Il pozzo della luna e gli orrori lovecraftiani di Abraham Merritt

Il pozzo della luna e gli orrori lovecraftiani di Abraham Merritt

Oggi parleremo di un autore lovecraftiano forse meno noto quando si tratta di ricordare storie intrise di orrori innominabili e indescrivibili, ma che come vedremo non gravita troppo lontano dall’universo di un certo scrittore di Providence. 

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Abraham Merritt (1884-1943) è stato uno scrittore americano di fantascienza e orrore contemporaneo di H.P. Lovecraft e le sue opere sono state spesso paragonate a quelle di quest’ultimo per la loro attenzione all’orrore cosmico e ai temi soprannaturali. La sua produzione letteraria non è vasta quanto quella dei colleghi, principalmente perché di mestiere era un giornalista e si occupava principalmente di questa professione (ed era uno dei meglio pagati dell’epoca, chiamalo scemo). 

Merritt ha rappresentato un ottimo compromesso tra l’ispirazione fantastica di Arthur Machen, l’emozione avventurosa di Robert Howard e la capacità di delineare antichi mondi preumani carichi di orrori e minacce di Lovecraft, pur senza raggiungere i picchi qualitativi di nessuno di essi. Bisogna anche riconoscere che un simile destino di oblio letterario è caduto anche su molti altri scrittori delle riviste pulp – come Seabury Quinn, autore di innumerevoli racconti sul detective dell’occulto Jules De Grandin per Weird Tales e oggi praticamente sconosciuto al grande pubblico, benchè all’epoca fosse più conosciuto di Howard e Lovecraft.

I suoi meriti artistici non sono universalmente riconosciuti, tuttavia indubbiamente la sua produzione letteraria sposa perfettamente il gusto pulp dell’epoca: avventure in terre misteriose, razze perdute, scienze arcane al limite della magia, orrori preumani, reami sotterranei e, ovviamente, donne bellissime che si innamorano dei protagonisti (Conan approva questo elemento).

E poi, Gary Gygax, l’ideatore di Dungeons & Dragons, lo ha inserito nella prima lista ufficiale di autori da cui prendere spunto per il suddetto gioco di ruolo. Qualcosa vorrà dire.

I racconti horror di Abraham Merritt

I suoi racconti presentano tutti elementi tipici dell’orrore lovecraftiano, come creature aliene e cosmiche, antichità dimenticate, mostruosità innominabili e dimensioni parallele. Sono anche caratterizzati da un’atmosfera di mistero e suspense, e da un senso di terrore cosmico che pervade ogni pagina, da leggi naturali ignote al resto dell’umanità e orrori antichissimi.

Merritt in ogni caso è stato uno scrittore di storie pulp avventurose e cariche di mistero: una particolarità della sua narrativa è il fatto che i suoi racconti sono divisi in cicli, con veri e propri seguiti di storie precedenti nelle quali il protagonista della saga ricompare alle prese con nuove avventure.

La sua narrativa, pur di chiaro stampo fantastico, inoltre ha un approccio moderno che cerca di razionalizzare, pur in ottica pseudoscientifica, fenomeni altrimenti inspiegabili riconducendoli a prodotti di scienze antiche seppure avanzatissime.

Lovecraft apprezzava le opere di Merritt, in particolare Il pozzo della luna e La conquista del pozzo della luna, pubblicate su «All-Story Weekly» tra il 1918 e il 1919, che reputava eccellenti esempi di storie weird. Secondo S.T. Joshi è persino possibile che queste storie abbiano ispirato un raccontino del tutto trascurabile e noto a ben pochi, dal titolo “Il Richiamo di Cthulhu”.

Sappiamo in effetti che i due si incontrarono il 8 gennaio 1934 a New York, e che dopo di ciò Howard scrisse a sua zia Annie: “Possiede tutte le mie opere, le ammira e mi incoraggia”. Aggiunse poi una descrizione dell’autore, definendolo una compagnia molto gradevole ed erudita e un autore che conosceva da 15 anni.

D’altronde, in “Gli abitatori del miraggio”, il biondissimo eroe del caso si ritrova a fare i conti con una tribù mongola che adora e richiama da un’altra dimensione Khalk’ru, una divinità simile a una piovra affamata di sacrifici e di donzelle, un vero e proprio Cthulhu  wannabe dalle aspirazioni molto più terra-terra di quelle del suo collega.

In “Il popolo dell’abisso” un esploratore, Stanton, giunge in India per visitare delle antiche montagne. Tra le vette scorge un profondo abisso, incredibilmente raggiunto da una scala scolpita nella roccia. Nell’abisso scorge preoccupanti alberi dalla chioma di serpente e delle luci che lo costringono a rimanere e a danzare per loro. A più riprese cerca di percorrere le scale che riportano in superficie ma periodicamente si ritrova confinato nell’abisso. All’interno di un tempio in cui viene incatenato percepisce la presenza di una Cosa invisibile. Anzi, vi sono più cose, a forma di lumache tentacolate, i corpi da cui si sprigionano le luci. Stanton riesce a fuggire, crede grazie all’intervento di assurdi uomini enormi dall’acconciatura conica, e raggiunge due uomini a cui chiede, prima di morire, di bruciare il suo corpo, in modo che il popolo dell’abisso non possa reclamarlo.

In “Brucia, strega, brucia” il Dottor Lowell scopre che alcune persone, tra cui dei criminali, sono morte apparentemente senza ferite, ma soltanto riscontrando una alterazione dei globuli rossi. 

Il caso va avanti con la morte di una giovane infermiera. A quel punto il medico deciderà di chiedere aiuto agli amici della prima vittima.

Il dottor Lowell, il malavitoso Ricori, il suo braccio destro McCann e altri due sgherri si recano al negozio di bambole di Madame Mandilip. La donna a quanto pare è una strega – oppure una maestra della manipolazione – la quale si serve di bambole contenenti parte dell’anima delle vittime per uccidere determinati soggetti, la quale con l’ipnosi ha asservito una giovane come suo braccio destro. 

In “Striscia, Ombra, Striscia”, il seguito di “Brucia, strega, Brucia”, il ricercatore etnografico Alan Karnak viene a sapere che il suo benestante amico Ralston apparentemente si è suicidato, e con lui altri tre milionari. Il loro amico in comune Bill Bennett lo invita a una cena alla quale partecipano il dottor Lowell del racconto precedente, lo psichiatra francese De Keradel e sua figlia DemosWell Daut Dis. De Keradel sostiene che sia possibile che un individuo contenga ricordi dei propri antenati risalenti fino all’epoca preumana, e Karnak riporta la leggenda per cui si possa condannare un moribondo al paradiso o all’inferno, sussurrando al suo orecchio qualcosa di piacevole o spaventoso, che il cervello immagazzinerà in eterno. 

Inoltre, inaspettatamente, ricorda il mito di Alcazar, un luogo di pietre erette dove i suoi antenati bretoni venivano massacrati in sacrificio verso “Colui che raccoglie”.

Bennett racconta che Ralston era venuto da lui in cerca di aiuto, siccome vedeva un’ombra di donna senza nulla che la proiettasse: con il tempo l’ombra di nome “Brittis” lo sedusse al pari di una succube e, con la promessa di incredibili piaceri, lo spinse a suicidarsi. A quanto pare, un pensiero che si insedia in modo consistente nella mente di una persona potrebbe essere avvertito come un’ombra dotata di vita propria. Lowell racconta ai due amici che De Keradel con tutta probabilità era l’amante di Madam Mandalippe e probabilmente conosce i segreti della sua arte oscura.
Karnak scopre che il suo antenato, il Signore di Karnak, era stato incaricato dagli dei di abbattere la perversa città di Is dove la bella a perversa Daut la candida faceva eliminare numerosi amanti dalle sue ombre e guidava i sacrifici umani verso “Colui che raccoglie”. Il campione sedusse Daut e le chiese come pegno di amore le chiavi delle porte della città che la separavano dalle acque del mare. Ormai soggiogata, questa le forni le chiave realizzate dalla razza di antichissimi uomini giunti da oltre il mare, e mostrò l’intenzione anche di uccidere suo padre e la sua stessa figlia pur di compiacere il suo amante. Colmo di sdegno, l’eroe fece allagare la città e, mentre si allontanava la bambina, vide le ombre alzare le onde per fare perire Daut e sua padre che cercavano di fuggire.

Il pozzo della luna

Il pozzo della luna, “The Moon Pool”, è un affascinante romanzo del 1918 di Abraham Merritt che mescola elementi di fantascienza, avventura e soprannaturale. La storia si svolge in una remota isola del Pacifico chiamata Nan-Matal, che nasconde un misterioso pozzo lunare, dalla quale è emerso un mostruoso Abitante che ha rapito un amico del protagonista. Questi si mette sulle sue tracce e scopre che esiste un regno sotterraneo abitato da civiltà sconosciute alla razza umana e colmo di innumerevoli pericoli.

“The Moon Pool” è una storia coinvolgente che mescola abilmente elementi di avventura, nozioni pseudoscientifiche e avvenimenti soprannaturali. La storia molto approfondita del mostro, le descrizioni dettagliate e la grande fantasia dell’autore conducono il lettore in un viaggio emozionante attraverso mondi sconosciuti e antichi segreti.

Il protagonista, dott. Goodwin, appare anche nel suo seguito Il mostro di metallo del 1920.

Nonostante “The Moon Pool” non sia probabilmente il lavoro di Merritt più popolare, questa storia ha prodotto una forte impressione su H.P. Lovecraft e ha probabilmente influenzato la sua narrativa.

Il romanzo “Il Pozzo della Luna” viene occasionalmente menzionato come un’ispirazione per “Il richiamo di Cthulhu” di H.P. Lovecraft, il quale a sua volta potrebbe aver influenzato la successiva opera di Merritt, “Gli abitatori del miraggio” (in particolare il mostro Khalk’ru).

In effetti il romanzo presenta molte somiglianze in primis con “Il richiamo di Cthulhu” e “K-N’yan”: una razza antichissima e progredita che abita nel sottosuolo, mostri blasfemi inconcepibili per la mente umana, isole esotiche le cui rovine celano segreti ancora da svelare sono ingredienti che rendono quest’opera una sintesi del lato più avventuroso e affascinante della produzione letteraria del Solitario di Providence.

Il pozzo della luna di Abraham Merritt

Il pozzo della luna – La trama

Il romanzo è narrato dal punto di vista di Dr. Walter T. Goodwin, un geologo che si imbarca in una spedizione verso l’isola di Nan-Matal alla ricerca del suo amico Throckmartin, il quale gli ha riferitoche sua moglie è stata rapita nel corso di una spedizione archeologica da un misterioso essere luminoso che emerge periodicamente dall’antichissimo Pozzo della Luna situato tra le rovine dell’isola.

Per quanto la sua storia sembra incredibile, “Throck” ha come prova impressa sul suo corpo uno strano simbolo, che gli ha lasciato il contatto con la creatura. Durante il viaggio in nave, i due avvertono una presenza che non riescono a identificare e lo stesso Throck sparisce misteriosamente.

Goodwin decide di vederci chiaro e prosegue con la sua spedizione: nel corso del viaggio porta dalla sua parte lo spericolato avventuriero irlandese Larry O’Keefe e il norvegese Olaf Hundricksson la cui famiglia ha subito la stessa sorta della moglie di Throck. Sull’isola si uniscono a Marakinoff, uno scienziato russo che accetta di allearsi con loro, convinto che ciascuno di essi sia in cerca di importanti scoperte per il rispettivo Paese.

Durante le loro esplorazioni presso le rovine Nan-Tauach, il gruppo scopre un pozzo di pietra la cui lastra si solleva quando irradiata di raggi lunari. Scoprono che le pareti luminose sono il frutto di una scienza avanzatissima che è stata capace di manipolare la struttura atomica per riflettere la luce dall’etere e attivare il meccanismo che libera la strada per il passaggio del mostro.

Scendendo nelle profondità del sottosuolo trovano una città abitata da una sorta di troll e da esseri metà umani e metà rospi. Su essi regna Yolara, la bellissima sacerdotessa del Risplendente: questa si invaghisce di Larry e decide di risparmiare la loro vita.

Vivendo in questa regno strabiliante i visitatori della superficie hanno modo di ammirare i prodigi di queste razze evolute e il cattivo uso che Yolara, arrogante e altezzosa, fa della conoscenza avanzata della luce, disintegrando chi non le va a genio.

Questa civiltà adora l’antico e potentissimo Risplendente, che periodicamente nel corso di una cerimonia si unisce, consumandole, a persone rapite dalla superficie.

I protagonisti scoprono che i pur potentissimi Yolara a il suo fido Lugur non sono ai vertici di quel mondo: quando la sacerdotessa decide di prendere Larry come compagno, apprendono che i tre Silenti hanno imposto la loro autorità sulla donna costringendola a cedere loro Goodwin e l’irlandese. Marakinoff invece si sposta dalla parte degli abitanti del sottosuolo, siccome intende portare al suo Paese le incredibili armi lì presenti, come le bombe antigravità, che gli garantirebbero enorme fama.

Il Risplendente ha una pessima influenza sulle razze sotterranee, siccome nutre i loro sogni di conquista a scapito del mondo di superficie. Sorte non più lieta è toccata alle sue vittime, come Trockmartin, che al pari di altri è stato reso una sorte di morto vivente.

I Tre Silenti, gli originali creatori del Risplendente, per voce della loro ancella Lakla parlano a Goodwin e O’Keefe raccontando la storia di quell’essere tanto misterioso quanto pericoloso.

I due occidentali vengono messi al corrente che è prevista una rivolta contro le schiere di Yolara e Lugur, ma c’è il rischio che essa fallisca qualora il Risplendente dovesse emergere per aiutarli.

Ma la vittoria è possibile, seppure a caro prezzo: Larry e Lakla, che si amano, devono entrare di propria spontanea volontà dentro l’Abitante del pozzo della luna e lasciare che il loro amore divampi al suo interno, cancellando la malvagità che alberga in lui.

Al culmine della battaglia, i due innamorati sono pronti a compiere l’estremo sacrificio, quando il provvidenziale intervento dei Tre, infine decisi a contrastare la loro creatura, non la costringe alla fuga. Il mostro si getta così nell’abisso portando con sé la sua sacerdotessa, e le sue schiere cadono a terra finalmente del tutto morte.

Sopravvissuto anche al tradimento di Marakinoff, in maniera fortuita Goodwin si risveglia in una isoletta limitrofa di Nan-Matal: ora l’isola è stata spazzata via dalle acque, portando via con sé Larry, Lakla e tutti i misteri del regno sotterraneo.

L'abitatore del pozzo della luna

L’Abitante del Pozzo della Luna

Passiamo ora ad analizzare il mostro al centro dei misteri dell’opera, del quale l’autore fornisce una dettagliata biografia e una approfondita descrizione della sua mirabolante fisiologia, condita di annotazioni scientifiche così come di incisive suggestioni fantastiche.

L’Abitante del Pozzo della Luna è un essere tentacolato senziente apparentemente fatto di luce lunare, circondato da sette sfere luminose che gli donano un’aura completamente innaturale.

Il Risplendente venne creato dai Silenti (Taithu), di cui ora rimangono soltanto tre membri chiamati appunto i Tre, una razza avanzatissima per i nostri standard che si è evoluta nel sottosuolo vicino al centro della Terra in modo del tutto diverso dal nostro, e che ricorda molto leggenda dei Tuatha De Danann in Irlanda. 

I Tre si separarono dal resto della loro specie e addestrarono gli Akka, la razza di uomini/rospo che proveniva dalla superficie, dopodiché sigillarono le entrate tra i due mondi.

Ma perché limitarsi a entrare in contatto con altre forme di vita, quando potevano crearne di nuove?

Decisero quindi di creare con l’energia dall’etere un essere colmo di grande conoscenza e lo dotarono di sette sfere di luce che fungono da collegamento con tale energia superiore.

Il risplendente è una somma del divino e del diabolico, del piacere della tristezza, di tutti gli opposti congiunti in maniera indissolubile, e questa natura turba gli spettatori umani che non sono abituati ad assistere a una coesistenza tanta avanzata di entità contrarie tra loro.

Progressivamente l’essere divenne colmo di una coscienza e di una volontà sempre maggiore: i Taithu chiesero ai Silenti di condividere la loro creazione ma essi rifiutarono, perché l’amavano troppo.

Nonostante sia un essere fatto di luce e in grado di camminare sull’acqua e attraverso i corpi fisici, non può oltrepassare la roccia e il metallo. Quindi, dopo essersi fatto aprire il portale dai Silenti, li abbandonò e rivolse le sue attenzioni verso la superficie.

A Nan-Matal esisteva il culto del dio Thanaroa, che prevedeva che ogni neonato dai capelli biondi venisse dato in matrimonio al sacerdote o alla sacerdotessa del sole e della luna: da questo ceppo derivano appunto i sacerdoti come Yolara e Lugur.

Ormai colmo di ambizione e orientato verso il male più che verso il bene, il mostro convinse i Taithu che erano in grado di conquistare il mondo di superficie, ma che non era ancora il momento giusto di farlo: li spinse così a creare una sostanza affine all’energia lunare che lo animava con cui si sarebbe reso possibile un portale verso la superficie.

Si diresse dal re lunare che convinse di essere un dio, e iniziò il ratto di uomini e donne che vennero portati nel regno sotterraneo, mentre la fazione del re solare perse sempre più prestigio. In seguito, una serie di sconvolgimenti marittimi convinsero la popolazione dell’isola che le divinità erano adirate per via di quel credo sacrilego, scoppiò una guerra intestina che portò all’annientamento del re solare e di tutti nascituri con i capelli biondi.

L’isola si era fatta ancora più piccola ma questo non sembrava impensierire l’Abitante, che ormai ebbro di potere gioiva per le sue conquiste, ormai avendo asservito i Taithu, che non pensavano nemmeno più ai loro propositi di grandezza, ma solo a salvare il loro regno dagli sconvolgimenti geologici. In seguito alle progressive inondazioni i seguaci del re lunare seguirono quelli che erano già stati portati nel sottosuolo.

Esasperati da tanta devastazione, i Taithu chiesero ai Tre di eliminare il Risplendente, ma questi non volevano farlo siccome lo amavano troppo, e d’altronde questi era tanto furbo e potente da non essere più confinabile: i Silenti allora rivolsero la loro ira verso i suoi servitori, che l’essere abbandonò alla loro sorte senza alcun rimorso.

Come ultima misura di difesa, gli antichi distrussero i passaggi che collegavano al mondo esterno, tranne uno, quello attraversato dai protagonisti, siccome avevano intuito che un giorno sarebbe giunto qualcuno che avrebbe compiuto l’opera che non erano riusciti a ultimare.

Infine, confinarono i Tre e li costrinsero a vivere fino a quando non fosse giunta l’ora della loro creatura, e si trasferirono in una terra lontanissima, l’Irlanda, dove dettero origine ai miti di quelle terre.

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