libero”, è uno dei primi film a portare sul grande schermo concetti centrali del suo universo. Troviamo il famigerato Necronomicon, il grimorio antico che svela i segreti degli Antichi, esseri extradimensionali, primordiali e invisibili, che esistevano prima dell’umanità e che torneranno per la sua fine. Il film ci mostra la città immaginaria di Arkham, con la sua inquietante Università Miskatonic, e la decadente Dunwich.
Per quanto riguarda le creature, il film le gestisce in modo peculiare. La minaccia principale, il gemello mostruoso di Wilbur, non viene mai mostrata chiaramente. Viene suggerita tramite inquadrature soggettive, luci stroboscopiche e distorsioni psichedeliche, lasciando molto all’immaginazione, a differenza del libro dove la creatura è una massa informe e invisibile che cresce fino a distruggere la casa. Gli Antichi stessi sono visualizzati come energia incorporea che attacca le persone, con un uso massiccio di immagini psichedeliche e colori brillanti, in contrasto con la loro natura invisibile nei racconti. Questo rende il film visivamente unico, anche se per alcuni potrebbe risultare esageratamente artificiale.

E le differenze con il romanzo? Non sono poche, bisogna ammetterlo!
La più evidente riguarda il personaggio di Wilbur Whateley. Nel film, Dean Stockwell lo interpreta come un uomo seducente, affascinante e persino attraente, nonostante il suo aspetto “datato” con i capelli ricci e i baffi. Nel racconto di Lovecraft, Wilbur è descritto come “caprino” e sgradevole, tutt’altro che carismatico. Questa scelta nel film serve a giustificare l’influenza che esercita su Nancy. Un altro punto di distacco è il destino del gemello: nel libro, il “mostro” è una presenza crescente e distruttiva, mentre nel film, il suo impatto, sebbene mortale, è più sbrigativo. Il film, inoltre, esplora il tema della bigotteria delle piccole città, presentando i retrogradi abitanti di Dunwich quasi altrettanto spaventosi di Wilbur.
“Le vergini di Dunwich” è un film che ha diviso la critica, spesso percepito come “datato” o “troppo lento” in alcune parti, ma molti lo considerano un adattamento Lovecraftiano sorprendentemente efficace, grazie alla sua atmosfera gotica, alle location suggestive, alla colonna sonora e alle performance convincenti. Alcuni hanno persino notato similitudini stilistiche con la trilogia de “La casa” di Sam Raimi, suggerendo che Raimi possa essere stato influenzato dal film!
Quindi, se siete pronti per un tuffo nell’orrore cosmico con un tocco di psichedelia anni ’70, non perdetevi “Le vergini di Dunwich”! È un’esperienza unica, un po’ bizzarra, ma sicuramente intrigante per ogni vero appassionato di Lovecraft e di horror d’annata!
Alla prossima, e che gli Antichi non si sveglino!
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