Ben ritrovati.
K’n-yan appare nel romanzo breve The Mound di Lovecraft e Zealia Brown Bishop, già autori di “La maledizione di Yig”, i cui fatti vengono menzionati. Esso venne scritto su commissione della Bishop tra il dicembre 1929 e il gennaio 1930 e pubblicato per la prima volta nel novembre 1940, dopo la morte dell’autore, e in versione completa nel 1989.
Sostanzialmente l’apporto della Bishop si limitò al plot centrale: “C’è un tumulo indiano qui vicino, che si dice sia abitato da un fantasma senza testa. Talvolta sembra una donna”.
Binger, la cittadina dove è ambientato il romanzo, esiste realmente ma non presenta tumuli dove indicato da Lovecraft, sebbene nella zona siano presenti effettivamente tumuli sepolcrali.
La storia narra dell’esistenza di una civiltà avanzatissima seppure degenerata all’interno di un vasto mondo sotterraneo nelle profondità del Oklahoma, e delle vicende di uno sfortunato conquistador spagnolo che si mette in testa di esplorarlo.
Un’ispirazione potrebbe provenire da “Il romanzo del sigillo nero” di Arthur Machen, autore elogiato da Lovecraft, che narra ugualmente di popoli preumani sotterranei.
La località del titolo viene omaggiata nel romanzo di Ken Asamatsu “Queen of K’n-yan”.
K’n-yan – La trama
Nel 1928, un etnologo giunge a Binger, nella contea di Caddo in Oklahoma, impressionato dalle tradizioni di Yig, il padre dei serpenti menzionato in “La maledizione di Yig”.
Nell’Occidente del Paese sorgono dei tumuli artificiali associati a storie di apparizioni spiritiche fin dal 1892, vere e proprie battaglie tra fantasmi al chiaro di luna.
Non è chiaro se siano formazioni naturali o tumuli sepolcrali. Si dice che quello vicino alla cittadina sia sorvegliato dai fantasmi di un vecchio e di una donna, che si danno il cambio e che spariscono nel terreno all’occorrenza. La donna per giunta è senza testa e regge una fiaccola azzurra.
Il narratore pernotta da un certo Compton, la cui vecchia madre è Sally Compton, una dei primi pionieri e già apparsa nel racconto precedente.
Nel 1891, un certo Ethan si spinse fino al tumulo e ne tornò sconvolto, blaterando di certi Antichi. Seguirono negli anni vari sparizioni. Il vecchio capitano Lawton nel 1916 ne fuoriuscì inspiegabilmente ringiovanito e con la mente sconvolta.
Nel 1920 i due fratelli Clay si misero in cerca di un presunto tesoro legato alla squaw senza testa. Tornò soltanto Ed, visibilmente invecchiato, che poco dopo si sparò, lasciando accenni a dei mostri che possono vivere in eterno e invecchiare le vittime a piacimento.
Si scoprì che i suoi organi erano stati spostati da sinistra a destra, come se qualcuno lo avesse rimescolato dall’interno.
Il narratore nota che vicino al tumulo c’è davvero lo spettro di un vecchio.
Aquila grigia, il capo di una tribù indiana in Oklahoma che dovrebbe avere la sbalorditiva età di 150 anni, prende in simpatia il narratore, e lo sconsiglia di tentare l’impresa siccome in tal modo rischierebbe la vita.
Vedendo che non riesce a fare desistere il suo interlocutore, gli regala un talismano composto di un metallo magnetico sconosciuto con l’intento di proteggerlo. Probabilmente esso è la fonte della longevità del capo Wichita e dei suoi padri.
Il narratore, scavando sulla sommità del tumulo, trova un rotolo dello stesso metallo misterioso nel quale è contenuto il resoconto dell’esploratore Panfilo de Zamacona del XVI secolo, e inizia a studiarne le vicende.
Pánfilo de Zamacona, un conquistador al seguito di Francisco Vázquez de Coronado, viene a sapere dall’indigeno Bufalo Infuriato della leggenda degli Antichi, progenitori degli umani, che vivono in un regno sotterraneo. Nel 1541 abbandona i suoi compagni e parte con l’indiano per un accesso al mondo di K’n-yan, che decide di esplorare da solo per scoprirne i tesori e diventare famoso.
Superata la soglia inizia a percorrere un tunnel che lo porta nel sottosuolo, decorato dai richiami a Cthulhu e Yig. Dopo giorni di esplorazione incappa in una pattuglia di quelli che si rivelano essere gli abitanti di K’n-yan, con cui riesce infine a trovare un modo per comunicare.
Zamacona viene accolto come un ospite in possesso di molte informazioni preziose sul mondo di superficie, e può studiare la loro civiltà. Viene trasferito nella metropoli di Tsath, gestita in gran parte dai cadaveri riesumati come automi, e assiste ai preoccupanti riti di Shub-Niggurath.
Come da usi locali gli viene assegnato un gruppo sociale che costituisce i suoi affetti. Con il tempo si accorge che la sua presenza ha suscitato una certa curiosità malsana verso il mondo di superficie, e viene trattato civilmente a patto che non desideri mai fuggire di lì.
A partire dal 1543 lo spagnolo cerca di abbandonare quella terra disgustato dalle loro pratiche disumane, temendo per la sua vita e per quella di eventuali visitatori successivi.
Nel 1545 trova in una donna di nome T’la-yub un’alleata importante per ripercorrere la strada verso uno degli accessi sul mondo esterno, siccome è la discendente di una famiglia intenta a custodire i passaggi del territorio.
Il piano fallisce per la fuga di alcuni animali, T’la-yub viene catturata e il suo destino è orribile: viene torturata nell’anfiteatro del tumulo e semi-dematerializzata come un cadavere animato messa di guardia al tumulo.
Zamacona però non demorde e progetta ancora di fuggire tramite il processo di smaterializzazione che crede di padroneggiare.
Il narratore decide di verificare personalmente il tumulo. Riesce a forzare l’entrata chiusa da secoli e vi trova all’interno una torcia elettrica dei precedenti esploratori, segno che qualcuno vi è passato di recente. Mentre si aggira sente delle presenze impalpabili sfiorarlo, come se fossero respinte soltanto dall’amuleto del metallo misterioso in suo possesso.
Sbalordito, trova al suo interno i suoi strumenti di scavo che non riusciva a ritrovare, e vede le forme semitrasparenti delle creature umane, in parte umane, e bestie quadrupedi.
A un tratto sente un essere materiale, e quella visione lo sconvolgerà per sempre. Si tratta di una sentinella morta, senza testa ne parti del corpo, sul cui petto è riportato in spagnolo: <<RInchiuso per la volontà di K’n-yan nel cadavere senza testa di T’la-yub>> .
Il regno di K’n-yan spiegato
Gli Antichi vivevano in tempo in superficie ma quando un qualche genere di “demoni dello spazio” entrò in guerra con i loro signori Grandi Antichi e portò a l’inabissamento della città di Relex (ovvero R’lyeh) essi scesero nel sottosuolo, anche perché, come Cthulhu, non potevano sopravvivere a lungo sulla superficie.
Da questo esilio maturarono la convinzione che gli esseri di superficie fossero in qualche modo legati agli “dei dello spazio” ostili a Cthulhu e quindi malvagi e misero sotto controllo tutti gli accessi, per scoraggiare eventuali visitatori dal raggiungerli.
Gli accessi si trovano in prossimità di piccole colline sparse per l’Oklahoma e sono onorati da riproduzioni spiritiche delle battaglie della loro gente, provocate dall’immaginazione degli Antichi che ripensano ai combattimenti dei loro avi e che forse si uniscono ai loro resti spiritici.
Tali forme di accesso sono protette da uomini liberi caduti in disgrazia e schiavi morti riesumati, in grado di smaterializzarsi per non essere presi dagli estranei.
Il tumulo della storia nei pressi di Binger è alto 100/120 metri e quasi altrettanto di diametro e ha una forma ellittica. Coloro che tentano di violarlo non tornano, poiché è vigilato da 12 schiavi rianimati: se lo fanno tornano pazzi e con qualche mutilazione o trasformazione del corpo.
K’n-yan è un vero e proprio vastissimo regno sotterraneo dal clima mite, con tanto di colline, laghi, fiumi e strade illuminato da una luce azzurra simile alle luci del nord e idratato da piogge di vapore acqueo.
Sono presenti città piene di oro e d’argento e abbondano le statue in onore di Cthulhu e Yig. Si utilizza un metallo caratteristico sconosciuto agli umani con qualità magnetiche, e i nativi conoscono l’energia atomica.
Gli abitanti si servono di bestie con una piccola percentuale di sangue umana, carnivore e golose proprio di carne umana.
Il popolo si serve di schiavi semiumani anche allo scopo di nutrire le bestie gyaa-yothn (le suddette cavalcature ottenute dall’accoppiamento della razza sconfitta di K’n-yan con bestie di Yoth). Al suo servizio vi sono inoltre gli y’m-bhi, schiavi defunti rianimati come automi, mossi con l’energia atomica o con il pensiero, spesso deturpati e mutilati per puro divertimento.
Gli abitanti di K’n-yan sono disposti ad accogliere dei visitatori dal mondo di superficie per ottenere informazioni, a patto che questi scelgano di rimanere lì per sempre.
Questa civiltà ha abbandonato le distinzioni sociali e tra i sessi e svolge la propria vita come un rituale, sempre dedicandosi a sogni a occhi aperti, torture degli schiavi, giochi nelle arene, bizzarri esperimenti, discussioni artistiche, orge gastronomiche ed emotive e al consumo di droghe.
La proprietà e l’amministrazione del “metallo tulu”, un tempo la valuta del luogo, viene gestita da un governo simil comunista/semi anarchico. La povertà è sconosciuta e il lavoro consiste principalmente in compiti amministrativi.
Gli Antichi vivono nella città di Tsath ed entrarono in guerra con il popolo della regione rossa di Yoth e costrinsero gli abitanti ad accoppiarsi con le loro fiere. Le architetture sono molto grandi, gli edifici della città sono maestosi e affusolati e terminano in genere con alti pinnacoli.
Vi vengono adorati Cthulhu, Yig, Nug, Yeb, Shub-Niggurath e l’Innominando.
Tsath somiglia più a una montagna che a un città, costellata da torri altissime e milioni di minareti dorati. Molti degli edifici imponenti alla fine sono stati sostituiti con altri più piccoli e più facili da mantenere. Oltre a essa si trovano il sobborgo di L’thaa e le città macchina deserte di Nith.
Un tempo era fiorente ma con il tempo è decaduta anche a livello di arte. Alla fine erano incoraggiati solo gli svaghi e la religione, in primis come esaltamento dei sensi attraverso i riti pittoreschi.
Negli ampi anfiteatri si tengono i cruenti giochi e le esecuzioni.
Nonostante siano in possesso di sbalorditive conoscenze scientifiche tendono a sprofondare per pigrizia nella superstizione, al punto di riprendere i riti legati all’antico metallo, il quale ha doti di longevità e di protezione contro gli esseri smaterializzati. il loro calendario e il procedere del tempo sono regolati sul battito della coda e sulla muta del grande Yig.
Yoth è un deserto perennemente illuminato di rosso collocato sotto il livello di K’n-yan, la cui più grande città era Zin. Sembra che gli abitanti fossero esseri quadrupedi con la capacità di creare vita sintetica, e si cimentarono nella creazione e distruzione di numerose forme di vita per i più diversi scopi. Potrebbe essere che al termine di una lunga decadenza siano degenerati nella forma di vita alla base dei bestiali gyaa-yothn.
A Yoth veniva adorato il Grande Antico Tsathoggua, che da il nome alla principale città. Esso si insediò anche nel mondo della luce azzurra, e Tsathoggua venne adorato al pari di Cthulhu e Yig. Il credo venne portato persino nel mondo esterno, dove sopravvisse alle grandi glaciazioni.
Sotto il mondo rosso esiste ancora un altro livello oscuro, N’kai, popolato da esseri in grado di muoversi al buio, che avevano eretto grandi civiltà. Gli esploratori di K’n-yan appurarono che le catacombe al suo interno per qualche ragioni si erano ribaltate, e trovarono esseri striscianti che adoravano Tsathoggua, esemplari della Prole Informe in grado di modellarsi in ogni forma.
Da allora gli idoli di onice e basalto di Tsathoggua vennero distrutti e il culto rimosso. Solo secoli dopo ripresero le esplorazioni di Yoth per individuare il punto di accesso a N’kai, ma non venne trovato.
Addirittura, gli abitanti di K’n-yan negarono con vigore che esistesse un abisso sotto Yoth, e chiunque lo sostenesse venne tacciato di eresia.
Gli Antichi di K’n-yan spiegati
K’n-yan è un regno sotterraneo in Oklahoma abitato dai discendenti di una razza apparentemente umana giunta sulla Terra assieme al Grande Cthulhu e Yig, che eresse fiorenti civiltà milioni di anni or sono come quella sorta al polo sud attorno al monte Kadath.
Un tempo questa specie commerciava con i terrestri, ma si auto-esiliò nel sottosuolo ai tempi della scomparsa dei Grandi Antichi. I pellerossa non li considerano appartenenti alla loro etnia anche se in qualche modo si somigliano.
Questi esseri hanno dei crani oblunghi, la pelle rugosa e le fattezze aquiline che richiamano quelle dei comuni pellerossa. Indossano tuniche e gioielli preziosi diversi da quelli di superficie.
Vengono definiti come più antichi della Terra e provenienti da altri mondi, con doti di telepatia, controllo mentale, immortalità, perennemente giovani e con una scienza avanzatissima in grado di modificare la materia e di rianimare i morti come schiavi.
Raramente parlano con la voce – una lingua che ricorda l’azteco – siccome per loro è un modo di comunicare rozzo e lo utilizzano solo a scopi cerimoniali. In genere si esprimono e trasmettono informazioni con la mente e officiano sacrifici umani in onore di Yig e Cthulhu.
Presunti progenitori della razza umana (o almeno dei pellerossa), sono giunti dalle stelle al seguito di Cthulhu da un luogo compatibile con la Terra. Dopo l’inabissamento di R’lyeh si esiliarono nel sottosuolo abbandonando le loro frequentazioni di superficie, poiché come i Grandi Antichi non riuscivano a sopravvivere sul mondo esterno.
Le soglie sul mondo esterno vennero bloccate, ma non totalmente sigillate siccome essi necessitano di aria per vivere. Gli estranei vennero trattati quasi sempre come intrusi pericolosi e trattati in modo spaventoso, siccome nel loro folklore gli umani sono malvagi per natura.
Gli Antichi non invecchiano essendo a metà tra la carne e lo spirito, non possono riprodursi ma comunque devono respirare e mangiare come gli esseri viventi. Sembrano in uno stato a metà tra la carne e il gas, e possono decidere di invecchiare se lo vogliono.
Preferiscono, come le loro bestie, la carne umana, e si servono di cadaveri rianimati guidati telepaticamente per i lavori fisici. Non contemplano il concetto di famiglia, sostituito da una sorta di circolo affettivo.
La loro civiltà fa uso di morti rianimati mossi dall’energia atomica o dalla forza del pensiero, spesso dal corpo manipolato in maniera orrenda nelle arene per fornire divertimento.
Le loro bestie, grasse e flaccide e munite di corno, sono provviste di grande intelligenza per via della loro discendenza umana, ad esempio per segnalare la fuga dei prigionieri.
Il loro potere più portentoso consiste nel regolare con la mente l’equilibrio tra materia fisica ed energia astratta, che permette loro di smaterializzare se stessi e altri.
Possiedono la capacità di “sognare a occhi aperti” e di visitare in forma astrale altri mondi, come quello di superficie: Zamacona entra in maniera fortuita con i sogni nel mondo di N’kai e le sue rivelazioni turbano profondamente gli abitanti di K’n-yan.
Oltre a ciò, dispongono di macchine avanzate per svolgere i lavori quotidiani.
La loro terra è un ampio regno sfavillante ricco di oro e argento con tanto di pianure, fiumi, città, templi, torri e fattorie. Nelle profondità del regno vi sono bestie come unicorni semiumani, case e città d’oro.
Il loro regno è tanto vasto da espandersi su più livelli verticali che comprendono le regioni note come N’Kai, il mondo Rosso di Yoth, e la metropoli di Tsath (nome derivante da Tsathoggua).
La popolazione di questo antico regno adora Tulu (ovvero il Grande Cthulhu) e Yig, conserva resti di uno strano metallo lucido provvisto di proprietà magnetiche e cela gelosamente la propria presenza, presidiando gli accessi che ancora oggi uniscono i due mondi. La celebrazione ha un forte valore estetico e gran parte delle costruzioni richiamano raffigurazioni degli dèi piovra e serpente.
Altre divinità da essi adorate comprendono Shub-Niggurath, Nug, Yeb e Ghatanothoa, oltre a Tsathoggua (che venne però poi rifiutato) e costituiscono riti raccapriccianti per i nostri standard.
Gli abitanti di K’n-yan padroneggiano una scienza immensamente avanzata rispetto agli standard umani della superficie, che offre loro potenzialità praticamente illimitate in fatto di manipolazione della materia: essi possono smaterializzarsi a piacimento, comunicare con la mente, resuscitare i morti, vivere in eterno e modificare il corpo di altri soggetti in qualsiasi modo.
Non possiedono nessun rispetto per la vita umana, siccome sono soliti rianimare i cadaveri di schiavi, uomini liberi e di basso rango in zombie, destinati a lavorare anche per centinaia di anni.
Questa popolazione costituisce una civiltà avanzata e decadente intellettualmente e culturalmente dove i valori umani si sono ormai deteriorati e i pochi divertimenti che ancora li mantengono in vita – come i combattimenti nelle arene – sono macabri e offensivi per la cultura umana.
I lunghi millenni di isolamento li hanno portati a un’avanzata apatia dalla quale escono cimentandosi in giochi sempre più sadici ai danni degli schiavi nelle arene e ad esperienze di smaterializzazione sempre più ardita, che probabilmente li ha portati ai tempi del racconto a svanire del tutto.
Nonostante ciò sono in possesso di macchine e conoscenze scientifiche avanzatissime che, se volessero, permetterebbero loro di conquistare il mondo esterno.
E con questo è tutto. Lasciami un commento, noi ci vediamo alla prossima.