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Il Libro di Eibon e la guida ai libri maledetti di Lovecraft

Libro di Eibon

Ben ritrovati.

Oltre al Necronomicon, nel Ciclo di Cthulhu esiste un buon numero di tomi occulti inventati che contribuiscono ad aggiungere un’atmosfera di realismo alle storie dell’orrore dello scrittore Howard Phillips Lovecraft.

In questo video parleremo degli pseudobiblion creati da Lovecraft all’interno dei propri racconti e di quelli inventati da altri autori e inseriti dal Solitario nell’universo narrativo dei Miti di Cthulhu.

Il Libro di Eibon 

Il Libro di Eibon (Liver Ivonis o Livre d’Eibon) viene menzionato: in “Il diario di Alonzo Typer”, “L’abitatore del buio”, “L’orrore nel museo”, “La cosa sulla soglia”, “Dagli eoni”, “L’ombra calata dal tempo”, “I sogni della casa stregata”, “L’uomo di pietra”.

Venne creato attorno al 1935 da Clark Ashton Smith e qualificato come un grimorio pregno di innumerevoli conoscenze magiche e proibite.

Nel 1932 Smith cita per la prima volta il nome di Eibon come “infame eretico” nel racconto “La porta di Saturno”. Viene descritto come un potente stregone che stava diventando troppo prestigioso tra la gente di Mhu Thulan, l’ultima penisola del continente di Hyperborea.

Eibon era un esperto mago che adorava Tsathoggua, visitò la valle di Panth e avvistò il pianeta Shaggai.

Per rovinarlo vennero messe in giro delle voci – non necessariamente false – che lo dipingevano come seguace di Zhothaqquah, Grande Antico proveniente da altri mondi in tempi remoti.

Il libro di Eibon dovrebbe contenere liturgie, riti e incantesimi sia demoniaci che esoterici, oltre a resoconti delle imprese di Eibon e dei suoi contemporanei. Ha una fama seconda solo a quella del Necronomicon e contiene addirittura conoscenze che quest’ultimo non include. Sappiamo che contiene almeno 679 pagine e che include litanie a Yog-Sothoth e Tsathoggua.

In “L’uomo di pietra” una copia era in possesso dello zio di Mad Dan Morris, ereditata a sua volta dal mago Nicholas Van Kauran, bruciato sul rogo nel 1587.

In “Ubbo Sathla” di Clark Ashton Smith viene detto che l’originale è stato scritto nella dimenticata lingua della Hyperborea da cui ne sono state tratte varie traduzioni, in latino e in altre lingue. Anche se è rifuggito quasi al livello del Necronomicon, una copia è presente nella Miskatonic University. In “Il demone oscuro” di Robert Bloch il libro viene menzionato.

Libro di Eibon

La versione comune è basata sul testo Liber Ivonis del nono secolo di Caius Philiuppus Faber, arricchito dalle conoscenze di Gaspard in materia di occultismo. Esiste anche una versione latina edita a Roma nel 1662. Ne esiste una sola copia completa dai frammenti sparsi in tutto il mondo, oltre a varie traduzioni in Francese, Inglese e Latino.

Il Liber Ivonis compare in The Witcher 3, viene menzionato nel romanzo “La Terra degli Incubi” di Giovanni Eccher. Nell’anime Soul Eater appare un Grande Antico di nome Eibon.

Nel film “E tu vivrai nel terrore. L’aldilà” diretto da Lucio Fulci il libro viene presentato come una chiave per accedere ad altri mondi.

Les Cultes des Ghoules

Les Cultes des Ghoules del Conte D’Erlette viene menzionato in “L’abitatore del buio”.
Derleth sosteneva di avere inventato il libro ma Lovecraft e Robert Bloch smentirono questa versione, e risulta creato da Bloch stesso.

Dovrebbe trattarsi di un libro scritto nel 1702 iinerente appunto il culto dei ghoul e la loro natura.
Il nome dell’autore, Francois Honore Balfour Conte d’Erlette è un omaggio al corrispondente di Lovecraft, August Derleth, che tra i suoi antenati tra l’altro aveva appunto un D’Erlette.

In La gola oltre Salapunco di Derleth si spiega che include  la storia dell’esilio dei Primi Dei da parte dei Grandi Antichi. Derleth li menziona anche in “Il custode della chiave” e Brian Lumley in “La saga di Titus Crow”.
Venne pubblicato in Francia e bandito dalla Chiesa. Una delle poche copie esistenti era in possesso della Chiesa della Saggezza Stellare a Providence. Nel 1935 venne prelevato dal dottor Dexter e aggiunto alla sua biblioteca.

Secondo certe fonti dovrebbe discutere della natura dei culti dei Miti di Cthulhu e indicare tremendi malefici.

Compare nel romanzo Low red moon di Caitlin R. Kiernan e in altre sue opere.
Viene menzionato nel romanzo “La Terra degli Incubi” di Giovanni Eccher.

De Vermis Mysteriis

Il De Vermis Mysteriis (I misteri del Verme) viene menzionato in “L’abitatore del buio”.

Venne inventato da un giovane Robert Bloch nel 1935 per il racconto “L’orrore dalle stelle” (The shambler from the stars). Lovecraft aiutò il suo corrispondente, traducendo il titolo originale e alcune frasi arcane dall’inglese al latino.
Il protagonista, in un piccolo negozio della South Dearborn Street, rinviene un grosso volume nero con la copertina intarsiata di metallo, sul quale campeggia il titolo “De Vermis Mysteriis”, i “Misteri del Verme”. In cerca di aiuto per tradurre il latino, si rivolge a un suo amico, che guarda caso vive a Providence. La traduzione del libro ovviamente non porterà bene a quest’ultimo.
Nei suoi scritti agli amici, Lovecraft lo definiva come il peggiore ricettacolo di conoscenze infernali mai redatto dall’uomo.

Si tratta di un grimorio scritto dal negromante Ludwig Prinn, individuo misterioso sul quale esistevano cenni di esistenza nell’antico Egitto e ai tempi dei crociati. Durante la sua permanenza in Siria venne contattato da stregoni e acquisì conoscenze proibite che infuse nell’infame tomo. Prinn venne messo al rogo a Bruxelles nel XVI secolo ma prima di morire riuscì a nascondere il libro. L’anno successivo venne stampato a Colonia.

Oltre a nozioni sull’esistenza dei djinn contiene formule per evocare i vampiri stellari, rivelazioni sul culto di Sebek e del Faraone Nero. Una delle sue famose citazioni contiene: «Tibi, Magnum Innominandum, signa stellarum nigrarum et bufaniformis Sadoquae sigillum…».

Viene menzionato in “La stirpe di Bubastis”, “Il demone oscuro” e “L’ombra del campanile” di Robert Bloch, in “La casa del tempio” di Brian Lumley. In “HPL” di Graham Wilson si ricorda che Lovecraft ispirò Bloch nel latinizzare il titolo del libro. Compare nella Trlogia The Illuminatus!
Nel fumetto “Colui che scriveva nelle tenebre” Lovecraft ride della fine atroce che il suo personaggio fa in L’orrore dalle stelle e si propone di rendere pan per focaccia a Bloch in “L’abitatore del buio”.
Compare nel racconto “Jerusalem’s lot” di Stephen King, dove permette di evocare un verme ancestrale, e viene menzionato in “Revival”.

Il grimorio è uno dei libri consultabili nel videogame Alone in the dark.

Viene menzionato nel romanzo “La Terra degli Incubi” di Giovanni Eccher.

Unaussprechlichen Kulten

Gli “Unaussprechlichen Kulten, chiamati anche Libro Nero o Culti Proibiti, vengono menzionati in “L’abitatore del buio”, “L’orrore nel museo”, “La cosa sulla soglia”, “Dagli eoni”, “I sogni della casa della strega”.
Viene presentato con il nome Nameless Cults nei racconti di Robert E. Howard Figli della notte e La pietra nera (1931). Lovecraft lo integrò nei Miti di Cthulhu affibbiandogli un nome tedesco in accordo con la nazionalità dell’autore, dopo essersi consultato con August Derleth che conosceva il tedesco.

Si tratta del resoconto dei viaggi di un certo Von Juntz che visse a Dusseldorf nel XIX secolo.

Le copie in circolazione nel periodo tra la soppressione dell’edizione originale di Dusseldorf del 1839, la traduzione di Bridewell del 1845 (con molti errori) e la pubblicazione della ristampa censurata della Golden Goblin Press del 1909, erano incredibilmente rare. 

Von Juntz morì nel 1840 a Dusseldorf in circostanze irriferibili, accrescendo la fama nefasta del tomo. Una copia è conservata nella Miskatonic University.

Von Junzt dovrebbe chiamarsi Conrad, anche se Lovecraft riferiva di averlo chiamato Friedrich in una storia da lui scritta che noi non conosciamo.

Le copie tedesche hanno la copertina in cuoio rinforzata da fibbie metalliche, anche se in genere i proprietari che conoscono la fine di Von Juntz preferiscono bruciarle.

Presenta, tra gli altri, certi geroglifici legati al Grande Antico Ghatanothoa. Contiene riferimenti a luoghi e oggetti come la Pietra Nera e il Tempio del Rospo collocati in Honduras. Include riferimenti a Bran Mak Morn, altro personaggio di Howard, e all’eretico Tyog che cercò di scacciare Ghatanothoa.

Viene menzionato in: La trilogia Illuminatus di Shea e Anton Wilson; The Keap di F. Paul Wilson; “La Terra degli Incubi” di Giovanni Eccher; Il respiro del sangue di Luca d’Andrea, The God of Dark Laughter di Michael Chabon, Triumff: Her Majesty’s di Dan Abnett.
Viene menzionato in Dylan Dog n.381. Compare nei videogame Alone in the dark e Wolfenstein: The Old Blood.

I Manoscritti Pnakotici

I Manoscritti, o Frammenti Pnakotici, vennero creati da Lovecraft nel 1928 e vengono menzionati in “Polaris”, “Il diario di Alonzo Typer”, “L’abitatore del buio”, “L’orrore nel museo”, “Le montagne della follia”, “Attraverso le porte della chiave d’argento”, “Dagli eoni” e “Gli altri dei”.
Lin Carter e la Chaosium aggiunsero nuove informazioni a riguardo. August Derleth cita un singolo “manoscritto pnakotico” in “La casa in Curwen Street”. Clark Ashton Smith cita il  «Pentagramma Pnakotico»  in “Le scale della cripta”. Vengono menzionati da Gary Myers in “Xiurhn”.

Non si tratta di un libro di incantesimi quanto di un resoconto redatto dalla Grande Razza di Yith di un gran numero di eventi che hanno interessato la storia antica di questo pianeta. 

Erano contenuti nella città-biblioteca di Pnakotus prima di essere spostati nella gelata Lomar e nelle Dreamland, con ciascun proprietario che aggiunse nuove informazioni.
Sono composti da un migliaio di frammenti di pergamena
Nel quindicesimo secolo venne realizzata da un autore sconosciuto una traduzione in inglese, in possesso di poche biblioteche.

I primi cinque capitoli narrano la storia della Grande Razza di Yith, passando poi ad altre specie come gli Antichi, i Loimar, gli Hyperboreani, i Loomis, fino a oggi con la Fratellanza Pnakotica che ne custodisce le ultime copie.

Si dice in “La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath” che al loro interno vi è una raffigurazione degli Dei della Terra. Ne “Gli Altri Dei” si menzionano i Manoscritti Pnakotici della gelida Lomar. A Ulthar potrebbe trovarsi una antica copia di essi.

Dal quindicesimo secolo diversi occultisti e filologi hanno aggiunto altri testi e iscrizioni creando tante versioni diverse in circolazione.

Non esiste una edizione integrale di tutti i manoscritti. Una edizione in tre volumi venne stampata a Londra nel 1768 e se ne trovano copie manoscritte in varie biblioteche.

Vengono citati sia in “La Casa del Tempio” di Brian Lumley che in “La Fortezza” di F. Paul Wilson.

La città Pnakotus nel quale essi sono custoditi compare nel videogame “Call of Cthulhu: Dark Corners of the Earth”. Nell’universo espanso di Doctor Who c’è una copia nella biblioteca di San Giovanni il decapitato.

Il libro di Azathoth

Il Libro di Azathoth, o Libro Nero, è descritto in “I sogni della casa stregata” del 1932 come “un libro di portata prodigiosa” e viene firmato con il sangue da coloro che intendono visitare il trono di Azathoth al centro del caos finale. L’uomo nero, ovvero Nyarlathotep, si occupa di convincere umani come Keziah Mason e Walter Gillman a firmare.

In “La cosa sulla soglia” si menziona che Edward Derby ha scritto nel 1919  una raccolta di poesie intitolata “Azathoth e Altri orrori”, contenente versi inquietanti e sorprendenti rivelazioni.

Nella miniserie a fumetti Fall of Cthulhu scrivere al suo interno il proprio nome richiama l’attenzione degli Dei Esterni.

Il libro di Dzyan

Il libro di Dzyan viene menzionato in “Il diario di Alonzo Typer” e in “L’abitatore del buio”, per poi essere espanso da altri autori. Si tratta di un libro proveniente da una terra lontana che contiene verità sgradite alla mente degli umani difficile da accettare.

Viene detto che i suoi primi 6 capitoli sono anteriori alla nascita della Terra, e che era già antico quando i Signori di Venere scesero sul nostro pianeta per civilizzarlo.

Si tratta presumibilmente di una trascrizione del Libro di Dzyan, nel mondo reale tradotto da Helena Petrovna Blavatskij con il nome di Le Stanze dal Libro di Dzyan.

Nel fumetto Alone in the dark viene considerato il lascito di un’antica razza di alieni vissuta milioni di anni prima nell’Antartide i modo simile alla Grande razza di Yith descritta da Lovecraft.

I Frammenti di Eltdown

I Frammenti di Eltdown (Eltdown Shards) vengono menzionati in “Sfida all’ignoto”, “L’ombra calata dal tempo” e “Il diario di Alonzo Typer”. Si tratta di frammenti di argilla prodotti nel Triassico o in epoca Pre-Carbonifera.
Tecnicamente sarebbero stati inventati da Richard F. Searight in una run letteraria di diversi autori tra cui Lovecraft, “Sfida all’ignoto”. Questi però inventò una storia tutta sua e gli altri autori seguirono la sua versione siccome era un autore più affermato.

Vennero scritti probabilmente da Quelli di Prima, anche se contengono informazioni sulla Grande Razza di Yith. 23 frammenti vennero rinvenuti nel 1891 a Eltdown, negli Stati Uniti e spediti alla Baloin University.
Un certo Gordon Whitney sostenne di avere tradotto 19 o 23 frammenti prima della sua scomparsa. L’unica pubblicazione nota è la copia Van der Heyl.

Delle tavolette molto simili vennero rinvenute nel Sussex. Si tratta di 42 tavolette (Sussex Fragments) delle quali 7 sono identiche a quelle statunitensi.

Nel 1912, il reverendo Arthur Brooke Winters-Hall sostenne di poterli decodificare, siccome erano già noti in certi ambienti esoterici. Procedette quindi a pubblicare a sue spese una traduzione, prolissa e confusa, dei segni stranamente regolari incisi sui frammenti.

I frammenti raccontano la storia di cubi utilizzati da una razza di vermi alieni per spostare di corpo le menti di coloro che li avrebbero raccolti, e che costruivano anche un’arma di invasione. Un cubo venne raccolto sulla Terra dalla Grande Razza di Yith, che facevano dei simili scambi, e li misero sotto controllo. Il diciannovesimo frammento contiene una formula per evocare “Il guardiano della conoscenza” ma è danneggiato, e farlo potrebbe portare a conseguenze gravissime.

Nell’universo espanso di Doctor Who c’è una copia nella biblioteca di San Giovanni il decapitato.

I Sette Libri Criptici di Hsan

I Sette Libri Criptici di Hsan vengono menzionati di sfuggita in “Gli Altri Dei” e in “La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath” come testi conosciuti da due personaggi, e di essi Hpl non ne citò più alcun frammento. 

Secondo certe fonti sono da attribuire a Hsan il vecchio, saggio leggendario forse nato nel 4.00 avanti Cristo. La versione più antica conosciuta è ricavata dai frammenti sopravvissuti al rogo dell’opera, ordinato nel 213 avanti Cristo dal primo imperatore della dinastia Ch’in. La certa esistenza di copie in tibetano lascia intendere che Hsan avesse tradotto i libri in varie lingue asiatiche. Sembra che le versioni tibetane contengano segreti ancora più blasfemi di quelle cinesi. Una versione anonima cinese venne stampata a Shangai con il titolo I sette libri criptici della Terra.

L’autore Gary Myers volle includere questa citazione di sua creazione nella sua raccolta ambientata nelle Terre del Sogno, The Country of the Worm.

Curiosamente, esistono due testi mistici cinesi con un titolo molto simile, inediti in Occidente: “I sette manoscritti di seta della trasmissione dei grandi misteri” (Tai Hsan mi shue ch’i bo shu) e “Le sette tavolette di bambù della trasmissione dei grandi misteri” (Tai Hsan mi shue ji jian).

I Canti di Dhol

I Canti di Dhol (Dhol Chants) vengono menzionati in “L’orrore nel museo” del 1938 , ideato da Hazel Heald ma in realtà scritto da Lovecraft. Vengono utilizzati in tre racconti di August Derleth.

Si tratta di un libro proveniente dall’altopiano di Leng. Una copia cinese venne rinvenuta in un monastero tibetano nel 1650, e da allora apparvero anche delle copie inglesi. Dovrebbero avere un qualche legame con le creature delle Dreamland chiamate Dholes.
Il libro contiene 555 canti di natura non meditativa. Consentono di produrre effetti sugli spiriti a fini benefici e maligni, anche se i secondi sono molto più facili da ottenere dei primi.

Vengono menzionati in “La Terra degli Incubi” di Giovanni Eccher e da Domenico Cammarota, nel suo “Il caos strisciante”.

Ghorl Nigral

Il Ghorl Nigral è un libro fittizio creato da Willis Conover nelle sue lettere con Lovecraft.

Non citato in alcuna opera del Maestro, il Ghorl Nigral fu però di ispirazione per Lin Carter che in un paio di racconti, The Thing in the Pit e Zoth-Ommog, ne tratteggiò la storia. 


Si tratterebbe di un libro di origine extracosmica, scoperto dal mago Zkauba di Yaddith (alter ego di Randolph Carter in Through the Gates of the Silver Key) che lo rinvenne eoni fa nelle gallerie scavate dai Bhole che infestavano il remotissimo pianeta. Portato sulla Terra molto tempo dopo fu utilizzato dai maghi di Mu che vi aggiunsero diversi capitoli inerenti la storia del loro continente e della sua cataclismica distruzione, in seguito venne conservato in un monastero nella città proibita di Leng, Yian-Ho.

Von Juntz (autore degli Unaussprechlichen Kulten) e il suo amico Gottfired Mülder viaggiarono nel 1818-19 fino in Cina per poterlo leggere.

Von Juntz ne parlò diffusamente nel suo libro, mentre Mülder ne trattò nella sua opera “I segreti misteri dell’Asia, con un commentario sul Ghorl Nigral” (1849).

Un discendente di Gottfried, Hermann Mulder, ne pubblicò una nuova edizione nel 1935 limitata agli appartenenti alla Ahnenerbe.

Viene citato nei fumetti della Marvel Comics.

I cilindri di Kadatheron

I cilindri di Kadatheron sono menzionati in “Il fato che colpì Sarnath”.

Si tratta di sette artifatti portati in Oriente da una spedizione guidata da Mr. Angstrom. Ve ne sono delle copie nella cigttà di Kadatheron e nel British Museum.

Contengono la storia della terra di Mnar e della città di Ib e sul mago Ilathos che parlò con il prete di Leng.

Le tavole di Nhing

Le tavole di Nhing (The Tablets of Nhing) appaiono in “Oltre i cancelli della chiave d’argento”.
Si tratta di tavolette presenti sul pianeta Yaddith consultate dal mago Zkauba. Non ne si conosce il contenuto.

Le cronache di Nath

Le cronache di Nath (Chronike Von Nath) vengono menzionate in “L’albero sulla collina”, a firma di Duane W. RImel.

Vennero scritte da Rudolf Yergler, un mistico tedesco che ne ultimò la composizione prima di finire completamente cieco. Dopo la pubblicazione nel 1655 le autorità lo confinarono in manicomio dove morì in circostanza sospette. Una copia venne tradotta in inglese nel 1781.

Il tomo narra della storia di Nath, terra dei tre soli, oltre a certe musiche che possono attrarre entità di altre dimensioni e informazioni sulle tradizioni mistiche di Ermete Trismegisto.

Osservazioni di diverse parti dell’Africa

Osservazioni di diverse parti dell’Africa è un trattato scritto da Sir Wade Jermyn, in “Le vicende riguardanti lo scomparso arthur jermyn e la sua famiglia”.

Esso contiene le osservazioni dell’esploratore di tribu e animali del Congo. Nel 1765 il suo autore, convinto dell’esistenza di una antica civiltà congolese bianca, venne rinchiuso in manicomio.

E con questo è tutto. Noi ci vediamo alla prossima.

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